SERGIO FIORENTINO, NEL BLU DI NOTO

Captare le emozioni, renderle emblematiche sintetizzandole in uno sguardo, enfatizzare la personalità dando alla dimensione umana l’immutabilità o una leggibilità speculare e multipla, sono solo alcune sfumature della cifra stilistica di Sergio Fiorentino, artista contemporaneo che ha reso il blu magnetico ed assoluto del cielo di Noto, una corrente d’arte contemporanea.

Sergio Fiorentino da anni ormai incontra gli onori della critica di settore ed entusiastici consensi in Italia ed all’estero, affermandosi in esposizioni ed allestimenti in sedi private ed istituzionali.

Sergio Fiorentino, dopo gli studi classici, frequenta a Catania un’accademia di design ed arti visive. La grande passione per il design storico e la ricerca stilistica si concretizzano nell’apertura di una sua galleria d’arte e di arredi d’epoca, finché torna a dedicarsi totalmente alla pittura, trovando a Noto la sua dimensione.

Dopo tanto tempo, avendo ripreso a dipingere a Noto, è inevitabile che i colori della città abbiano influenzato la mia tavolozza: il blu c’è tutti i miei dipinti e l’incarnato delle figure è la trasposizione pittorica della pietra di Noto. Il blu, cromaticamente, è il cielo di Noto, ma nella mia concezione le figure sono sospese in un liquido amniotico, molte delle quali ancora in fase di sviluppo, o di metamorfosi. Come se si stessero formando in questo illimitato grembo materno blu, ad alcune mancano dettagli morfologici, parti delle labbra, dell’occhio, è come se i personaggi rappresentati stessero nascendo”.

 

Quale tecnica pittorica utilizzi?

Il blu è in tutte le figure, anche in quelle in cui apparentemente il blu di Noto, questo liquido amniotico, non è manifesto. In realtà è una componente sempre presente: prima di dipingere l’incarnato, anche i volti ed i corpi sono dipinti in blu, successivamente dipingo ad olio, e quando il colore è ancora fresco, attraverso dei graffi il blu traspare alla percezione di chi osserva l’opera su tela. Il blu è una matrice, e in qualche modo è l’anima di ogni dipinto”.

 

Quando è arrivato e come si è sviluppato l’utilizzo dell’oro nella tua pittura?

La maggior parte dei personaggi, figure e volti che dipingo sono entità reali, che hanno un nome ed un cognome, e che sulla tela vengono trasposti ed idealizzati, forse trasfigurati. Fatta eccezione per un dipinto esposto al museo MACS di Catania che raffigura Sant’Agata, o per un San Sebastiano, mi ha intrigato l’idea di santificare, o rendere santi, attraverso l’utilizzo pittorico dell’oro, alcuni personaggi comuni, molto diversi dai santi iconografici. Spesso un Santo viene rappresentato come un supereroe, pieno di sé, espressivo del martirio subìto e permeato dal dolore, i miei Santi sono spesso ritratti da una prospettiva inconsueta, di spalle, in una connotazione più intima, appena prima o subito dopo la santità”.

 

Proprio questa prospettiva ci fa cogliere la figura nella sua essenza fisica, sfuggendo all’espressività del volto. È una scelta che pone l’attenzione su un b-side intimista?

Solitamente osserviamo una persona frontalmente, la pittura classica raffigura frontalmente, mentre l’idea di guardare un soggetto dai tre quarti e non necessariamente negli occhi, apre nuove prospettive di comprensione”.

 

I gemelli che raffiguri rappresentano il dualismo di una figura che prospetta sè stessa?

Dipingo la stessa figura allo specchio, i miei gemelli non sono gemelli nella realtà, ma è la stessa persona che sulla tela si sdoppia. Per quanto io li dipinga contemporaneamente, con la stessa tavolozza cromatica ed utilizzando lo stesso pennello, ognuno acquisisce una propria personalità. I gemelli raffigurano la dualità, il dualismo di ciascuno di noi”.

 

Anche i tuffatori dei tuoi dipinti sono sospesi nel liquido amniotico emblematicamente in blu?

