POLTU QUATU, FATATO ANGOLO SARDO
Possibile che un piccolo fiordo sconosciuto diventi una località ultrachic? Assolutamente sì, se si tratta di Poltu Quatu. In dialetto gallurese significa “porto nascosto”, e lo è davvero, perché una fittissima vegetazione rende invisibile la cittadina dall’esterno. Una volta era solo un fiordo incredibilmente bello e totalmente sconosciuto al nord della Sardegna, sito tra Porto Cervo e Baja Sardinia. Ma nel 1987, grazie ad una mirabile intuizione di Antonio Pulcini, un importante costruttore romano, qui è nato Poltu Quatu, un approdo per le piccole imbarcazioni, ispirato ad un antico borgo marinaro. Questo piccolo angolo di paradiso nella macchia mediterranea si affaccia sull’Arcipelago della Maddalena. Deliziose casette bianche arroccate, vicoli stretti, un’ampia piazza e una dozzina circa di residenti fissi: in sostanza è questo Poltu Quatu, che in estate, invece, si trasforma, attirando lussuosi yacht e diventando meta per il jet set.
Il canale naturale che forma il porto, capace di ospitare fino a 350 imbarcazioni di 50 m, è circondato da pareti di roccia granitica ricoperte da una vegetazione molto fitta. Una roccia che domina la baia si chiama Orso grazie alla somiglianza con l’animale, e dà il nome alla Marina. Di notte è sempre illuminata, e guai se va via la corrente.
Proprio qui nel 2002 è stato costruito, sempre dal Gruppo Pulcini, il Grand Hotel Poltu Quatu, ispirato all’idea di trasformare il villaggio di pescatori in un’esclusiva location di lusso senza sconvolgere l’architettura tipicamente sarda. L’hotel 5 stelle, parte del marchio Preferred Hotels and Resorts, occupa la gran parte del borgo e vanta 143 tra camere e suite, 66 appartamenti riservati, diversi ristoranti e bar, una piscina, una spa e un centro fitness. A Poltu Quatu tutto è a portata di mano, dalla promenade con boutique e locali fino al porto turistico privato Marina dell’Orso, come se fosse un prezioso scrigno pieno di gioielli, che di notte si illuminano di magia.
Quando si arriva a Poltu Quatu si ha una sensazione di entrare in un mondo fatato. Case bianche, basse, quasi nascoste tra il verde della vegetazione e il viola sgargiante delle buganvillee. L’ingresso dell’hotel è camuffato da un pergolato fitto, ma appena si entra, ci si trova in un’enorme lounge bianca dal soffitto a volta, quasi una grotta da mille e una notte. Le insolite linee sinuose e i mosaici colorati qua e là, ma anche in piscina e nella spa in stile Gaudì, fanno la differenza, aggiungendo un che di fiabesco alla struttura già bellissima di suo. Le camere, tutte bianche, luminose e confortevoli, si affacciano soprattutto sulla piscina o sul giardino, ma se siete fortunati e avete una delle suite, potrete godere di una spettacolare vista sul porto.
Quest’anno a Poltu Quatu ci sono parecchie novità: 20 nuove camere totalmente ristrutturate, proposte enogastronomiche rinnovate – in particolare al ristorante Tanit e alla Terrace du Port Champagnerie, Cave & Winery – terrazze con vista sul fiordo dove godere di un panorama mozzafiato, degustando le specialità della cultura enogastronomica locale e internazionale, 3 nuovi campi da padel, ai quali si aggiungono la pizzeria di prossima apertura e la spiaggia privata per gli ospiti a Liscia Ruja, a qualche chilometro di distanza.
E se è bello uscire da questo incantevole borgo di giorno per visitare i dintorni o passare qualche ora di spiensieratezza sulla spiaggia bianca, tornarci la sera in un mondo fatato è un piacere indescrivibile. Un signature cocktail prima di cena su una terrazza panoramica, aspettando il tramonto, è d’obbligo. C’è solo l’imbarazzo della scelta: Poltu Quatu, anche se è piccolo, offre davvero tante possibilità. Si può sbizzarrirsi tra il cibo messicano e il churrasco brasiliano, il sushi e il bacaro veneto, ma il migliore resta sempre Tanit, Fine Restaurant aperto nel lontano 1987.
Tanit gode di una posizione unica sul fiordo, pieno di bellissime barche, che di sera si colora di mille sfumature del tramonto e offre un’impeccabile cucina di tradizione sarda, specialmente a base di pesce. Prodotti locali, la cui eccellenza non esige molta trasformazione, ma tanto rispetto. Lo sa benissimo lo chef Dennis Mulé, rientrato al Tanit da Londra, supportato in sala dal direttore Nicola Giorgio, anche lui di rientro in Italia dopo una lunga esperienza alla direzione di ristoranti di lusso in Brasile. Dalla cucina di Denis escono piatti puliti e lineari, dai sapori ben definiti e non “contaminati” da troppe salse e inutili fronzoli, capaci di soddisfare i palati più raffinati.
Il menù offre una gran varietà di crudi di mare e diversi tipi di caviale. Invitanti gli antipasti, tra i quali spiccano ceviche con coriandolo fresco e mais croccante, bottarga di muggine con sedano e pecorino o gamberi rossi crudi locali con burrata, salicornia e limone. I primi piatti saporiti che prevedono combinazioni particolari come gli gnocchi dorati con cozze su crema leggera di pecorino, gli spaghetti Tanit con gamberi rossi, zucchine, rucola e pachino oppure la tradizionale pasta “lorighittas” con pesto, tartare di pomodoro secco su battuta di burrata. Ampia la scelta tra pesci e crostacei, che si affida al pescato del giorno, aragoste locali, o pesce pregiato in crosta di sottilissime patate con un cocktail di verdure. Anche le carni non deludono, specie il classico maialino croccante al finocchietto selvatico o le costine di agnello e foie gras, così come la selezione di formaggi accompagnata da mostarde.

Cernia a bassa temperatura purea di patate al nero di seppia alghe wakame al sesamo e gambero rosso scottato
La carta di vini è una vera collezione di Champagne pregiati e etichette importanti italiane ed estere. E se la magia di Tanit non vuole lasciarvi, fermatevi per un dopo cena su la Terrace du Port Champagnerie, Cave & Winery, la terrazza con vista sul fiordo per un drink creato ad hoc dal barman Marcello Cabiddu.