Josko Gravner: Dedno, il sogno di un giardino vitato

Si trova a Dedno, in Slovenia, il vigneto di 8 ettari che Josko Gravner sta preparando con passione e tenacia da 17 anni. Un progetto che prevede anche tre stagni e un importante lavoro di architettura del paesaggio a completamento dei vigneti, per realizzare un vero e proprio giardino vitato che non comprenda solo viti, coerentemente alla filosofia del produttore goriziano.

Dedno

Un lavoro lungo e difficile, reso ancor più impegnativo dalla forte pendenza dei terreni, che ha spesso costretto Gravner a realizzare diversi lavori solo a mano. Ma che sta quasi giungendo al termine. Il 2017 ha, infatti, visto l’impianto delle viti portainnesto, che saranno innestate a gemma direttamente in campo tra due anni, quando si saranno adattate alle nuove condizioni e l’apparato radicale si sarà sufficientemente sviluppato.

Una storia lunga e travagliata, iniziata nel 2000 con la sistemazione in una prima parte dei drenaggi e i terrazzamenti, la maggior parte dei quali sono crollati dopo un’imponente pioggia nel 2001. È stato necessario quindi sistemare i drenaggi e rifare interamente i terrazzamenti, prima di piantare i primi due ettari a ribolla nel 2010.

La seconda parte dei lavori è iniziata nel 2006 e questa volta i drenaggi sono stati fatti con estrema cura sin dall’inizio: scavi profondi anche 4-6 metri, fino ad arrivare alla roccia, 230 camion di ghiaia necessari per avvolgere i chilometri di tubi interrati per far sì che l’acqua defluisca senza fare danni.

Le viti piantate quest’anno, dopo tre anni di sovescio, entreranno in piena produzione durante la stagione 2024/25, e il vino che da esse verrà ricavato finirà in bottiglia nel 2032.

 

Gravner

Josko Gravner

L’Azienda Agricola Gravner nasce nel 1901 con l’acquisto di 2,5 ha di terreno e di una casa. Di lì a pochi anni quella diventa località Lenzuolo Bianco di Oslavia. In quei terreni si producono uva, frutta – ciliegie e albicocche in particolare – e vengono allevate mucche e maiali, com’è normale nelle famiglie contadine dell’epoca.

Durante la prima guerra mondiale tutta la popolazione civile del goriziano viene evacuata. La casa, data la sua particolare posizione in una piccola conca, viene usata dalla Croce Rossa come posto di primo soccorso per i soldati che difendono il fronte del Monte Sabotino, l’altura che sovrasta Oslavia.

Nel 1919, tornati dal fronte e dall’esilio, vengono ripiantati i vigneti, principalmente a ribolla. Il vino ottenuto viene venduto nell’osteria di famiglia, oppure sfuso.

Le varietà locali, ribolla, glera e pagadebiti, alla fine degli anni ’50 vengono affiancate dalle varietà internazionali, perché sembrano le uniche appetibili sul mercato. In quegli stessi anni inizia anche la sostituzione delle grandi botti di legno, nelle quali si vinificava sempre con lunghe macerazioni, con il cemento prima e con l’acciaio poi. Nel 1973 per la prima volta viene imbottigliato in azienda il vino prodotto.

Arrivano gli anni ’80 e Francesco inizia a prendere in mano le sorti dell’azienda. Tutti però lo conoscono come Joško, perché la legge non permette di dare nomi stranieri ai figli, nemmeno a quelli della minoranza slovena in Italia. È lui che decide di dare una svolta all’azienda e di applicare in campagna e in cantina quanto appreso a scuola, rinnegando di fatto quanto gli hanno insegnato il padre e lo zio.

Iniziano così le vinificazioni in acciaio, l’affinamento e le fermentazioni in barrique francesi, e tutte le procedure che dureranno fino a tutta la prima metà degli anni ’90. Nel ’96 però arrivano due disastrose grandinate, che il 19 e 20 giugno distruggono il 95% della produzione dell’annata. Sono momenti di sconforto, ma anche di riflessione. Le poche uve raccolte vengono utilizzate da Joško per fare le prime prove di macerazione della ribolla. Dal 1997 tutti i vini vengono macerati in grandi tini di legno, senza alcun controllo della temperatura, per un periodo che va da una a due settimane. Nel 2001 si cambia ancora e il percorso iniziato nel ’96 giunge alla sua naturale conclusione: inizia la vinificazione nelle anfore. Joško sceglie la modalità classica del Caucaso, quella della zona dei Kakheti, che prevede grandi anfore in terracotta interrate.

 

 Vigneti: Runk, Hum e Dedno

Josko Gravner a Dedno

L’azienda si compone di tre vigneti: Runk a Oslavia, Hum e Dedno in Slovenia, a 1 km dalla cantina. Gli ettari in totale sono 18, di cui 15 vitati con viti di ribolla e pignolo. L’unico piccolo appezzamento a cabernet si trova a Hum. I vigneti sono tutti inerbiti e trattati in maniera non invasiva. I sesti d’impianto sono 0,80×1,45 m e sono lavorati grazie a trattorini costruiti direttamente dall’azienda per essere in grado di entrare fra i filari. Nei vigneti di maggiori dimensioni Joško ha creato alcuni stagni, cercando di ripristinare quell’equilibrio naturale che le coltivazioni intensive e le monocolture distruggono.

Grazie all’acqua arrivano nel vigneto piante, insetti e animali a cui è stato sottratto spazio vitale, fondamentali per una buona salute dell’ambiente. Sulle terrazze dei vigneti hanno trovato spazio diversi alberi: olivi, cipressi, meli selvatici, ornielli, sorbi. Sono importanti perché forniscono riparo a molti animali e supportano i nidi artificiali che sono stati appesi per ospitare diverse specie di uccelli.

 

VINI: IN FUTURO SOLO RIBOLLA E PIGNOLO

Da sx: 8910, Bianco Breg, Pinot Grigio e Ribolla

A giugno sono stati messi in commercio le nuove annate dei vini di Joško Gravner: Ribolla 2009, Bianco Breg 2009 e Rosso Breg 2005. La Ribolla Riserva 2003 uscirà a breve.

Quella del Breg Bianco sarà una delle ultime annate di questo storico vino della cantina di Oslavia, che vedrà nel millesimo 2012 l’ultima in commercio. Il Bianco Breg è, infatti, un uvaggio di Sauvignon, Pinot Grigio, Chardonnay e Riesling Italico, tutti vitigni che Gravner non coltiva più da qualche anno, a favore dei soli ribolla e pignolo, con il quale è prodotto il Rosso Breg. Una decisione maturata sin dai tempi dell’amicizia con Luigi Veronelli, e finalmente portata a compimento.

È stata un’annata asciutta la 2009” spiega Joško Gravnercon poche precipitazioni in autunno che non hanno permesso un grande sviluppo di botrite nobile sui grappoli. La 2005 invece è stata più equilibrata, con piogge durante tutto il periodo estivo e autunnale”.

Tutti e tre i vini sono prodotti secondo la filosofia del produttore giuliano: fermentazione con lunga macerazione in anfore georgiane interrate, con lieviti indigeni e senza controllo della temperatura. Dopo la svinatura e la torchiatura il vino torna in anfora per almeno altri 5 mesi prima di iniziare l’affinamento in grandi botti di rovere, dove i bianchi sono rimasti 6 anni, mentre il rosso Breg 5 anni. Imbottigliati in luna calante senza chiarifica o filtrazione, terminano il loro affinamento in bottiglia.

 

www.gravner.it