BAROLO TERROIR: UVE, CRU, PERSONE, LUOGHI
L’ultimo libro scritto dall’orami consolidata coppia formata da Ian d’Agata e Michele Longo è tra le migliori, se non la migliore, fotografia di quelle che sono le Langhe oggi. Il volume, di ben 516 pagine, senza immagini e solo con qualche grafico, si presenta in due sezioni. Nella prima, più tecnico-scientifico, si mettono in rassegna i cloni di nebbioli, con grande enfasi sul Rosé, la storia del Barolo, la cronologia (date e tappe importanti), la topografia, il clima e la geologia.
La seconda parte, invece, rappresenta il vero e proprio cuore del libro, ogni singola MGA è raccontata da Ian, in prima persona, come una sorta di diario di bordo di quelli che sono stati i suoi viaggi nelle Langhe, memorie di assaggi presso i produttori che impreziosiscono il testo con i propri contributi. Come quelli di Veglio, Corino, Altare e Nadia Curto nell’Arborina e di Boglietti, Gigi Rosso e Roberto Conterno nell’Airone.
Leggendo la prefazione si capirà la genesi della stesura del libro, del suo obiettivo, il Barolo è il vino che ha spinto Ian d’Agata a iniziare la sua professione. Un trasporto per il nebbiolo iniziato da giovanissimo con un assaggio di un Barolo della Cantina Mascarello del 1971. Un sorso che ha tracciato il suo destino. Il libro racchiude pensieri, giudizi, di grande ricchezza con aneddoti che trasudano un vissuto impensabile.
La sorprendente profondità si evince dall’analisi delle MGA meno note, come Pisapola ad esempio, in zona Verduno. “I vini di Piasapola hanno elementi in comune con quelli di Monvigliero ma, come mi dice Fabio Alessandria, sono solitamente di colore più scuro […]. Per i miei gusti hanno anche meno peso al palato, ma sono piacevolmente accessibili in giovane età e profumati. Francamente, un buon barolo Pisapola non mi dispiace. Anzi, non mi dispiace affatto”.
Ma Ian stupisce anche per il suo mettersi in discussione, accade quando parala di Prabon: “è uno dei distretti viticoli più piccoli in assoluto, si trova nel territorio del comune di Serralunga. Naturale prolungamento di Gabutti, caratterizzato da una litologia simile a quella della Formazione di Lequio. Onestamente non ricordo se ho mai bevuto un Barolo di Prabon, o se ho provato Barolo aziendali prodotti con uve Prabon. Fino ad allora, mi riservo il giudizio”.
Il libro anticipa una seconda grande opera sempre a firma dei due autori, interamente dedicata al Barbaresco. Frattanto ci si gode questo immenso testo, che mancava, e che ogni amante del Barolo non può non avere in libreria.
Il libro è disponibile esclusivamente su Amazon
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