LA “GRANDEUR” DI MOËT
grandeur ‹ġrãdö′r› s. f., fr. (propr. «grandezza»). – Nel linguaggio giornalistico, esibizione o ambizione di potenza, da parte di uno stato, con riferimento soprattutto alla Francia.
Così la Treccani definisce la “grandeur”. Ma questo termine, forse intraducibile, assume connotati diversi secondo l’ambito in cui è chiamato in causa. Personalmente, quando lo accosto a uno champagne, grandeur mi rende il senso di un mondo di assoluta perfezione, di superiorità accecante e d’inarrivabili dimensioni culturali.
Se c’è un’azienda che storicamente ha elevato a vette d’inverosimile finezza l’immagine di “grandeur” questa è senza dubbio Moët & Chandon. E i motivi sono molti. Il primo, forse il più sottile e difficile da percepire, è che grandeur qui non si rivela in termini di potenza, di grandezza, di realtà quantificabili. Grandeur per Moët è semplicemente la denominazione grammaticale della sua essenza, la consapevolezza di giocare una partita da sola, in un campionato la cui classifica è cortissima, uninominale. E tutti gli altri lo sanno, e stanno lì a guardare, godendosi lo spettacolo.
Moët & Chandon ha il privilegio di avere accesso al 70% (31 su 42) dei Premier Cru e al 100% dei Grand Cru (17 su 17) della Champagne, il che significa che il suo allenatore, ovvero Benoît Gouez, ogni anno allena la migliore squadra che si possa assemblare in Champagne. Ecco da dove nasce la grande costanza nei millesimi di Moët, che poi maturano nelle cantine più grandi della Champagne, trasformando quella trascendente grandeur in stile, vivacità, freschezza, maturità, finezza, seduzione, piacevolezza.
E’ dal 1743 con Claude Moët che qui si è abituati a pensare in un modo preciso: ecco un altro colossale alleato della Maison, la storia. Secoli a innovare e a rendere sempiterni i principi su cui si fonda il mito dello champagne. Un volume d’immagini ancora vivide, quella di Madame de Pompadour o quella di Napoleone Bonaparte a cui viene dedicata nel 1864 la Cuvée Imperial. Se lo champagne oggi è una leggenda universale in gran parte lo si deve a uomini come Jean–Rémy Moët, nipote di Claude, e pioniere di un marketing che ha inventato mode e stili di vita, ancora oggi vincenti. E in questo lungo libro sono 73 le istantanee che brillano di luce propria, i 73 millesimi di Moët & Chandon.
L’ultimo è il 2009, che abbiamo avuto il privilegio di degustare a Milano, in una location solare e raffinata come Sikelaia, dove opera uno Chef di indubbio valore come Federico La Paglia, interprete di una cucina moderna e di ispirazione siciliana.
Nei nostri calici il Grand Vintage 2009 Rosè e il Grand Vintage 2009, ma anche due millesimi che per identità sono affini ai neonati di casa Moët come Grand Vintage Collection 2002 e Grand Vintage Collection 1990.
La scelta di proporre questi millesimi assieme è giustificata da un fil rouge che parla di aromi suadenti, floreali, netti e decisi. Pur in differenti stadi di maturità si apprezza la medesima pulizia, sapidità, morbidezza, freschezza e ricchezza aromatica. Il 2002 e il 1990, in un ipotetico processo di morphing, ci regalano la visione futura dei due 2009, ma il presente è davanti a noi e non è difficile innamorarsi di questi champagne: pura seta, sinfonica interpretazione di un’armonia ideale che qualcuno chiama, giustamente, “grandeur”.
Note di degustazione a cura di Manlio Giustiniani
MOËT & CHANDON GRAND VINTAGE 2009
93/100
Pinot Noir 50%, Chardonnay 36%, Pinot Meunier 14%. Dosaggio 5 g/l., permanenza sui lieviti 7 anni.
Naso ricco e complesso con una leggera nota di maturità, un fruttato di pesca gialla, frutta secca, e una piacevole nota floreale di rosa. Al palato la dolcezza del frutto maturo, il miele ma anche una nota acida e agrumata. Bella mineralità a sostenere il finale.
MOËT & CHANDON GRAND VINTAGE ROSÉ 2009
94/100
Pinot Noir 59% (di cui 19% vino rosso), Chardonnay 30%, Pinot Meunier 11%. Dosaggio 5g/l, permanenza sui lieviti 7 anni
Un bel color topazio che si apre al naso con nuances agrumate di pompelmo rosa, poi lampone e ribes, ed eleganti sfumature floreali di violetta e caramella all’arancia. Le sensazioni speziate e minerali che invadono l’olfatto, le ritroviamo intatte al palato dove emerge la frutta scura su un finale di speziature dolci.
MOËT & CHANDON GRAND VINTAGE COLLECTION 2002
96/100
Chardonnay 51 %, Pinot Noir 26 %, Pinot Meunier 23 %. Dosaggio: 5.5 g/l, dégorgement febbraio 2017.
Champagne complesso, pieno, profondo, completo, con una nota boisé data dalla prevalenza dello Chardonnay e dalla permanenza di 15 anni sui lieviti. Agrumi canditi, frutta secca, nocciola, note di torrefazione, un finale di una lunghezza impressionante.
MOËT & CHANDON GRAND VINTAGE COLLECTION 1990
95/100
Pinot Noir 50%, Chardonnay 40%, Pinot Meunier 10%. Dosaggio: 7.5 g/l, dégorgement agosto 2003.
I 12 anni di affinamento sui lieviti e i 15 di permanenza in bottiglia donano un bel colore dorato e un aroma di albicocca matura, note di calvados, torrone siciliano, nuance di pâtisserie, erbe aromatiche. Anche una netta mineralità salina che ritroviamo al palato e che si sposa al frutto maturo regalando una beva di grande piacevolezza ed equilibrio.