ALESSANDRO SPIEZIA, L’OTTICO CHE HA “VISTO” LA STORIA
Il Tridente per la sua forma a cuneo fu una delle massime realizzazioni urbanistiche nella Roma del XVI secolo, quando il quartiere tra piazza di Spagna, via Ripetta, via del Babuino, via del Corso e Piazza del Popolo, venne interamente ripensato, per poi assumere nel corso dei secoli un particolare rilievo nell’immaginario dei romani e di chi viene da fuori, grazie ai suoi edifici storici, ai palazzi della politica, ai monumenti, ai luoghi di culto, ai musei, ai personaggi famosi che vi hanno vissuto, da John Keats a Percy Bysshe Shelly, da Johann Wolfgang Goethe, ad Antonio Canova e a Giorgio De Chirico, con celebri ristoranti, hotel lussuosi e negozi storici, come l’Ottica Spiezia, una piccola occhialeria, balzata agli onori delle cronache per i tanti personaggi famosi che l’hanno frequentata e per l’amabile personalità del suo fondatore Alessandro Spiezia.
È difficile rimanere insensibili all’architettura degli edifici e all’armonia dell’impianto urbanistico di questa zona di Roma, un tempo tutta orti e vigne e oggi forse la più internazionale, con la maestosa piazza del Popolo, realizzata nel XVI secolo per offrire un ingresso grandioso a chi giungeva a Roma dalla Via Flaminia. Imprescindibile il tocco del Bernini, che nel 1655 ripenserà la Porta del Popolo, imponente varco costruito dove sorgeva l’antica Porta Flaminia, dal quale si accede all’enorme piazza, capace di accogliere fino a 65.000 persone, abbellita nei secoli grazie al susseguirsi di papi e architetti di nome. Ed ecco la Basilica di Santa Maria del Popolo, uno dei più rilevanti edifici del Rinascimento romano, costruita nell’XI secolo e successivamente rinnovata dal Bernini, insieme alle due chiese gemelle: Santa Maria in Montesanto (1675) e Santa Maria dei Miracoli (1678), progettate in stile barocco una accanto all’altra da Carlo Rainaldi e terminate ancora dal Bernini, in collaborazione con Carlo Fontana. Al centro il grande Obelisco Flaminio alto 24 metri, che era collocato al Circo Massimo per celebrare la gloria di Augusto, portato a Roma da Eliopoli quando l’imperatore tornò trionfante dall’Egitto. A collegare piazza del Popolo con piazza di Spagna, c’è via del Babuino, denominata nel 1525 via Clementina, in onore di papa Clemente VII, e nel 1540, via Paolina, in omaggio a papa Paolo III, ma oggi chiamata così dalla fontana del satiro sdraiato, soprannominata dai romani ‘Babuino’, per la sua connotazione insolita. Un’antica ed elegante arteria romana, densa di storia, con il palazzo all’angolo tra via del Babuino e via Alibert, dove abitò Carolina Wittgenstein, con cui il compositore Franz Liszt ebbe una tumultuosa e osteggiata love story. All’incrocio con via dei Greci in prossimità della Fontana del Babuino c’è il Museo-Atelier Canova Tadolini, un elegante caffè-ristorante situato dove un tempo si trovava l’atelier di Antonio Canova e di Adamo Tadolini, allievo prediletto del massimo esponente del Neoclassicismo, a cui il maestro donò il suo studio, non distante la Chiesa di Sant’Atanasio dei Greci, costruita nel 1583 e progettata da Giacomo Della Porta a cui si deve la Cupola di San Pietro; e la Chiesa anglicana neogotica di Ognissanti. Un rione che negli anni Sessanta fu crocevia di artisti, dove risiedeva anche Federico Fellini e oggi è punteggiato di gallerie e studi d’arte, intercalate da famosi brand del lusso, come la gioielleria Tiffany & Co., Armani, Chiara Boni, Gente Roma, Fratelli Rossetti, l’orologiera Hausmann & Co. 1794. Sempre su via del Babuino, quasi all’altezza di piazza del Popolo, c’è l’Hotel De Russie, storico albergo luxury della capitale, disegnato nei primi anni del XIX secolo dall’architetto Giuseppe Valadier, lo stesso che aveva ripensato l’attigua e magnifica Piazza del Popolo. Un hotel esclusivo, con un cocktail bar tra i più premiati d’Europa e un esteso parterre de rois che lo ha abitato nel corso della sua storia, a partire dalla casa imperiale russa, al principe Girolamo Napoleone (che vivrà al de Russie per morirvi nel 1891), a re Gustavo di Svezia, a Ferdinando e Boris di Bulgaria, insieme a scrittori, poeti, musicisti innamorati della città eterna, come Ernest Hemingway, Igor Stravinskij, Sergej Pavlovic Djaghilev o Pablo Picasso e Jean Cocteau, che vi soggiornarono nel febbraio del 1917 mentre erano a Roma per mettere in scena il primo balletto Cubista al mondo. L’Albergo di Russia, così chiamato dal principe Giovanni Torlonia, che ne fu il primo proprietario, con il suo immaginifico giardino segreto che lambisce il Pincio, anch’esso firmato dal Valadier, 2.800 metri quadrati di palme, piante rare, aranceti, alberi di tassi e rose antiche, con vialetti, terrazze, percorsi d’acqua e ninfei. Negli anni ’40, sarà occupato dai militari e vivrà un periodo di decadenza, ma dopo un parziale restauro, dal 1969 al 1993, diverrà sede della RAI, per poi tornare a risplendere nel 2000, dopo l’acquisizione di Roccoforte Hotels e il rilevante intervento a cura del designer e architetto Tommaso Ziffer e Olga Polizzi.
