DARIO PANDOLFO E LE CALETTE, ANIME SICILIANE
Diamante del Mar Tirreno, borgo medievale tra i più belli d’Italia, terra del mito e scrigno di bellezza travolgente, Cefalù rappresenta un angolo di Sicilia che si configura come un quadro apollineo ed enigmatico.
Ci troviamo sulla costa settentrionale dell’Isola, immersi nella bellezza vergine del Parco delle Madonie, tra architettura normanna e botteghe di artigiani, tra spiagge dorate e un mare dalle seducenti suggestioni cromatiche. In questa trama multiforme si trova lo storico boutique hotel a cinque stelle Le Calette, custode di memoria, arte e sapori, tempio dell’ospitalità siciliana autentica.
Incorniciato da alti costoni rocciosi a strapiombo sul mare, due ettari di orto botanico e piccole “cale” da cui il nome, l’hotel è la sinossi perfetta di un’architettura armonica e un design raffinato che ben si adagia sullo spazio naturalistico in cui sorge, la baia della Caldura.
Gestito dalla famiglia Cacciola-Miccichè, la filosofia de Le Calette abbraccia un’idea di lusso informale, che si accompagna sì all’eleganza e alla ricercatezza, ma anche e soprattutto alla semplicità dei gesti e a quel calore umano e familiare che è tratto distintivo della sicilianità. Calore tangibile nella tenerezza dello sguardo di Gaia, figlia minore di Francesca Cacciola e Angelo Miccichè, nel racconto e ricordo commosso del nonno, l’ingegnere Santino Cacciola, anima intuitiva e mente creatrice dell’hotel. Terza generazione della famiglia, Gaia contribuisce oggi alla gestione dell’azienda in un’ottica che esprime una tacita quanto evidente dichiarazione d’amore per quella che, da sempre, è considerata la casa d’infanzia, consapevole e grata di proseguire il cammino seguendo le orme di un’eredità grandissima. “L’idea iniziale di nonno Santi” racconta Gaia, “quella di creare un residence per famiglie tra natura e benessere, è stata integrata dal lavoro dei miei genitori. Mio padre, architetto attento, in linea con il nonno, alle scelte sostenibili e rispettose dell’ambiente, ha contribuito insieme a mia madre a rendere la nostra casa un hotel a cinque stelle, senza stravolgere l’architettura originale, ma rivisitandola con scrupolo ed eleganza”.
In effetti, l’hotel si presenta come baluardo di stile, tra coniugazione di natura e modernità, cibo e arte, cultura e comfort. Arrivando in stanza, ci troviamo in una raffinata suite composta da due luminosi ambienti open space, vestiti di contemporaneità e adornati da alcuni elementi di antiquariato siciliano. Dalla terrazza, dove si trovano poltroncine e lettini prendisole, si apre uno splendido affaccio sul mare e sulla piscina. Una passeggiata tra alberi e sentieri, note di pianoforte e frinire di cicale, ci conduce al Calette Reef Club, dove tra un tuffo nelle acque cristalline ed un ottimo drink comodamente sdraiati su ampi king-size bed, godiamo di un incantevole scenario policromo: insenature selvagge, faraglioni scenografici e sfumature cangianti.
La cena è servita nell’affascinante terrazza vista mare che fa da sala al ristorante Cala Luna, drappo fine dining de Le Calette, il cui executive chef è Dario Pandolfo, classe 1991 e originario di Milazzo, tornato in Sicilia dopo anni di esperienza e formazione “oltre mare”. La sua è una storia da raccontare, perché parla di avversità e resilienza, intraprendenza e umiltà che tratteggia chiaramente la cifra valoriale del profilo professionale e umano dello chef.
Tornato a casa per le ferie – gli ultimi quattro anni pre-covid lo vedevano al fianco di Norbert Niederkofler al St. Hubertus – Pandolfo rimane bloccato in terra natìa nel marzo 2020, con l’arrivo del primo lockdown. Deciso a non rimanere con le mani in mano e senza farsi vincere dallo sconforto, decide di accettare la proposta di un imprenditore locale, il quale cercava qualcuno che potesse preparare panini e insalate nel bar del suo hotel. Senza rivelare chi fosse davvero, e cioè un giovane ma già affermato professionista con la possibilità di vantare esperienze a due e tre stelle, Pandolfo assume immediatamente l’incarico, ma ben presto il titolare capisce chi si trova davanti e gli affida la direzione della cucina, allo Ngonia Bay di Milazzo. Oggi, direttore d’orchestra del Cala Luna, racconta una cucina vera, schietta, senza fronzoli e ornamenti baroccheggianti. La sua è una proposta che, partendo dal cuore, passa per la memoria, unisce territorio e sostenibilità, si sintetizza in uno stile contemporaneo libero da stereotipi e costantemente connesso alle origini. Attento ai dettagli, scrupoloso nella ricerca delle materie prime, Pandolfo non è solo bravo, ma anche guidato da un grande entusiasmo, sia per il proprio lavoro che per l’azienda di cui è parte, al punto che ascoltandolo sembra di dialogare con uno dei titolari.
La sua proposta gastronomica è di spirito, di mente e di territorio. Parla di origini in modo sincero, di luoghi in modo affabile, di persone senza sovrastrutture. La natura è costante fonte di ispirazione, le ottime materie prime provengono da una filiera territoriale fatta di produttori, contadini e pescatori che conducono un lavoro etico e sostenibile. Già a partire dall’amuse bouche i sapori d’infanzia si palesano al palato: Insalata Eoliana, pomodoro, cipolla, capperi e filettino d’acciuga, è ricordo vivido del tipico “strattu di pummaroru” delle nonne siciliane. La panificazione è eccellente, soffice e friabile allo stesso tempo, con una mollica morbida e alveolata e dalla crosta sottile e croccante, buono e altamente digeribile. Bella armonia cromatica nella Carota, declinata qui in tre diverse tipologie, insieme a panna acida e finocchietto selvatico e terminata con un aceto di mele, un bel gioco di contrasti, sentori e consistenze. Buona la Ricciola, servita con succo di agrumi speziato e mozzarella azotata, accostamento azzardatissimo ma ben riuscito, di grande carattere e persistenza. Freschissimo lo Scampo di Mazara del Vallo che conduce e armonizza lo gnocco di ricotta di Bufala, con bottarga di tonno e spremuta di datterino. Imperdibile lo Spaghetto con gamberetti eoliani, salsa corallo, olio al basilico e ricci di mare, esaltazione gentile ed equilibrata della materia prima eccellente. Piccantezza e vivacità aromatica nei Fagottini farciti di ‘Nduja con salsa alla luciana, gioco di croccantezza e cremosità nello Spada con salsa “alla mugnaia”, rivisitata dallo chef con latticello, caviale al limone e gambi di prezzemolo. Una cucina, quella di Pandolfo, in linea perfetta con la visione aziendale e familiare de Le Calette che radica i piedi alle origini, abbraccia il mondo circostante e traghetta i dettami della tradizione verso orizzonti coevi.
lecalette.it
Cover: photo credits Massimo Lo Verde