IVV, THE DESIGN COLLECTION: RADICI E AVANGUARDIA

Avevo una decina d’anni la prima volta in cui ho visto la lavorazione del vetro. Ero a Venezia, dispersa in quel reticolo di isolette dai nomi buffi che sembrano uno scioglilingua: Murano, Burano, Torcello.
Nei miei ricordi d’infanzia sembrava di varcare le porte dell’inferno, in un luogo illuminato solo dal fuoco in cui venivano maneggiati strani tubi con un puntale di lava presa sicuramente dal centro della terra. La diffidenza scompariva nel momento in cui l’artigiano iniziava a soffiare il vetro con la stessa facilità con cui io giocavo con il CristalBall insieme a mio fratello.

Quell’arte mi è rimasta dentro, un po’ come tutte le lavorazioni che rendono il nostro paese così speciale e, con il passare degli anni e una fantasia meno suggestionabile, è stato bello scoprire la lavorazione della linea The Design Studio Collection di IVV insieme alle due designer Marta Sansoni e Alessandra Baldereschi.

Marta Sansoni

IVV, Industria Vetraria Valdarnese, è stata fondata nel 1952 a San Giovanni Valdarno, nel cuore della Toscana, da un gruppo di maestri vetrai ed è uno dei pochi produttori di vetro che ancora produce in Italia. Nei suoi oltre sessant’anni di vita, si è affermata tra i protagonisti europei della produzione del vetro soffiato e fatto a mano, coniugando ricerca sulla materia, design, tecniche di tradizione artigiana e controllo dei processi, per dar vita a oggetti che reinterpretano e rinnovano costantemente lo spazio e la tavola.

Alessandra Baldereschi

La cosa che più mi ha colpito, durante la chiacchierata con le due designer, è la similitudine tra loro e il vetro, come fossero due elementi che non riescono a scindersi l’uno dall’altra: delicate, luminose, trasparenti nelle emozioni che riescono a trasmettere attraverso le parole e gli oggetti che creano. Oggetti che rimandano al legame con la natura ma anche a quel senso ludico che non dovrebbe mai essere messo da parte. Nascono così prodotti come Overlays, fatto di elementi impilabili e scomponibili, Pinolio, oliera che celebra il famoso burattino e la toscanità in tutte le sue forme, e Island, un vassoio che invita alla fantasia e all’interpretazione personale.

Qual è lo stimolo primario che porta alla nascita di un oggetto destinato al quotidiano?

Alessandra
Un oggetto può esprimere una varietà incredibile di significati; io cerco di dare voce alla parte immateriale, intangibile, che con l’oggetto si manifesta concretamente. Nei miei oggetti si sedimentano sentimenti, ricordi ed esperienze. Per me non sono statici, sono soggetti attivi che influenzano il nostro quotidiano. Scegliamo oggetti che ci descrivono, che ci rispecchiano procurandoci benessere.

Marta
Lo stimolo primario nasce da un desiderio individuale, personale, di dedicare alla tavola un’attenzione per un particolare contenitore, un recipiente, una piccola alzata per il cibo sia per consumo personale che per offerta aggiungendo, necessariamente, una forte componente estetica, come la presenza poetica di un fiore, una piccola decorazione delicata o ironica in cui non prevalga una valenza solo funzionale dell’oggetto . Quindi, oggetti del quotidiano, ma mai senza un mood poetico.

Overlays, Marta Sansoni

Una parola per identificare il vostro stile di design?

Alessandra
Raccontare una storia, attraverso gli oggetti, sempre diversa. Guardare oltre la funzione cercando di rivelare un significato.

Marta
Nel mio procedere nel design, è costante la ricerca della leggerezza, non solo di materia, ma anche di concept, ricerca di evasione, del superfluo, dell’estetica aggiunta alla funzione, della poesia, del ludico, dell’ironia. L’oggetto deve diventare gioco, portare gioia, togliere peso. In questo senso, Folpo, frullino per Alessi con la morfologia di un polpo con i suoi tentacoli-frusta, entrato nella Collezione Permanente del Design Italiano della Triennale o Pinolio, piccola oliera dedicata al burattino in legno, pensata per IVV, bene esprimono questo mio pensiero.

