CASTELLO DI VICARELLO: STILE MILANESE, FASCINO TOSCANO

Quando dava le spalle alla stazione di Porta Genova, a Milano, sentiva i fischi dei treni e i passi rapidi della gente. Aurora imboccava corso Genova, quella via che racchiude in sé le metamorfosi di una città come Milano, che vira in scenografica sfumatura dai fruttivendoli aggrappati ai marciapiedi delle periferie fino alla lucentezza della Madonnina, passando per i palazzi storici, i cortili nascosti, i balconi in ferro battuto e le persiane verdi o azzurrine, con un occhio che fugge alla Darsena e la colonna sonora sferragliata dei tram. Molte idee per le sue creazioni forse nascevano anche da lì, dai mille colori di una città cangiante per natura più che per abito. Di abiti, del resto, si occupava lei, Aurora Baccheschi Berti. In corso Genova c’era il suo showroom, là dove oggi sorge una delle tante forme che ha assunto il suo presente.

Ad un certo punto della sua vita Aurora incontrò Carlo Baccheschi Berti, e lì tutto cambiò. Trascorsero diversi anni in Indonesia e poi tornarono qui, in Italia. Si imbatterono in un Castello del XII secolo, nella Maremma di Poggi del Sasso, e lo acquistarono. Restaurato e fatto rivivere, il Castello di Vicarello divenne la nuova casa, per loro e per i loro tre figli, Brando, Neri e Corso. E lo è tutt’ora, specialmente per i tre fratelli, che gestiscono in autonomia l’azienda, composta da vigna, terreno agricolo e struttura ricettiva nel Castello.

Brando Baccheschi Berti

I sei ettari vitati sono suddivisi in tre vigne – Vigna del Castello, Poggio Vico e Vigna Anfiteatro – coltivate a Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Petit Verdot, Sangiovese e un perfetto quanto outsider Malbec. Attualmente la produzione comprende quattro etichette, dove c’è spazio per la Toscana terrosa del Sangiovese e per quella più espansiva del Supertuscan, accomodando il gusto degli indecisi in un taglio di varietà internazionali e omaggiando la sfrontatezza di un argentino trapiantato in Maremma.

Ulivi, orto, una gran fetta di bosco a circondare l’azienda e le vigne coltivate ad alberello toscano: questa è la forma dell’azienda vitivinicola Castello di Vicarello, che solo “vino” non è. Castello di Vicarello è infatti anche ospitalità di lusso, dove l’eleganza della struttura e dei suoi servizi si armonizza perfettamente alla ruralità del luogo, al respiro della terra.

Il Castello si compone di 9 suite, con un prezzo variabile da 800 fino a 2000 euro a notte. Relax, buon cibo e ottimo vino sono garantiti, così come la bellezza manifesta in ogni angolo e servizi di vario genere, quali i tour in e-bike per la campagna maremmana, le passeggiate a cavallo, le escursioni a piedi e un pacificante tempo da trascorrere alla spa.

La famiglia Baccheschi Berti, tuttavia, è poco incline alla sosta. Se Aurora e Carlo oggi si trovano in Grecia, a seguire l’attività di ristorazione avviata recentemente in loco, i tre fratelli danno il benvenuto a un’altra attività ricettiva, sita proprio dove un tempo venivano esposte le creazioni sartoriali di Aurora. Quell’affezionato showroom dove tutto ebbe inizio oggi risponde al nome di Vico Milano. Al numero 11 di corso Genova, nascosto in un interno fra l’abbraccio di un’ex corte tradizionale milanese, Vico vive di 7 camere, tutte create con una certa – comprensibile – attenzione verso i dettagli di design.

Eleganza è l’unica e sola parola d’ordine, capace di racchiudere dentro uno stile poliedrico due luoghi distanti e tessuti nei contrasti: la solare Toscana e la chiassosa Milano, estremi di un’attività di famiglia che ripropone il proprio stile elegante ovunque, anche in terre così apparentemente distanti, così velatamente animate da contraddizioni. Quella ruvida Toscana e quella timida Milano.

 

DEGUSTAZIONE

 

MERAH 2018

“Merah” in indonesiano significa “rosso”, omaggio a quel tempo che Aurora e Carlo vissero a Bali. Sangiovese in purezza, scattante, dritto, fatto per la compagnia. Fu un progetto di Brando, che desiderava valorizzare il tradizionalissimo vitigno toscano in un’accezione di piacevolezza. Il naso è improntato sul frutto, con ricordi di fragola e di prugna; una traccia scura ci riporta alla trama varietale, che ammicca al tabacco e alla terra silvestre. Il sorso è omogeneo, equilibrato e freschissimo, con quel tipico tannino da Sangiovese – suo marchio di fabbrica – in evidenza ma non preponderante.

 

POGGIO VICO 2019

Malbec, interamente. Fu Carlo, innamoratosi di Bordeaux e Mendoza, a voler trapiantare qui le prime barbatelle. Oggi Poggio Vico è un vino dal naso scuro e speziato, che ricorda il tabacco, il pepe e il caffè nero. La bocca è certamente tannica ma al contempo è spessa, materica e il sorso è fresco. È un vino esuberante in ogni suo tratto. Ma è proprio questo che lo rende così coinvolgente.

 

TERRE DI VICO 2015

Sangiovese, in prevalenza, seguito da Merlot e Cabernet Franc. Terre di Vico incarna il vino spesso ma di grandissima pulizia, strabordante nella personalità ma precisissimo nel sorso. Naso di confettura di more, naso di ciliegia matura; torna anche in questo profumo la nota del caffè, con uno sfondo mentolato modellato dal tempo in bottiglia. La bocca è materica, dall’ottimo profilo tannico e grandissima freschezza.

 

CASTELLO DI VICARELLO 2015

Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon si ripartiscono equamente il protagonismo, scortate da una piccola percentuale di Petit Verdot. Tutte le uve che entrano nel blend di Castello di Vico, vino di punta dell’azienda, provengono da un unico appezzamento, la Vigna del Castello. Il naso è scuro, denso ma anche dotato di croccantezza, di un giovanile tratto vinoso che pare proporre il frutto ancora così com’è. Amarena, mentuccia selvatica e scorza d’arancia dipingono i tratti principali di un profumo che trova conferma di complessità al gusto, dove un sorso avvolgente, morbido e al contempo fresco ed elegantemente tannico, sfuma su un’eco di tabacco.

 

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