DE NITTIS E LA RIVOLUZIONE DELLO SGUARDO

Curiosare (e ammirare) le pennellate di Giuseppe De Nittis è sempre un grande piacere. E, di conseguenza, la mostra a Palazzo dei Diamanti di Ferrara “De Nittis e la rivoluzione dello sguardo” è decisamente imperdibile. L’esposizione regala ai visitatori la possibilità di capire al meglio la realtà elaborata dall’artista pugliese che rappresenta sulla tela inquadrature di grande audacia, caratterizzate da tagli improvvisi e prospettive particolari, resi sorprendenti grazie alla sua sapiente resa della luce e delle atmosfere. Il suo obiettivo è descrivere quanto vede attraverso vere e proprie istantanee, che declinano un mondo anzi, “i mondi”, dai paesaggi assolati dell’Italia meridionale, alle affollate piazze di Londra e Parigi, ai salotti della buona società, ai giardini in cui una varia umanità è impegnata a trascorrere il proprio tempo, sempre con un occhio fugace e transitorio, come la vita: la bellezza di un prato fiorito o dell’eleganza di un vestito alla moda, ma anche la solitudine che attanaglia sul bordo di un fiume o l’indifferenza di persone che camminano ciascuno preso dietro i fatti propri (come reciteranno tanti anni dopo alcune famose canzoni…). Ecco dunque che una nuova prospettiva visiva intende “fermare” sulla tela quegli attimi di vita vissuta. De Nittis lo fa sperimentando e utilizzando la sensibilità ottica già affinata dagli amici Manet, Degas, Caillebotte: una pittura che strizza l’occhio alla fotografia in una “rivoluzione dello sguardo” che appunto apre l’arte alla modernità.

Giuseppe De Nittis, Effetto di neve (circa 1880). Olio su tela, Barletta, Pinacoteca Giuseppe De Nittis

Giuseppe De Nittis, Il salotto della principessa Mathilde (1883). Olio su tela, Barletta, Pinacoteca Giuseppe De Nittis

Giuseppe De Nittis, La National Gallery e la chiesa di Saint Martin a Londra (1877). Olio su tela, Parigi, Petit Palais, Musée des Beaux Arts de la Ville de Paris

Così, nella mostra di Ferrara, da parte dei curatori è praticamente naturale affiancare ai dipinti di De Nittis una serie di fotografie d’epoca firmate dai più importanti autori del tempo, da Edward Steichen a Gustave Le Gray, da Alvin Coburn a Alfred Stieglitz, senza dimenticare alcune delle prime immagini in movimento dei fratelli Lumière.

Giuseppe De Nittis, Figura di donna (Léontine De Nittis, 1880). Olio su tela, Barletta, Pinacoteca Giuseppe De Nittis

Il percorso è scandito da centosessanta opere provenienti da importanti collezioni pubbliche e private d’Italia e d’Europa e l’obiettivo, raggiunto, mette in evidenza il contributo dell’artista di Barletta alla comune creazione di un linguaggio visivo proiettato verso la nuova epoca.

Giuseppe De Nittis, Westminster (1878). Olio su tela, courtesy Marco Bertoli

Giuseppe De Nittis, Flirt, Hyde Park (Accanto alla pista, 1874). Olio su tela, collezione privata, courtesy Enrico Gallerie d’Arte

Un valore aggiunto della mostra è poi la collaborazione tra la Fondazione Ferrara Arte e le Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, che l’hanno organizzata, con il Comune di Barletta. Un positivo segnale di interscambio culturale instauratosi tra due istituzioni civiche simili per storia e natura, il Museo Giovanni Boldini di Ferrara e la Pinacoteca De Nittis di Barletta. Grazie all’accordo tra i due musei, Barletta, appunto città natale dell’artista, ospiterà nella sede di Palazzo della Marra un nucleo di dipinti e di opere grafiche di Giovanni Boldini, mentre a Ferrara verrà presentata una selezione di opere del pittore pugliese, tra cui figurano alcuni dei suoi capolavori.

Giuseppe De Nittis, Nel grano (1873). Olio su tela, collezione privata (dettaglio in cover)

Ultimo appunto. L’occhio “fotografico” di De Nittis si chiude nell’agosto 1884, ad appena 38 anni. Lascia la moglie, Léontine, dipinta in ogni posa, a impegnarsi per salvarne la memoria. Il pittore la chiamava Titine e ne parlava in tal modo: “Elle est mon camarade, mon confident, mon modèle et ma femme”.

 

 

 

De Nittis e la rivoluzione dello sguardo

 

1 dicembre 2019/13 aprile 2020

 

a cura di Maria Luisa Pacelli, Barbara Guidi e Hélène Pinet

 

Palazzo dei Diamanti

Ferrara

 

palazzodiamanti.it