Il tuffatore è il primo soggetto che ho rappresentato quando ho ripreso a dipingere anni fa, una figura in uno spazio infinito, contestualizzata per sempre. L’azione del tuffarsi è così dinamica, veloce e transitoria che non si è abituati a percepirla attraverso la visione, ho colto l’opportunità di fermare questo volo in sospensione, imbalsamandolo.  Letteralmente un volo imbalsamato, avvolgendo la tridimensionalità delle figure in un balsamo di sfumature blu, un colore introspettivo, mistico ed alchemico”.

 

L’essere sospeso lascia svolgere l’azione che si sta compiendo o acquisisce solo la dimensione dell’attesa?

Un tuffatore parte da un punto ed arriva ad un altro punto, mentre nei miei dipinti non si identifica né il punto di partenza né il punto di arrivo, le figure che ritraggo potrebbero schiantarsi o rimanere sospese per sempre, ho voluto cogliere e fermare il loro essere in questa dimensione di sospensione”.

 

Nei volti, sai cogliere con emblematica capacità traspositiva, la percezione delle emozioni. Negli sguardi bassi si percepisce consapevolezza, comprensione ed anche meditazione. Come definisci le sensazioni nei volti che esprimono anche piacere intenso e totalizzante o sguardi di sfida?

In una serie di dipinti, i sognatori, ho rappresentato figure ad occhi chiusi in una dimensione interiore: la mia rappresentazione non per forza nasce dalla personalità di chi rappresento, molto spesso stilizzo la mia idea ed il mio sentire. Sulla tela riesco ad imprimere mie emozioni profonde, le canalizzo attraverso la pittura, probabilmente non vedrebbero la luce diversamente. L’idea che questa trasposizione possa emozionare una persona sconosciuta, che ciò che della mia parte più intima e profonda si manifesta sulla tela, possa toccare la sensibilità di un’altra persona è realmente un sogno, per me è l’esperienza più significativa della pittura”.

 

Arriva un’emozione nell’anima di Sergio Fiorentino e si personifica nelle caratteristiche di volti, sguardi, personaggi incontrati, o nell’immagine fluida di passaggio, come nella rappresentazione dell’agglomerato industriale petrolchimico di Priolo. Un territorio dilaniato dall’inquinamento ritrova così nell’estetica, nei contrasti ed attraverso la visione artistica del paesaggio industriale, la sua anima autentica confinata in un limbo.

Tra le e ciminiere e gli impianti industriali che s’incontrano sulla destra, quando da Noto si viaggia in direzione di Catania, ho notato una striscia di mare, una vena di vita tra il fumo, un taglio di mare blu che ridimensiona alla bellezza del luogo, deturpato ma ancora in vitale divenire”.

L’atelier, laboratorio e dimora artistica di Sergio Fiorentino a Noto accoglie nella sensorialità della ricerca e del fermento creativo, tra volumi multipli e tagli di luce empirei, nella dimensione della bellezza più intimistica ed audace. Dove nel leitmotiv del blu, le nuances del rosso sanno captare la curiosità.

Per me il rosso è l’opposto del blu, la mia tavolozza contempla il bianco ed il bruno per le luci e per le ombre, mentre il rosso ed il blu sono i colori che ho scelto. Dipingendo tante figure eteree e sospese in blu, mi capita di sentire il bisogno di delineare attraverso il rosso dei volti di passione carnale”.

Il realismo intimista di Sergio Fiorentino ha una connotazione aulica e al contempo antropocentrica, il suo stile può essere ascrivibile ad un’enfasi descrittiva dei volti e delle figure, che delinea con una squisitezza che siamo abituati a cogliere come prerogativa della scultura. I volumi somatici, attraverso lo studio pittorico, diventano dettagli caratteriali tangibili sensorialmente, che rivelano la sua magistrale interpretazione del colore e della tecnica, nell’unicità evocativa di un iperrealismo che ci sa donare la sua anima in blu.

Un dono di nuove consapevolezze, un dono di riflessione sulla realtà e sull’empatia, sulle nostre abilità nel vedere chi abbiamo di fronte nella sua essenza e nei suoi bisogni, senza velarlo dei riflessi del nostro ego.

 

sergiofiorentino.it