A pochi passi, al civico 199 di via del Babuino, accanto alla chiesa degli artisti, c’è l’occhialeria di Alessandro Spiezia, un luogo della romanità molto speciale, dove sono avvenuti incontri memorabili, tra cui quello con Papa Francesco. E’ il 10 marzo del 1967, quando Alessandro Spiezia facendo un debito di 10 milioni di lire, rileva il negozio di occhiali della signora Priotti, aperto nel 1921. Quella di quegli anni è una Roma che ha ancora le sue trattorie tipiche, dove gli artisti pagano il pranzo con un quadro, gli artigiani lavorano per strada, discutendo in romanesco, Little Tony canta Cuore matto, Don Backy Nell’immensità e alla sera si va al cinema a vedere L’armata Brancaleone, I soliti ignoti, Divorzio all’italiana. Un traguardo per il giovane, che si è preparato a lungo, ha studiato, ha appreso il mestiere in importanti occhialerie della città, animato da un’infinita passione per quella che si delinea come la sua professione. Ma i primi sette anni nessuna ristrutturazione, occorre ripagare il debito alla famiglia e avviare l’attività, facendosi la clientela e allora ecco i giornalisti della vicina RAI, le persone della zona e dei quartieri vicini, la gente di passaggio, ma anche l’aristocrazia, con le principesse da accogliere facendo il baciamano, che ordinano non uno, ma diversi paia di occhiali, per il pranzo, i cocktail, le serate a teatro e mandano l’autista a ritirarli.
Ma è anche una zona di scontri generazionali, non passa giorno che ci sia una manifestazione o un comizio e i ragazzi di destra con il cappotto e i Ray Ban modello Aviator, si contrappongono a quelli di sinistra con l’eskimo, le Clarks e i Persol. Mentre l’insegna anno dopo anno si afferma, quell’ottico, bravo, professionale, accogliente e dal carattere affabile, colpisce anche i personaggi del cinema e dello spettacolo e nascono autentiche amicizie. Fra i primi clienti c’è il regista Luigi Comencini, colto, serio, contenuto, seguito da Luigi Magni e Mario Monicelli. Si vedono Ira Furstenberg e Marella Caracciolo Agnelli, bellissime ed eteree. Viene quasi ogni giorno Federico Fellini, per fare due chiacchiere, per un saluto o per una battuta, ha conosciuto Spiezia e si è lasciato consigliare gli occhiali, li indosserà anche nel ’93, per recarsi a Hollywood a ritirare l’Oscar alla carriera. Viene l’affascinante Lucia Bosè, dopo la lunga storia d’amore con Walter Chiari e il matrimonio con il torero Luis Miguel Dominguín. Spiezia mette a disposizione dei clienti la sua esperienza e il suo gusto per il bello, riuscendo a intuire quale occhiale è più adatto allo stile e al viso dei clienti, ed ecco gli occhiali colorati a occhi di gatto per la bellissima Linda Christian e quelli tondi, sobri per la giovane figlia Romina Power. Gli occhiali da sole per Marcello Mastroianni, mentre tutti i tabloid parlano della sua relazione con Catherine Deneuve, la montatura leggera per Francis Ford Coppola, gli occhiali particolari e su misura per Lucio Dalla, le lenti colorate di Flavio Briatore.
