LIBRANDI, “TIMELINE” DI UNA TERRA UNICA
Ci sono aziende che si identificano con un territorio vinicolo, perché pioniere nell’intuire le potenzialità della propria terra prima degli altri. Normalmente attorno ad esse, nel tempo, si crea un “sistema”, che si giova dell’esperienza e dell’esempio di chi ha tracciato una linea e iniziato una storia.
In Calabria per anni, anzi decenni, il vino ha avuto un solo sinonimo, Librandi. Una famiglia virtuosa, con una visione sempre all’avanguardia. In una terra dalle possibilità infinite.
Oggi sono i giovani ad essere venuti allo scoperto nel mondo enogastronomico calabrese, giovani Chef e giovani vignaioli hanno risvegliato da un perenne torpore la loro terra. E se personalmente abbiamo avuto modo di constatarlo di persona in più occasioni (Tenute Pacelli Rinascimento Calabrese), benché rimanga il dubbio sul perché ci sia stato questo “ritardo storico” nel mettere in luce i mille tesori della Calabria, una regione che abbaglia per bellezza, storia, arte, gastronomia, natura.
Nel nostro viaggio alla “scoperta della terra dei Librandi” ci siamo stupiti di quanta passione e quanta professionalità albergano da queste parti, ma al contempo anche sorpresi di quanti fondamentali percorsi ancora devono vedere un inizio.
Forse è troppo complicato per noi comprendere gli equilibri e gli squilibri, sociali e culturali, che caratterizzano la Calabria. Ma una cosa è certa, esempi come quello della famiglia Librandi sono essenziali per fare un salto al di là di ostacoli troppo spesso considerati insormontabili solo per mancanza di stimoli e di opportunità.
Il lato umano e imprenditoriale dei Librandi è un patrimonio di valori che serve non solo a chi vive in Calabria, ma a tutti noi.
CALABRIA E LIBRANDI
Racchiusa tra due mari, la Calabria offre un paesaggio senza eguali, dalle cime impervie e dai boschi rigogliosi dell’entroterra fino alle spiagge caraibiche delle sue coste. A Cirò Marina, patria dei Librandi, vigneti collinari e pianeggianti incastonati nella macchia mediterranea arrivano fino al mare. Un paesaggio unico, in cui i Librandi perseverano da decenni una tradizione enologica che ha radici antichissime.
A Cirò Marina, i Librandi coltivano la vite da quattro generazioni. Negli anni ’50 decidono di dar vita ad una nuova era, con l’imbottigliamento e la commercializzazione dei loro vini. Fin dall’inizio sono centrali l’identità e la tipicità dei vitigni di questa terra, un patrimonio da riscoprire e diffondere al di là dei confini regionali.
VIGNE, OLIVI E MARE
Cirò rappresenta la storia e l’anima della vite e del vino in Calabria. Pianure e colline a ridosso del mare si frammentano in una grande varietà di sottozone, ognuna con il suo carattere e le sue peculiarità. Le varietà si sono adattate profondamente a queste terre, donando una unicità straordinaria ai vini.
Il fiume Neto nasce nel cuore della Sila e dopo una corsa fra le gole ricoperte di vegetazione rigogliosa, si allarga nella omonima valle, creando un ecosistema fra i più interessanti dal punto di vista ecologico e naturalistico. Un luogo incontaminato in cui i vigneti Librandi della Val di Neto rispecchiano la generosità di una terra in cui mare e montagna si sfiorano generando un’incredibile biodiversità.
FAMIGLIA
L’azienda Librandi è da sempre a gestione familiare: guidata fino al 2012 dai fratelli fondatori Antonio e Nicodemo Librandi, oggi, dopo la scomparsa di Antonio, l’azienda è condotta oltre che da Nicodemo, anche da Raffaele, Paolo, Francesco e Teresa Librandi. Ognuno di loro condivide con gli altri una passione invidiabile e un amore infinito per le proprie origini: nelle molte ore trascorse assieme abbiamo conosciuto un lodevole e piccolo universo di virtù e valori, di serenità e sorrisi, di capacità e talenti. Il futuro è assicurato.
