TRENT’ANNI DELLA SANGIOVESA: LA ROMAGNA IN UN LIBRO
Poter quasi toccare le opere di Guido Cagnacci, nella saletta che gli è stata dedicata all’Osteria La Sangiovesa, crea un rapporto intimo ed esclusivo con il talentuoso e irrequieto artista del Seicento. Il volto di San Bernardino, quello del ragazzo cieco, la Maddalena e la Maddalena incompiuta dell’allievo del Carracci e del Guercino nativo di Sant’Arcangelo di Romagna e poi partito per Bologna, Roma e Vienna, creano un silenzio estatico che favorisce la contemplazione e sottintende a un’esperienza totalizzante. Tutto riporta alla bellezza, attraverso strumenti di lavoro, oggetti, opere d’arte, mentre intorno si delineano i primi rilievi della Val Marecchia su cui vigilano San Leo, San Marino, Montebello e sullo sfondo occhieggiano gli Appennini.
Il Montefeltro e Santarcangelo di Romagna: un territorio incontaminato a una quindicina di chilometri dal mare e dall’allegra e vacanziera riviera romagnola, che ospita l’Osteria La Sangiovesa, un luogo della convivialità amato da Federico Fellini e Tonino Guerra. Sorto nel 1990 grazie alla visione lungimirante dell’imprenditore Manlio Maggioli, l’osteria ha saputo affrancarsi come meta gastronomica capace di andare oltre, raccontando come poche altre le radici della Romagna più autentica.
La lunga militanza dello chef Massimiliano Mussoni, insieme allo staff professionale e accogliente, i menu estremamente territoriali, i tantissimi rimandi al territorio, rappresentano un’occasione unica per conoscere intimamente la Romagna sotto il profilo culturale ed enogastronomico, mentre il viaggio si sovrappone alla memoria, con suggestioni che parlano di storia locale, arte, cultura e spunti inaspettati che connotano un’esperienza a tutto tondo. Un’insegna fortemente identitaria tenuta a battesimo da Tonino Guerra, amico personale di Manlio Maggioli, dove andare per scoprire i grandi classici della cucina di Romagna, realizzati con le materie fornite quotidianamente da Tenuta Saiano, l’azienda agricola di famiglia sita a pochi chilometri.

Massimo Mussoni, chef dell’Osteria La Sangiovesa
Una storia trentennale che ora è diventata un volume, grazie al giornalista Giorgio Melandri, a cui è stata affidata la cura del testo, e grazie all’appassionante racconto di Manlio Maggioli, capostipite del Gruppo Maggioli, una delle più importanti realtà imprenditoriali italiane nel settore dell’editoria e dell’innovazione digitale guidata insieme ai tre figli Amalia, Cristina e Paolo. “Dal momento che abbiamo pensato a La Sangiovesa come un luogo in cui consumare i prodotti locali e vivere i tempi passati attraverso i piatti della Romagna” ha affermato Manlio Maggioli “era naturale che nascessero forti collegamenti anche con la cultura di questa terra. Tonino Guerra è stato uno dei primi ad arricchire il locale, ad esempio donandoci le stufe, che sono degli autentici capolavori. Successivamente sono arrivati altri artisti, alcuni anche giovani e molti ispirati da lui. Recentemente, le pareti del locale sono state arricchite da alcuni quadri di Guido Cagnacci (pittore seicentesco nato proprio a Santarcangelo) che ho acquistato personalmente”.

La famiglia Maggioli nella sala de La Sangiovesa
Pagine dense, che insieme a un racconto coinvolgente, alla prefazione del giornalista Luca Sommi e alle immagini d’autore di Maurizio Gjivovich, ci riportano a ciò che è diventata La Sangiovesa, dopo l’immane restauro a cui fu sottoposto l’antico Palazzo Nadiani, procedendo per sottrazione, togliendo tutto ciò che era superfluo ma facendolo in punta di piedi. Suggestioni rivelatrici di un patto antico fra il cibo e l’uomo, fatto di memoria, esperienze e convivialità, con un dedalo di salette che si succedono calde, accoglienti, intime, con i mattoni a vista riportati in evidenza, le volte, le colonne, le finestrine restituite, i pavimenti in cotto e sasso di nuovo lucenti. Una scoperta continua, attraverso la sala Montefeltro, la sala Malatesta, la sala dei Tavella, la saletta del Teatro Condomini, la Grotta delle colombaie scavata nell’arenaria, il pozzo, le nicchie che ospitano la riproduzione in scala delle colombaie di alcuni paesi del mondo. E ancora la saletta dedicata a Papa Clemente XIV nativo di Santarcangelo, vissuto nel 1700 e venuto a mancare in circostanze misteriose, i cui resti sono conservati in paese nel monumento funerario scolpito dal Canova. I cappelli di scena dell’attrice Teresa Franchini che fu scelta da D’Annunzio per recitare accanto a Eleonora Duse, insieme ai ‘mobili inutili’, le stufe, gli oggetti di Tonino Guerra, alle opere contemporanee street-art di Eron, artista eclettico e figurativo.
E il racconto diventa un viaggio nelle prelibatezze local dello chef Massimiliano Mussoni, che ha riprodotto nel volume una settantina di ricette stagionali, che in queste tre decadi hanno connotato La Sangiovesa. Ecco allora la pasta fresca, la piadina, i cassoni, gli strozzapreti, le tagliatelle, i cappelletti, la pollastra alla cacciatora, la trippa, il coniglio in porchetta, la ciambella alla crema pasticcera, la zuppa inglese.
La narrazione ci guida alla scoperta di Tenuta Saiano, l’anello di congiunzione con il territorio, formidabile giacimento di materie prime che confluiscono nei menu della Sangiovesa e nel forno bistrot ViaSaffi32, 100 ettari di paradiso a un quarto d’ora di auto dall’osteria acquistati da Manlio Maggioli nel 2003. Un anfiteatro naturale recuperato dopo anni di abbandono, che guarda al fiume Marecchia e a San Marino, dove fra le viti, gli ulivi, l’orto, il frutteto, i laghetti è sorto un B&B e Bucolica Wine Garden, un bistrot con cocktail, vini, piccola cucina e menù che si ispirano ai prodotti dell’azienda agricola, guidato da Olivia Lucchi Maggioli e Alex Fulvila. Ma anche la cantina, dove si producono vini biologici, poi l’allevamento dei maiali, le pecore, i somarelli, le api.
Qui ha sede lo straordinario olfattorio di Baldo Baldinini, un alchimista di fama internazionale, che ha catalogato un estesissima collezione di spezie ed erbe e studia le connessioni fra botanica, spirits e mixology, producendo una linea di distillati e liquori dedicati a Tenuta Saiano. “La storia della Sangiovesa è un simbolo del potenziale della nostra identità” conclude Giorgio Melandri “un esempio di come possiamo imparare a raccontarci, un testimone dell’anima della Romagna, una esperienza preziosa per tutti. L’Emilia-Romagna è pronta per una nuova stagione di narrazione.”