Island, Alessandra Baldereschi

Alessandra nel tuo progetto “Island” ho notato una deliziosa impronta ludica e immaginifica. Su quali tavole l’ hai immaginato?
Sono vassoi che possono essere utilizzati per molteplici scopi; immagino con questi oggetti di creare un comportamento libero, slegato dalle regole dell’apparecchiatura tradizionale dove ognuno può interpretare il progetto con la propria creatività.

Marta nelle tue creazioni l’influenza della natura è molto presente. Cosa la rende così “musa” ?
Mi trovo ad essere in uno stato simbiotico con la natura e i dettagli che la caratterizzano. Ne subisco una fascinazione soprattutto nelle forme, nella morfologia. Intrecci vegetali, rami articolati e tralci mi hanno sempre ispirato progetti di design attuando una trasposizione in segno grafico o scultoreo di un elemento di natura. Si pensi per esempio ad uno dei miei primi progetti per Alessi consistente in un grande vassoio in acciaio con bordo traforato con rami il cui nome è Tralcio Muto, seguito da Cactus! per arrivare ad Oliette sempre per Alessi o all’oliera Pasqua per IVV.

Pasqua, Marta Sansoni

Qual è la sfida più avvincente di lavorare con il vetro?

Alessandra
Ogni tecnica di lavorazione del vetro contiene la sua sfida. Ho avuto la possibilità di lavorare con il vetro in lastra (industriale), con il borosilicato, con il vetro soffiato in pasta, ecc..
Per la collaborazione con IVV ho scelto di utilizzare la loro profonda esperienza con il vetro soffiato e decorato con speciali textures sulla superficie che vengono chiamate “ottiche”. Questa particolare decorazione, che caratterizza la produzione dell’azienda, è stata la sfida per questo progetto: volevo ottenere sui vassoi l’effetto delle onde del mare, descrivendo il riflesso della luce sull’acqua.

Marta
La sfida è rappresentata dalle caratteristiche peculiari della materia stessa. La sua inconsistenza, la sfuggevolezza, la misteriosità, come una sostanza effimera, la trasparenza e la leggerezza. Termini evocativi e simbolici. Manifestano un carattere quasi magico unendo delicatezza e fragilità con la prestazione. Fragile come il vetro è un’espressione di rispetto più che l’enunciazione di un difetto. Sono il sogno, l’aria, il non nascondimento; sono sovrapposizioni di trasparenze , inclusione di elementi attraversati dalla luce. Gioco fluttuante, metafora sulla leggerezza, nella pesantezza della vita.
Anche nell’interior design è una mia iconografia inserire sempre un taglio in vetro su una parete, un angolo trasparente che consenta il dilatarsi dello spazio, la promiscuità da un ambiente all’altro, l’introspezione curiosa in un gioco di leggerezza e permeabilità alla luce.

Pinolio, Marta Sansoni

Un’ultima domanda. Quali sono le vostre regole stilistiche per la tavola perfetta?

Alessandra
Non esiste per me una tavola perfetta. Con i supporti o contenitori per i cibi e per le bevande suggerisco un modo di apparecchiare autonomo, per rappresentare la tavola secondo la stagione, l’umore o la ricetta preparata, unendo elementi funzionali e decorativi insieme.

Marta
Più che di tavola perfetta parlerei di una tavola contemporanea. La tavola di oggi è meno formale di un tempo, più leggera, mai borghese, che predilige la condivisione, la convivialità. Mettere qualcosa nel mezzo, di gioioso, per tutti , dove i commensali possono prendere liberamente. Così è bello poter pensare anche a nuove tipologie di oggetto come Overlays per IVV che racchiude in un unico elemento estetico, un centrotavola porta pane, porta grissini e porta fiori, quindi multifunzione, senza mai dimenticare la componente poetica.

 

 

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