TERRA DEL VINO
La Calabria orientale fu sede di una fiorentissima civiltà, originata dalla colonizzazione greca. Fu Enòtro, principe arcade, dopo lo sbarco sulle coste calabresi all’inizio del VIII secolo, a reggere con molta saggezza le sorti della prima in assoluto fra le colonie greche insediatesi sulle sponde ioniche. Il lavoro di Enòtro e del suo popolo, composto in gran parte da esperti vignaioli, fu talmente apprezzato che i Greci identificarono queste zone con il nome di “Enotria Tellus“, ossia “Terra del Vino”. I vini di Cremissa (dal nome di Cirò nell’antichità) raggiunsero presto una grande notorietà commerciale e la loro qualità era tale da vederli offrire in premio agli atleti che ritornavano vittoriosi dalle Olimpiadi, come il grande atleta Milone di Crotone. Non è un caso se il Cirò fu prescelto come vino ufficiale e simbolo delle Olimpiadi di Città del Messico del 1968. La cultura del vino è quindi parte integrante della storia di quest’angolo di Calabria.
TENUTE LIBRANDI
Le Tenute di proprietà della famiglia Librandi complessivamente contano circa 350 ettari, dei quali 232 vitati, 80 a uliveto e i restanti boschivi. Rosaneti è il cuore pulsante dell’azienda, la tenuta più grande della famiglia. E’ situata tra i comuni di Rocca di Neto e Casabona, e rappresenta il fiore all’occhiello della produzione viticola. Nei circa 155 ettari di vigneto Rosaneti sono presenti tutti i vitigni che la famiglia Librandi utilizza per i propri vini. La tenuta, infatti, è caratterizzata da una grande varietà di micro zone ben definite sia in termini di suolo che di microclima. Si passa da aree più fresche e terreni più sciolti ideali ad esempio per il Sauvignon Blanc, a calde ed ben esposte colline argillose, ideali per il Magliocco. Sempre a Rosaneti c’è la totalità degli uliveti (80 ettari), mentre la restante parte è composta di macchia mediterranea e querceti. A bordo di un fuoristrada abbiamo “girellato” tra le cime delle colline di Rosaneti: da qui si gode una prospettiva assoluta per comprendere la ricchezza della Calabria, con lo sguardo che si perde dal mare Ionio fino alle montagne della Sila. Sempre nella tenuta Rosaneti abbiamo visitato un piccolo capolavoro, il famoso “giardino varietale” con una collezione di vitigni autoctoni che accoglie attualmente circa 200 varietà recuperate su tutto il territorio regionale e disposte in un vigneto dalla caratteristica forma a spirale. Ma come vedremo più avanti tradizione, ricerca e sperimentazione sono nel DNA dell’azienda Librandi. Nel comune di Strongoli c’è, invece, la prima proprietà acquisita fuori della zona del Cirò Doc da parte dei Librandi: da questi vigneti, in origine dedicati esclusivamente ai vitigni internazionali, sono nati alcuni tra i vini che hanno fatto la storia dell’azienda come il Gravello, il Terre Lontane e il Critone, che prende il nome dall’azienda di 51 ettari a 80 metri sul livello del mare, interamente dedicata alla coltura della vite. Sempre qui ci sono alcuni tra i vigneti più importanti dei Librandi, come il nuovo impianto ad alta densità di Gaglioppo allevato ad alberello, alcuni tra i vigneti cru di Magliocco e uno dei migliori vigneti di Chardonnay, di circa dieci ettari. A Ponta Duca Sanfelice risiede invece la memoria storica dell’azienda Librandi. E’ situato in una zona collinare storica della Doc Cirò ed è il vigneto dal quale prende le mosse la storia stessa dell’azienda. In origine interamente dedicato al Gaglioppo, allevato ad alberello come da tradizione, è stato poi ampliato con delle zone pianeggianti limitrofe, dove ha trovato posto anche il Greco Bianco. La tenuta Ponta Duca Sanfelice è il cuore della famiglia Librandi: i vigneti furono impiantati da Raffele Librandi, padre di Antonio e Nicodemo, negli anni ’50, un’epoca in cui l’azienda era raggiungibile soltanto guadando la vicina fiumara Lipuda. Pittaffo è una tenuta di 10 ettari (di cui 8 vitati) situata nella zona nord della Doc Cirò, all’interno del comune di Crucoli. Si tratta di una piccola vallata affacciata direttamente sul mare che ne influenza quindi in modo deciso la produzione. San Biase è un vigneto di quasi sei ettari situato nell’immediato entroterra della Doc Cirò e caratterizzato dalle tipiche argille rosse di questa sottozona. Infine Brisi, la “vigna in paese”, un piccolo vigneto di un ettaro e mezzo nel centro cittadino, situato nell’omonima zona. Rimane insieme a pochi altri come simbolo di un’area storicamente considerata, a ragione, tra le più vocate del comprensorio.
