BORDEAUX, LA CITTÀ DEGLI UOMINI E DEL VINO

Non sono ancora le quindici e abbiamo già superato i 25000 passi. Del resto chi conosce Bordeaux sa che la città più dinamica e tranquilla di Francia o la si gira a piedi, o in bicicletta, oppure, con gli efficientissimi mezzi pubblici. Non potrebbe essere altrimenti nella città giardino, in cui la natura si manifesta attraverso parchi, spazi verdi attrezzati, piste ciclabili e pedonali, in particolare lungo le sponde del fiume Garonna che attraversa l’abitato.

La capitale della Francia sud-occidentale, l’antica Guascogna, che Stendhal definì “la più bella città francese” è sinonimo di eccellente qualità di vita. Non a caso, sempre più frequentemente, i parigini la scelgono per abitarvi. Bordeaux è un mix perfetto di avveniristiche costruzioni, natura e storiche dimore affacciate lungo il fiume. Il tutto reso ancora più attraente dalla straordinaria effervescenza culturale, dall’eccellente cucina d’autore e, ovviamente, dal vino conosciuto in tutto il mondo. Lo sanno bene gli inglesi che barattavano le pietre dei selciati di cui è ancora piena la città, in cambio di botti del prelibato nettare (per trecento anni fu filoinglese per effetto del matrimonio di Eleonora d’Aquitania con Enrico II Re d’Inghilterra). La “Bella addormentata” come spesso veniva definita Bordeaux, è davvero uno spaccato di bellezza classica e neoclassica, patrimonio mondiale dell’Unesco dal 2007. La zona storica si estende per 1.810 ettari, quasi la metà della superficie totale cittadina, il tutto riportato a nuova vita, grazie allo straordinario lavoro di restauro delle facciate, alla sistemazione del lungofiume e, persino, alla messa in opera di modernissimi tram alimentati direttamente dal suolo.

Vi sono oltre 350 edifici classificati o, iscritti come monumenti storici di cui, tre edifici religiosi, inseriti nel Patrimonio Mondiale dal 1998 e che fanno parte del cammino di Santiago di Compostela. Michel Eyquem de Montaigne, nato a Bordeaux il 28 febbraio 1533, oltre ad essere stato illuminato sindaco, è ricordato come uno dei più illustri cittadini. Scrittore, filosofo e politico, è considerato tra i più importanti pensatori liberi del 500. Scrisse “I Saggi” in cui analizzava la condizione umana nella quotidianità. I suoi scritti furono proibiti per decenni sia dal papato che dai calvinisti perché considerati “licenziosi ed empi”, nonché promotori dell’ateismo. In verità, i suoi scritti, denotano una visione assolutamente avveniristica per quei tempi: “Il valore della vita non risiede nel numero dei giorni, ma nell’uso che ne facciamo… La soddisfazione non dipende dal numero degli anni vissuti, ma dalla volontà”: E ancora estremamente attuale, “lasciateci dare una possibilità alla natura, perché sa il fatto suo meglio di noi”. Cammino lungo la passeggiata di oltre quattro km che costeggia il fiume Garonne e penso al grande filosofo e alla frase che mi ha colpito maggiormente “bisognerebbe sempre avere gli stivali ai piedi e star pronti ad andare”. Io sto andando, sto esplorando, sto scoprendo in questo viaggio davvero emblematico.

Il fiume è il cuore pulsante della città e divide nettamente la “rive gauche dalla rive droite”: da una parte esistevano magazzini, cantieri navali, rimesse e fabbriche che oggi hanno il volto di moderni agglomerati, quartieri residenziali, centri culturali e di socializzazione votati alla filosofia “green”. Dall’altra, sulla sponda sinistra, i grandi palazzi, i monumenti, le chiese e i vicoli del centro storico. Sino al 1810 per passare da una riva all’altra si usavano solo le imbarcazioni poi, Napoleone fece costruire “contro venti e maree”, il Ponte Napoleone lungo 487 metri con 17 arcate. Ma Bordeaux, che non ama essere sottomessa, lo ribattezzò semplicemente il Ponte di pietra. Oggi la star incontrastata è il ponte Jaques-Chaban-Delmas costruito più a valle. Si solleva verticalmente al passaggio delle grandi navi ed è un capolavoro della tecnologia. Tra il lungofiume e gli orti all’aperto, è obbligatorio fermarsi al Miroir, un enorme specchio d’acqua profonda due centimetri creato meno di vent’anni fa dall’architetto paesaggista Michel Corajoud. L’effetto “Miroir” è davvero originale, con gli edifici monumentali di Place de la Bourse che si riflettono perfettamente nell’acqua.

