MÙL FRIULANO, IL VINO CHE “HA FATTO LA STORIA”

Esiste una dimensione del vino che è totalmente volta al recupero delle tradizioni. È simile ad una foto in bianco e nero, con i bordi leggermente ingialliti, consumati dal tempo e dalle dita che l’hanno teneramente afferrata. Si anima di un contenuto emotivo, che travalica qualsiasi obiezione e afferma la forza di un legame.

Marco e Massimo Zorzettig

È nata così l’idea di Marco e Massimo Zorzettig, proprietari dell’azienda Alturis, di ricreare quel tipico prodotto che scandiva la quotidianità contadina del Friuli.

Era difficile, per un uomo, svegliarsi prima dell’alba, uscire di casa e dirigersi verso il proprio campo da coltivare anche in quella lunga e faticosa giornata. Era difficile far lavorare le braccia incessantemente per ore, senza poter trovare sostegno in uno spuntino o, ancora meglio, in un buon bicchiere di vino. Costituiva una sorta di carburante, ma rappresentava anche il momento di convivialità che rigenerava l’animo, ancora più che il corpo. E così, il friulano usava approcciarsi al primo goccio di vino della giornata fin dalle prime ore del mattino. Ma sempre, s’intende, nel pieno rispetto delle esigenze del palato che, ancora assopito, avrebbe avuto una percezione sgradita del tannino e della rudezza dei rossi locali. E quindi, perché non ingentilire e rinfrescare un po’ il sorso? Il pragmatismo contadino, ancora una volta, fa sorridere e al contempo stupisce per la sua inconsapevole acutezza. Pur non conoscendo le variabili gustative del vino per come le si sanno apprezzare oggi, gli uomini della campagna di un tempo conoscevano perfettamente i tratti somatici dei vini che bevevano e, in una schiettezza quasi rude, correggevano i difetti attraverso un’equazione semplice ed efficace: unire il vino rosso, tannico e carico, con un ben più fresco e leggero vino bianco. Un ibrido, insomma, al pari di quell’incrocio animale che fecero tra un asino e una cavalla, generando il più fidato aiuto agricolo, il mulo. Fu l’ironia – e ancora una volta la genialità – contadina a trasferire il nome dialettale Mùl all’ibrido enologico che ravvivava le pause mattutine e non solo.

A questa tradizione, legata alla terra e alla storia agricola del Friuli, i fratelli Zorzettig hanno voluto rendere omaggio tramite due etichette. Il Red Mùl e il White Mùl, nati e cresciuti con la stessa finalità dei Mùl dell’epoca, calandoli però nei tempi attuali. Si tratta di vini piacevoli, dalla beva scorrevole e disimpegnata, ideali per accompagnare i momenti di spensierata compagnia tra amici. Sono vini che trovano il loro contesto nella convivialità, come da loro originale vocazione. Il primo si compone di un 80% di Merlot e un 20% di Sauvignon, vinificati separatamente e uniti poco prima dell’imbottigliamento. Dal calice color rubino emerge un equilibrio aromatico in cui convivono i tratti fruttati scuri del Merlot con le note marcatamente erbacee e agrumate del Sauvignon. Dona un impatto inusuale, al naso, tracciando una linea che curva ora nell’emisfero dei rossi, ora in quello dei bianchi. Al gusto è molto morbido, lasciando il protagonismo assoluto al frutto, sostenuto da un corpo di buona consistenza. Il White Mùl ripropone le proporzioni di 80 – 20 %, rispettivamente per lo Chardonnay e per il Cabernet Sauvignon. Assemblati analogamente al precedente, questi vitigni in blend generano un colore delicatamente ramato. Il profumo ricorda l’agrume, la banana e la caramella alla violetta, ma emerge da sfondo quell’inconfondibile impronta vegetale del Cabernet che dà a questo bianco un carattere fuori dai canoni. Si sviluppa nel segno della piacevolezza del precedente, con l’aggiunta della sapidità tutta friulana che mai potrà essere messa a tacere nei bianchi locali.

In occasione della presentazione di queste due “follie enologiche” – come amano definirle – trapela da Marco Zorzettig una certa dose di emozione e, anche, di legame personale con questi vini. Non è un caso se i due produttori di Cividale del Friuli hanno scelto proprio queste due etichette per dare inizio a una collaborazione con un Centro Oncologico della zona. Una parte del ricavato dalle vendite sarà sempre devoluta a esso per finanziare la ricerca contro il cancro. È la conclusione che attesta davvero il legame con la storia passata, fatta di persone che sono state rese chiuse e diffidenti dalle guerre e dalle invasioni, ma che, intimamente, non hanno mai rinnegato la verità del loro animo generoso.