TRADIZIONE E RICERCA
L’agave, pianta generosa e tenace, è il simbolo dell’azienda Librandi e del calore del Mediterraneo. L’armonia della terra calabrese ha da sempre ispirato la strada da intraprendere: da una parte la valorizzazione della tradizione con gli impianti ad alberello, i portainnesti storici e gli insegnamenti di esperti viticoltori la cui maestria è radicata nei secoli di storia viticola del Cirotano; dall’altra gli investimenti nell’innovazione e nella ricerca con la collaborazione dei massimi esperti del settore viticolo ed enologico, spinti dalla convinzione che un minuzioso lavoro di ricerca avrebbe permesso di fissare, conservare ed esaltare il patrimonio viticolo dell’azienda. Tutto ha avuto inizio negli anni ’50 dai vigneti di famiglia. Nel primo ventennio, l’azienda cresce e opera nel solco della millenaria tradizione del vino cirotano. Ma è grazie alla spinta innovativa dei fratelli Antonio e Nicodemo Librandi che ci si orienta alla qualità con la selezione dei migliori vitigni esistenti di Gaglioppo e Greco Bianco e i successivi reimpianti effettuati con rigore secondo i canoni della viticoltura locale. All’inizio degli anni ’70, le rese per ettaro sono state abbassate in maniera drastica, così da aumentare la qualità e la personalità dei vini. Negli anni ’80, accanto ai vitigni autoctoni, sono state introdotte varietà inedite per la Calabria come il Cabernet Sauvignon, il Cabernet Franc, lo Chardonnay e il Sauvignon Blanc, che si sono adattate perfettamente al terreno e al clima e hanno favorito la nascita di vini innovativi e ambiziosi. Produrre del vino d’eccellenza significa però anche raccontare una storia, portare nel bicchiere una terra e la sua bellezza. Questa consapevolezza ha condotto i Librandi ad approfondire le conoscenze di Gaglioppo e Greco Bianco, ed anche alla ricerca e al recupero di varietà autoctone storiche, diffuse in tutta la regione e presenti in piccole quantità nel Cirotano, come il Mantonico, a bacca bianca, e il Magliocco, a bacca rossa. Determinati ad investire sempre ulteriori energie sul terreno dei vitigni autoctoni, i Librandi nel 1993 hanno impiantato il primo campo sperimentale che accoglie Magliocco, Arvino, Mantonico Bianco e Pecorello.
Nel 1997, con l’acquisto della Tenuta Rosaneti, la ricerca si allarga progressivamente al processo di recupero del patrimonio varietale viticolo e nel 2000 viene impianato un campo sperimentale che accoglie oltre 2.500 viti suddivise in 25 varietà autoctone, all’interno del quale sono effettuati campionamenti pre-vendemmiali e microvinificazioni aziendali comparative. Spinti dalla convinzione che ancora molto ci fosse da scoprire, preservare e soprattutto valorizzare dal punto di vista enologico, Nicodemo Librandi e Davide De Santis, agronomo dell’azienda, iniziarono le loro peregrinazioni su tutto il territorio regionale alla ricerca di varietà non ancora rinvenute, insieme al Professor Attilio Scienza dell’Università Statale di Milano. A partire dal 2003, tutto il materiale collezionato è stato innestato in un campo sperimentale. Nasce così il campo di collezione dei vitigni autoctoni calabresi: un vero e proprio giardino varietale che accoglie attualmente circa 200 varietà recuperate su tutto il territorio regionale e disposte, con ripetizioni di 10 piante per tipo, in un vigneto dalla caratteristica forma a spirale. Quest’ultimo, oggi denominato giardino varietale della vite, rappresenta ormai un simbolo, quasi come un’impronta, dell’importante e qualificato lavoro di screening e collezione viticola regionale.
VITIGNI E VINI
Li abbiamo assaggiati i vini di Librandi, scoprendo una qualità indubitabile in ogni loro forma. Equilibrio, identità, profondità, carattere, nessuna omologazione soprattutto sul fronte dei vitigni autoctoni.
