LUIGI BOVERI, LE FORME DEL TIMORASSO

È una Casa-Cantina vissuta a mille – ogni singolo giorno – da trent’anni; dal 1992 la coppia formata da Germana Ciccotti e Luigi Boveri ha vissuto, e vive, per non vedere mai tramontare ma anzi mantenere luminosa la loro scelta coraggiosa che ha visto buttare il cuore oltre l’ostacolo per investire i propri risparmi cimentandosi, e con grande ardore, nel mondo del vino.  Vulcanica e passionale lei, più riservato e timido lui. Ciò che li accomuna è un grande cuore e un’appassionata ricerca del miglioramento continuo. Il vino è, per loro, il proemio di un progetto di vita e del territorio dei Colli Tortonesi, di cui loro stessi si possono definire attori coinvolti. I figli, Francesco, Matteo e Sara, sono un’ulteriore spinta per realizzare un progetto più grande.

Germana Ciccotti e Luigi Boveri

I sacrifici sono ripagati allo sguardo dei vigneti davanti alla cantina, circondati da un po’ di bosco. Nelle sere d’estate i primi filari in ombra  rendono chiara la tipologia di terreno e le uve coltivate dalla famiglia in ben 28 ettari nel comune di Costa Vescovato: 18 a bacca rossa e 10 a bacca bianca, Barbera e Timorasso soprattutto. Positivi e solari, i due grandi lavoratori-attori della storia di Luigi Boveri, dialogano tra le piante coltivate a guyot su terreni argillosi e calcarei – dedicati alla produzione del Timorasso – e più marnosi quelli adibiti ai vini rossi. Da un lato, in direzione della Liguria, terre bianche e antichissime, paghe di reperti fossili in cui raccogliere ancora qualche conchiglia; dall’altra terre più rosse, che rappresentano il 60% delle vigne coltivate in azienda. Una miscellanea di suoli che colorano gli orizzonti per creare in qualche angolo dei veri e propri pattern in cui risulta più complicato trovare una definizione rispetto alla ricerca, invece, di una timbrica e “individualità Luigi Boveri”, che negli ultimi anni si è resa più sistemica.

Lo si percepisce se si ha la fortuna di assaggiare in fila qualche annata di Filari di Timorasso, il Colli Tortonesi Doc Timorasso che si caratterizza per rotondità nel corpo, ampiezza e armonia tra componenti fruttate e floreali. Si scorge, poi, un senso di pacatezza, come quello di piccoli bambini che guardano al mondo con curiosità. Nell’annata 2020 dell’ultimo bianco appena introdotto sul mercato, c’è una timida ma presente nota di tiglio che nel tempo marcherà meglio il vino, un sorso che si accompagna a una acidità già piacevole. Con la 2017 l’azienda stupisce con un Timorasso di assoluta balsamicità, così fresco e dai toni alpini, che riporta quasi a un vino delle Dolomiti. Morbido, rettilineo, elegantissimo e avvolgente.

Nel 2016 si conferma – qualora ce ne fosse ancora bisogno  – la magia di un’annata perfetta, equilibrata, potenziata da una materia sostenuta da una tensione incessante. Nel 2015 e nel 2013 si apprezza una carnosità e un’evoluzione del Timorasso che inizia a virare sugli idrocarburi. Sensazioni che ricordano in prima battuta un Riesling, nel quale si inerisce una goccia di nocciola a rendere più netta la percezione della dolcezza. Con la 2011 si arriva invece a uno dei vini più buoni e personali mai realizzati da Luigi Boveri, sia per la definizione del frutto che per la sua meravigliosa e indispensabile freschezza, tra echi di biancospino, magnolia e mandorlo. Un’ultima descrizione che non vuole prevalere sull’intero periodare costruito su emozioni disinvolte nate dall’ascolto di una bella storia del vino.

 

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