EPOPEA BEAM, NEL CUORE DEL KENTUCKY

Quella della famiglia Beam è una storia antica e affascinante che parte dal Kentucky dopo la metà del 1700.  Erano anni difficili, mossi da cambiamenti politici improvvisi, che videro i primi coloni europei insediarsi negli spazi sconfinati di un territorio ancora totalmente incontaminato ricco di alberi, risorse naturali, fiumi e fauna selvatica. Un luogo ideale per crearsi una nuova vita.

Nelle tante tradizioni delle famiglie scozzesi, irlandesi e inglesi giunte fin là c’era sicuramente quella della distillazione. Infatti, è nell’ultimo ventennio di quel secolo che molto probabilmente iniziarono le prime sperimentazioni di distillazione (direttamente derivate dalle ricette di acqueviti prodotte nei paesi d’origine). Il primo whiskey prodotto probabilmente fino ai primi del 1800, tra le Bluegrass esterne e le Eden Shale Hills, era più simile a un rye whiskey. Il Bourbon arriverà più tardi e molto rapidamente sostituirà il rye in tutto il Kentucky grazie alla maggiore facilità di coltivazione e di reperimento del mais.

Per riuscire a comprendere meglio tutto questo c’è l’avventurosa storia di Jacob Beam, famiglia di origine tedesca, che proprio con la ricetta del padre inizia a produrre il suo primissimo whiskey distillato attraverso i log, primordiali alambicchi di legno. Era il 1795 quando riuscì a vendere i primi barili che chiamò Old Jack Beam. Nel Kentucky di quegli anni, passato dal controllo francese a quello inglese per poi arrivare all’indipendenza come quindicesimo stato degli Stati Uniti d’America, inizia una vera e propria rivoluzione nel mondo della distillazione che porterà il Bourbon a divenire nel tempo quel distillato che meglio rappresenterà il whiskey a stelle e strisce.

Tutto cambia in fretta, infatti, in pochi decenni si abbandoneranno i logs per utilizzare i nuovi macchinari in rame capaci di garantire un’altissima qualità attraverso la distillazione continua da poco inventata in Irlanda da Coffey. Con il lavoro di David, di suo figlio Joseph e di suo nipote Minor Case anche la famiglia Beam seguirà i nuovi processi produttivi innovando e innalzando sempre più la qualità dei suoi prodotti. Nel 1872 tutto cambia. Dalla fusione di due storie familiari, quella dei Beam e quella dei Dant, e di due importanti aziende, la Minor Case Beam Distillery e la Cold Spring, nasce una nuova realtà produttiva. È la Yellowstone Distillery che prese il nome dal primo Parco Naturale al mondo (appena inaugurato dal presidente Grant) e che diverrà il simbolo del bourbon americano. Minor Case e il figlio Guy con tanta fatica porteranno l’attività fuori dagli anni difficili del Proibizionismo.

Stephen Beam

Tutto questo ci viene raccontato direttamente da Stephen Beam, ultima di sette generazioni di maestri distillatori. Nel 2010, insieme al fratello James Paul, decidono di tornare in pista aprendo una nuova distilleria, la Limestone Branch Distillery, che alcuni anni dopo gli permetterà di riprendersi il brend Yellowstone, acquisito dal gruppo LuxCo negli anni Sessanta. La grande passione e l’enorme esperienza fatta soprattutto da Steve, oggi Master Distiller, ha consentito ai fratelli di Beam di ideare nuovi whiskey assolutamente unici. Il ritrovamento del quaderno con l’antica ricetta di famiglia e la scatola contenente gli autentici lieviti usati dal loro bisnonno nel 1800 sono stati i momenti focali per il ritorno del marchio a livelli di assoluta importanza. Infatti, dopo alcuni decenni di assoluto anonimato, grazie a un lavoro infaticabile ed entusiasmante, oggi ha ritrovato la grandezza di una volta (fino alla cessione alla LuxCo era il prodotto più venduto in Kentacky).

Scemati i vapori dei tanti alambicchi, a dar ulteriore lustro al bourbon Yellowstone c’è una scelta di grande sensibilità ambientale. I fratelli Beam destinano parte dei ricavi delle vendite al mantenimento dello Yellowstone National Park, mostrando particolare attenzione per la storia familiare e forte rispetto per l’ambiente.

 

 

DEGUSTAZIONE

 

Yellowstone Select

46,5°

Kentucky Straight Bourbon Whiskey

Zona di produzione: Lebanon – Nelson County; materia prima: base fermentata di cereali (mais 75%, malto d’orzo 12% e segale 13%.) mix di prodotti con diversa maturazione; invecchiamento: 4-7 anni in botti di quercia bianca americana.

Alla vista si presenta con un deciso colore ambrato. Al naso note di spezie scure e pelli lavorate con un intermezzo di sentori di frutta e ciliegie mature. Al palato il gusto è un mix ben riuscito tra le note di grano provenienti dai whiskey di quattro anni e quelle di legno proprie dei whiskey invecchiati sette anni. L’assaggio risulta pieno e appagante con sentore di caramello e spezie in armonia con l’olfatto. L’alcol è importante ma mai eccessivo e rende l’assaggio piacevole e di grande eleganza.

 

Yellowstone

56°

American Single Malt Whiskey

Zona di produzione: Lebanon – Nelson County; materia prima: malto e acqua; invecchiamento: 4 anni in botti nuove di rovere americano tostate.

Alla vista è di colore ambrato caldo e brillante. Al naso l’approccio è floreale di piccoli fiori gialli, fiori di pesco e dolce di miele. Al palato è pieno e complesso con note di frutta dolce, dattero e fico disidratato. Alla dolcezza segue una percezione estremamente speziata, boisé, con finale fresco di menta.

 

Minor Case

45°

Straight Rye Whiskey single malt

Zona di produzione: Lebanon – Nelson County; materia prima: 51% di segale (il minimo per potersi chiamare Rye), 45% mais e il 4% di malto d’orzo; invecchiamento: due anni in botti di quercia americana e affinamento in botti di Sherry, in particolare il Meier’s #44 prodotto in Ohio (il cream preferito del Presidente John Fitzgerald Kennedy).

È un omaggio a Minor Case Beam, bisnonno di Steve e Paul e quarto nella scala generazionale. Alla vista è di colore ambrato scuro e caldo. Al palato si avverte un piacevolissimo e accattivante profumo con note dolci di burro e caramella mou. Al palato è pieno e complesso con percezione inequivocabile di caramello, a tratti dolce ma anche leggermente tostato. Persistenza decisamente importante, non sfugge l’affiancamento alle note caramellose del passaggio nelle botti di quel cream sherry capace di ricordare frutta secca e cioccolata.

 

 

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