VITIQUE, I CINQUE SENSI
Gusto, vista, olfatto, tatto e udito: non è affatto scontato, e neppure facile, trovare nella ristorazione d’eccellenza presenti, e percepibili, tutti e cinque i sensi. Si è generalmente portati a pensare, per esempio, che sia difficile sentire il suono di una pietanza, così come non è buona creanza toccare con le dita la più parte degli alimenti portati in tavola. Le cose cambiano a Greve in Chianti. Il cuore è quello del Chianti Classico, all’interno dell’ex distilleria storica Bonollo; qui ha casa Vitique, ristorante di puro charme.
La vista si sofferma sull’architettura del locale, che si disegna in linee e scelte quasi minimaliste ma mai gelide; è, anzi, la calda eleganza non gridata né banale di legno e acciaio, per un leitmotiv che conduce dall’ingresso fino ai tavoli delle diverse sale e dei differenti ambienti e che rappresenta il coerente e identitario filo conduttore di Vitique che regala – e qui appare l’udito – suoni ovattati: i toni prodotti dal calpestio dei passi sono lievi, così come lo sono quelli della musica, mai invadente, diffusa dagli invisibili altoparlanti del locale, il rumore delle poche auto che sfilano nella strada è quasi impercettibile poichè la porta d’ingresso li lascia lontani e isolati.
Ne beneficiano convivialità e dialogo, senza che ci sia mai la sensazione che altri commensali possano captare i contenuti delle conversazioni, complice la distanza – più che corretta – tra i tavoli, che offrono una mise en place elegante e, allo stesso tempo, discreta e senza volgari e gratuiti eccessi estetici. Un garbo evidente anche nel servizio, attento ma mai inopportuno per un personale di sala, spesso quasi invisibile, capace e professionale anche nei tempi, più che corretti, tra una portata e la successiva.
Ritorna, ed è co-protagonista, la vista che, insieme a gusto e a olfatto, trova in Vitique la sua summa: il trentunenne Antonio Guerra porta in tavola estro e talento, ricerca ed evoluzione, sapori ed estetica, esplorando la tradizione del luogo, di terra e di mare. La reinterpreta in chiave contemporanea senza mai perdere di vista l’antico significato e la sua storia per un istintivo rispetto; semmai, la arricchisce di modernità e personalità, senza svilirla o spogliarla della sua identità originaria al palato.

Antonio Guerra, Chef di Vitique
È quasi una sfida, che si gioca su contrasti e assonanze, complicità e diversità per giungere comunque all’equilibrio nel piatto e al naso, che percepisce la Toscana più autentica. Sono proposte mai banali, curate nei minimi dettagli, dalla loro preparazione fino a giungere alla presentazione, che non sconfina nel manierismo: è un mélange di esperienze, ricerca, fusione di idee e tecniche, per un viaggio gastronomico mai prevedibile, al centro del gusto, al quale si accompagna il tatto quando le dita, per esempio, sfiorano la morbida tovaglia, spezzano il pane fatto in casa con il lievito madre o portano alla bocca la piccola e raffinata pasticceria che chiude il pasto.

Patata affumicata, riccio di mare e prezzemolo
Vitique è però anche luogo d’incontro tra l’alta cucina creativa e vini, non potrebbe essere altrimenti, di pari plus e alto livello: sono oltre trecento le etichette disponibili, provenienti da tutto il mondo per una scelta che spazia dalle proposte enologiche delle diverse tenute di Santa Margherita Gruppo Vinicolo a una rosa particolarmente completa di vini, distillati e birre artigianali, per un mosaico enologico di raro spessore.