IL BOTTACCIO: DOLCE FAR NIENTE CON STILE
Un armonico mix di paesaggio, arte, arredi charmant, gusto: è il Relais & Châteaux Il Bottaccio , una piccola grande oasi di bellezza a Montignoso, ai piedi delle verdi colline di Forte dei Marmi. È posizionato tra la costa tirrenica e le Apuane, un “pezzetto di Alpi che si insinua negli Appennini, con il risultato di questo spettacolo speciale sotto gli occhi di tutti”, sottolinea Nino Mosca, il direttore chef della maison de charme di proprietà della famiglia D’Anna, tra cui Elio, imprenditore musicale, fondatore del gruppo Osanna (produttore tra l’altro di Zucchero Fornaciari).
Dalle sue parole si capisce bene come Mosca si sia innamorato irrimediabilmente del luogo e della sua atmosfera, da quando ci arrivò nei primi anni ’80 del secolo scorso: un colpo di fulmine per un “cittadino del Regno delle Due Sicilie” come si autodefinisce Nino; origine partenopee e amante della cucina in senso lato, a cominciare da quella tradizionale appresa dalla nonna. “Ricordo ancora quando mi mandava a comprare la pasta sfusa in bottega, spaghetti, rigorosamente, interi o spezzati, da usare per le sue profumate paste abbinate a legumi di ogni tipo”.

Nino Mosca
Brillano gli occhi, a Nino Mosca, laurea in scienze biologiche ma passione tra i fornelli: ha imparato il mestiere da autodidatta, senza corsi di chef superstellati o all’estero, magari a Parigi, apprendendo tutto sul campo. E “il campo” è la cucina de Il Bottaccio, un laboratorio in cui si respirava e si respirano arte, musica, idee e ispirazioni, che oggi delizia i palati più raffinati con pietanze in cui il Bottaccio Style parla di attenzione alle risorse naturali, alla pesca sostenibile, ai prodotti locali di questa fortunata porzione di terra toscana, tra mare e monti, in combinazioni che esaltano le fragranze marine e gli aromi dei boschi.
Una cucina mediterranea che prende forza anche dall’incontro con certi sapori lontani. Come il Risotto Madras in cui Nino Mosca armonizza porcini e scampi con un curry speciale di origine indiana, da gustare con bollicine robuste come quelle della Franciacorta. “Ingredienti che si sposano e parlano, raccontando storie ed emozionando palato e anima”, spiega lo chef per il quale è essenziale usare sempre spezie fresche (assolutamente no quelle secche), in un tripudio di peperoncino, timo, maggiorana, salvia, rosmarino, erba cipollina, da dosare in modo e quota opportuna.
Una cucina classica mediterranea innovativa dunque, che punta al rispetto degli alimenti usando tecniche come il sottovuoto e la bassa temperatura che non esistevano quando Il Bottaccio nasceva nel 1983 come “Ristorante con camere”.
Nel menù, ci sono i Fagottini di pasta fresca con ripieno di ricotta di bufala e provola affumicata, dipinti da un succo di pomodoro datterino cotto a 70 gradi a bagnomaria, senza ebollizione (da assaporare con un Fiano di Avellino o una Falanghina).
Tra i classici, da segnalare le Linguine del pastificio Di Martino, con vongole veraci e crema di gamberi, appena un velo, ottenuta con cipolle, timo, brandy e tutto frullato con crema di latte. Come dimenticare poi una semplice (si fa molto per dire) insalata di funghi porcini tagliati finissimi, conditi con olio extravergine di oliva (marchio Il Bottaccio, una produzione biodinamica by Mediterre), sale aromatizzato al limone, pepe del Madagascar, scaglie di parmigiano 32 mesi. Indimenticabile pure il filetto di cinghiale al mosto d’uva e vino Chianti (e qui ci vuole il Brunello di Montalcino). E in pasticceria, tra le meraviglie a disposizione che cambiano inseguendo i prodotti di stagione, a Il Bottaccio si può trovare la torta preparata con le mele tipiche lucchesi, una delizia, punto. Che dire della Bavarese con uva fragola con base di frangipane di mandorle? Le papille gustative tacciono, sono impegnate!
Se la gola dunque ha più che da soddisfarsi, anche gli altri sensi trovano il meglio nella maison (diventata nel 1988 parte del circuito d’eccellenza che contrassegna i Relais & Châteaux nel mondo): il suo attuale look è il risultato del sapiente recupero di un frantoio del settecento. Nelle sue 8 suite l’occhio si adagia non solo sugli arredi di impronta classica ma anche su pezzi di design e opere d’arte contemporanea, di artisti affermati e giovani talenti.
La creatività trova spazio ovunque valorizzata da materiali come cotto, legno, pietra, tanto marmo (più che mai tipici di qui), armadi costruiti con porte antiche, sedie “disegnate da noi”, ci tiene a sottolineare Nino Mosca.
Si è cercato di mantenere il più possibile l’atmosfera dell’antico frantoio: nella Royal Suite ad esempio da una delle macine è stata ricavata una originale vasca da bagno a pavimento di 2 metri di diametro.
E nella sala della piscina, l’ex vasca per pulire le olive, si mangia affascinati dalle travi di legno del soffitto, dai decori, dai mobili, con un occhio sul giardino tutto attorno, siepi di rosmarino e salvie, acacie, castagni, pioppi: c’è pure un percorso romano del VII secolo che porta alla rovina del Castello Aghinolfi.
Non può mancare una Health and Beauty Spa, ovvero Otzium Wellness, il dolce far niente concentrato su un’altra declinazione del benessere che a Il Bottaccio è una vera filosofia di vita.