“Quello che questo insieme di racconti potrebbe sembrare a prima vista è un viaggio in una Roma che non c’è più, ma in realtà è un vero e proprio manuale d’istruzioni per giovani intraprendenti” sottolinea Riccardo Rossi che, assieme a Liguori, ha curato la prefazione del libro, “leggere le fatiche, peraltro mai ritenute tali da Alessandro, indispensabili per costruire con le sue sole forze il successo della sua attività, potrebbe addirittura aprire uno squarcio nella fitta nebbia sulle incerte prospettive di alcune mal formate nuove generazioni”. La ricerca è uno dei principali ingredienti del mestiere dell’ottico, nuovi materiali, innovazioni tecniche, tendenze della moda, comportano uno scambio continuo che anima la settimana di Spiezia, che incontra anche l’ottico personale della regina Elisabetta, consolidando un’autentica amicizia. Spiezia ama il confronto, visita aziende e frequenta convegni, di cui in seguito sarà anche organizzatore, ricoprendo il ruolo di presidente nell’associazione nazionale di categoria, a cui seguiranno il riconoscimento dell’Associazione internazionale degli ottici (Ioa) e la carica di socio onorario della più antica associazione di ottici d’Inghilterra. La riapertura dell’Hotel De Russie nel 2000 gioverà al quartiere e confermerà l’autorevolezza di Spiezia, capace di essere a suo agio e dispensare professionalità, con persone comuni e personaggi famosi, mentre la galleria dei clienti si amplia sempre più. Chi passa dal Tridente vuole conoscerlo e lui mette tutto sé stesso nel valorizzare quei volti noti e meno noti. Il viso espressivo e gli occhi vivaci di Tom Hanks, che non verrà riconosciuto perché indossa il cappellino, ma poi scriverà una simpatica dedica. E ancora la montatura rettangolare in celluloide per Harvey Keitel, Cameron Diaz inseguita dai fans, gli occhiali a goccia e le lenti gialle per Rod Steiger, l’incontro con il presidente americano Bill Clinton insieme alla figlia Chelsea accompagnati dai body guard, che colpiti da quell’incontro faranno recapitare il giorno dopo due gemelli con lo stemma presidenziale. Mariah Carey con le guardie del corpo che debbono attendere fuori, perché nel piccolo negozio non c’è posto. David Sassoli, quando conduceva il TG1, che per il suo viso espressivo sceglierà occhiali leggeri, con la montatura sottile, a cui seguiranno i giornalisti Gianni Riotta e Massimo Franco.
“Tra il 1950 e il 1960 l’Ottica Spiezia è stato un luogo simbolo per i colleghi della redazione del Giornale Radio” ricorda l’amico e giornalista Luca Liguori, “Alessandro Spiezia è stato per noi giornalisti il consigliere per la giusta scelta di un buon paio d’occhiali da sole ma è stato anche un amico che ci accoglieva ogni volta con l’amabile sorriso di chi ha il piacere genuino di incontrare qualcuno, di sapere della sua salute, del suo impegno professionale, dei suoi problemi esistenziali. E, a giudicare dalla qualificata clientela che, a distanza di mezzo secolo, frequenta oggi l’Ottica Spiezia, la magia funziona ancora”.
La Roma di ieri e di oggi, attraverso la storia di un piccolo negozio e il dialogo con le persone più vicine ad Alessandro Spiezia, sua moglie Anna Maria, i figli Giancarlo e Luca, l’attore Riccardo Rossi, suo cliente e amico. Poi gli incontri con Papa Wojtyla, Papa Ratzinger e Papa Francesco, con cui ci sarà un’empatia speciale e nascerà un’amicizia. Papa Bergoglio verrà a far riparare gli occhiali non ad acquistarli, insistendo per pagare ciò che deve. La veste bianca, le scarpe nere da camminatore di città, lo sguardo fermo e pieno di pietà: “lui che ha colmato gli spazi deserti, che ha dato voce al silenzio, preoccupato e consapevole del tanto dolore e della paura collettivi, con Papa Francesco emerge la parte buona di noi, ti guarda negli occhi, sa ascoltare, ha una voce calda che parla al cuore” ricorda Spiezia.
ALESSANDRO SPIEZIA L’OTTICO CHE HA VISTO LA STORIA
Incontri speciali in una piccola bottega di occhiali
di Luisa Carla Redaelli
Prefazioni di Luca Liguori e Riccardo Rossi
Edizioni Minerva – Bologna 2022
minervaedizioni.com
Photo credits: ©Archivio Spiezia