Bordeaux è universalmente riconosciuta come la terra di alcuni dei vini più famosi al mondo. Un patrimonio viticolo d’eccellenza, sinonimo di qualità innovazione e stile. Connubio perfetto di vino e modernità che si riflette nelle ardite forme architettoniche di cantine come Château Les Carmes Haut-Brion, ideata da Philip Stark e Luc Arséne-Henry, o Château Cheval Blanc creata da Christian de Portzamparc. Il vino e la sua storia è il fulcro culturale della Città del Vino, uno spazio espositivo di 3000 mq dedicato al mondo del vino attraverso esperienze sensoriali e percorsi interattivi per approfondire, in modo innovativo, origini, cultura, storia e tradizioni. Gli architetti dell’agenzia XTU, hanno ideato una forma contemporanea (sembra un decanter), che si avvolge nel suo interno quasi come per rappresentare una città (cité) nella città e, che esprima, il legame del vino con Bordeaux e la Garonne.

Recuperare spazi, trasformare edifici fatiscenti in nuovi centri di coesione, socializzazione e cultura. È la storia dello straordinario Bassins de Lumières. L’ex base sottomarina tedesca ed italiana della Seconda Guerra Mondiale trasformata, dopo attenti restauri interni, nel centro d’arte digitale più grande al mondo. Un’esperienza contemplativa, tra arte, scienza e tecnologia tra gli ex bacini di carenaggio degli U-boot. Camminando con il naso all’insù lungo i vicoli del centro storico, l’attenzione si concentra su una piccola targa incastonata in un muro d’epoca dedicata a Flora Tristan, autentica pioniera del femminismo e antesignana della lotta di classe. Flora era la nonna di Paul Gouguin anche se morì prima che lui nascesse, in comune avevano il gusto dell’avventura e l’insofferenza per la vita borghese, di lei il grande pittore scrisse: “Mia nonna era una gran donna. Dicevano che aveva genio…Ella inventò un sacco di storie socialiste. Gli operai riconoscenti le hanno elevato un monumento nel cimitero di Bordeaux”.

Alla fine la macchina è servita per spostarci verso la costa. La meta è l’elegante località balneare di Arcachon creata nel 1841 dai fratelli Pereire che, oltre ad essere banchieri, erano i proprietari della ferrovia del Midi. A quel tempo decisero di trasformare la spiaggia e l’entroterra dall’aria buona, in un luogo di villeggiatura per curare la tubercolosi. Costruirono 360 ville sulla collina chiamando il complesso Ville d’Hiver, fu costruito anche l’osservatorio in ferro di Sainte Cécile cui partecipò anche il giovane Gustave Eiffel. Ma la ricchezza di questa zona è l’immensa laguna in cui si coltivano le ostriche. Prima di navigarla in compagnia del Capitano Laurent, decidiamo di salire sulle meravigliose dune di sabbia finissima che si estendono per oltre 3 chilometri tra la foresta e il mare.

Si chiamano Le dune du Pilat e, sono le più alte d’Europa con oltre 110 metri. Dall’alto lo sguardo spazia libero e la laguna, racchiusa dai 90 km della penisola, si staglia in tutta la sua bellezza. Ora navighiamo seguendo i canali che si formano durante la bassa marea. Laurent conosce molto bene i percorsi migliori e la sua imbarcazione segue sicura tra i filari di ostriche. Spiagge isolate, ville da sogno sono la nota immutabile di un “buen retiro” per molti vip internazionali. Noi ci accontentiamo dell’immenso piatto di freschissime ostriche che magicamente compaiono da sottocoperta.

Ma certo le sorprese non sono finite, in questa giornata primaverile di inizio aprile, perché quando attracchiamo nel piccolo villaggio di pescatori di Le Molleau ci aspetta Fabrice che mi porta con la sua barca pontone direttamente sui filari del prezioso mollusco. Fabrice solleva dall’acqua una cassa, pulisce una decina di ostriche e le apre per me. Più fresche di così. Un tramonto alla Monet è l’ultimo tocco di magia. Mi siedo sulla soffice arena in silenzio, ripensando alla giornata passata, poco dopo un cane si accuccia vicino, mi guarda, scodinzolando la coda. Sorrido e il pensiero corre a Flora Tristan all’energica donna che un giorno scrisse: “Due cose mi stupiscono, l’intelligenza delle bestie e la bestialità degli uomini”.

 

 

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Photo credits: Mauro Parmesani