Le varietà utilizzate per la produzione dei vini Librandi sono 8: la Doc Cirò è la patria del Gaglioppo, uno dei vitigni più antichi di Italia. Il “Principe Nero”, come viene chiamato nel Cirotano, con il suo grappolo a forma allungata dal colore intenso tra il blu ed il nero e i luminosi riflessi rossicci, che identifica il territorio attraverso vini come il Cirò Rosso, il Cirò Rosso Riserva Duca Sanfelice, il Cirò Rosato: vini della tradizione, con un genuino marchio territoriale. Nella limitrofa zona Doc Melissa, sempre dal Gaglioppo, i Librandi producono l’Asylia Rosso, un diverso modo di interpretare questo storico vitigno che ne esalta il frutto e l’immediata godibilità. Dal Gaglioppo nasce. Infine, il Rosaneti, brut rosé metodo classico.
Sul versanete dei vini bianchi è il Greco Bianco il vitigno protagonista, con le sue uve dal colore grigio ambrato e dalla polpa succosa e sapida con la quale si produce sia il Cirò Bianco, un vino asciutto e secco dal profumo delicato, che l’Asylia Bianco, un Doc Melissa, caratterizzato da una suggestiva sapidità, riflesso immancabile delle zone nostre costiere.
Il Magliocco, riscoperto grazie al grande lavoro di ricerca e il recupero dei vitigni autoctoni calabresi, è una varietà dalle origini antichissime. Si pensa, infatti, come del resto per le altre numerose varietà autoctone della regione, che il Magliocco abbia avuto origine dall’attività dei coloni greci. Il Magliocco ha anche una lunghissima storia enologica: è un vitigno diffuso su tutto il territorio regionale, presente in piccole percentuali in moltissimi tra i vigneti più antichi della regione. Meno produttivo e tardivo, il Magliocco veniva usato come vitigno correttivo e migliorativo delle più produttive e gestibili varietà locali, come ad esempio il Gaglioppo. Questo è il motivo per il quale sia in epoca di economia di sussistenza, che in quella del commercio delle uve e dei mosti più che dei vini, altre varietà ne hanno soppiantato l’uso.
Per i Librandi, invece, il Magliocco è un’occasione unica: dona vini di ottima concentrazione e struttura, caratterizzati da note di frutti neri, spezie e da un carattere “sanguigno”.
Usato in purezza da questo nobile e antico vitigno nasce il Magno Megonio, vino che fa convivere il felice ossimoro di una “nuova” tradizione che si proietta nel futuro.
Per valorizzare un altro vitigno autoctono calabrese, il Mantonico, a bacca bianca, dal grande potenziale, nasce Efeso, un vino ambizioso, complesso e di grande longevità. Il Mantonico è utilizzato anche per il passito Le Passule, che rievoca il vino da meditazione degli antichi Greci. Dotato di ottima acidità e di grande ricchezza aromatica, si presta a vinificazioni che ne esaltano le potenzialità evolutive. I sentori dominanti sono quelli di pesca, albicocca e pietra focaia.
Sono quattro i vitigni internazionali perfettamente ambientati nelle nostre tenute Rosaneti e Critone: Chardonnay, Sauvignon blanc, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc. Chardonnay e Sauvignon blanc danno vita a vini di grande freschezza, sapidità e persistenza e concorrono alla produzione del Critone, un un bianco dal respiro internazionale. Da uve Chardonnay nasce anche il metodo classico bianco Almaneti. Il Cabernet Sauvignon in blend con il Gaglioppo, dà vita al Gravello, uno dei vini di punta dell’azienda e protagonista indiscusso dell’importante momento di crescita dei Librandi agli inizi degli anni ‘90. Infine dal Cabernet Franc, in uvaggio con il Gaglioppo, crea il rosato Terre Lontane.
LIBRANDI OGGI
L’azienda Librandi imbottiglia e commercializza circa 2.500.000 bottiglie di vino e 25.000 di olio, con una distribuzione rivolta essenzialmente a ristoranti, enoteche e locali specializzati. Il mercato nazionale assorbe il 55% circa della produzione aziendale, mentre i mercati esteri, dall’Europa, all’Asia fino agli Stati Uniti, sono gestiti direttamente dall’azienda. Inutile sottolineare che i numeri sono importanti. Come è importante il marchio Librandi in Italia e nel mondo.
Un’immagine di successo, cultura e passione. L’immagine di una Calabria vincente. Di cui andar fieri.