OMAN, DESERTO E IMMENSITÀ
Le ultime luci di un tramonto infuocato dipingono l’accampamento. Il riverbero delle lampade a petrolio disegnano le sagome delle candide tende e ispirano pensieri profondi. Seduto sulla sabbia, ormai fresca, osservo la magica atmosfera dell’avamposto umano nell’immensità di dune ondulate. Intorno solo silenzio, silenzio per far riposare l’anima e per comprendere quanto profondo esso sia, “Chi non conosce il silenzio del deserto, non conosce il silenzio” recita un proverbio beduino. E io sono lì, seduto su quella duna di sabbia nell’immenso Sharqiyah Sands che si estende, nel cuore dell’affascinante Sultanato Omanita, per poco meno di 200 km, dal villaggio di Bidiyah, sino al mare. “E poi il deserto, non riuscivo a dire dove finiva il cielo e cominciava la terra”, non bisogna essere Forrest Gump per rimanere impressionati dal fascino di una terra senza tempo.

Al Hawiyyah, Eco-tent Desert Magic Camps
Il Magic Fix Camp è una piccola oasi di piacere e di comodità nel nulla. Un’oasi di una dozzina di tende, una cucina ricercata e immenso spazio tutto per sé. “Mi è sempre piaciuto il deserto” scriveva Antoine de Saint Exupery, “non si vede e si sente nulla, tuttavia qualcosa risplende nel silenzio”. Ciò che risplende nel Magic Camp è l’amore che gli omaniti dimostrano per il deserto e la capacità di vivere in simbiosi con esso.

Al Hawiyyah, Eco-tent Desert Magic Camps
Lo sanno bene gli uomini e donne Wahiba, la principale tribù che vive in queste lande desolate, assieme ad altre tribù Amri. Camminare tra queste onde di sabbia è come compiere un viaggio a ritroso verso sé stessi, induce alla riflessione e ci si sente più vicino al respiro possente di Allah. “Fate che il vostro spirito vi porti sempre ad andare avanti per scoprire il mondo, con le sue stranezze e le sue meraviglie. Scoprirlo significherà, amarlo” come non essere d’accordo con le parole del grande poeta aforista libanese Khalil Gibran. Ed è per questo che siamo già in viaggio.

Alila Jabal Akhdar
Lasciato il deserto alle nostre spalle, seguiamo strade asfaltate che, in breve, ci portano sui primi contrafforti delle montagne Al Jabal Al Akhdar, la nostra meta è l’elegante resort Alila Jabal Akhdar. Un nido d’aquila a 2000 metri d’altezza tra picchi montuosi, canyon e gole profonde di rara bellezza. È un mondo a sé Alila, costruzioni ecocompatibili che si confondono con le rocce che toccano il cielo, un eleganza rigorosa e affascinante che avvolge il visitatore rendendolo partecipe della magnificenza del posto. Lunga la ripida parete che, come un balcone si faccia nel vuoto, si estende la via ferrata per un emozionante scalata da brividi, accompagnati dalle valenti guide, ovviamente in tutta sicurezza. Nel punto più remoto del resort, su uno sperone di roccia affacciato nel vuoto, alcuni ospiti, in rigoroso silenzio, sono intenti nelle evoluzioni yoga che un maestro indiano impartisce loro mentre, poco sotto, un’aquila anatraia, volteggia in cerca di una preda da colpire. La quiete di un luogo così vicino al cielo indurrebbe al riposo, ma noi, rinvigoriti nello spirito e sempre animati dal sacro fuoco della scoperta, proseguiamo verso una nuova meta.

Nizwa, Nizwa Fort
Siamo a Nizwa la vecchia capitale, con lo straordinario omonimo forte del XVII secolo, fatto erigere dall’Imam Sultano bin Saif al-arabi, eroe della cacciata portoghese dal territorio dell’Oman nel 1650. Ingegnosa e immensa la torre che domina la cittadina, il vasto palmeto e il souk: i costruttori avevano disseminato di trappole, botole e orifizi i gradini che portano alla sommità per renderne impossibile la conquista. Restaurato nel 1998, il forte accoglie esposizioni storiche del Sultanato. Ai piedi del forte si estende il caratteristico souk con le botteghe che vendono i souvenir più caratteristici, primo fra tutti il prezioso incenso. È con l’aiuto della nostra guida Aziz e del suo amico Isacco, proprietario del Bazaar Beautiful Nizwa antiques & Gift che approfondiamo la conoscenza di questa preziosa resina, ricavata dagli alberi di Boswellia Sacra dell’Oman. Incensi di pura resina naturale di Frankincenso Boswellia sacra Green e Al Hojari verde, bianco e giallo, le più ricche di Acido Boswellico AKBA, di Pinene e di incensole acetato.

Nizwa, Museo Manah Oman Through the times
Per immergersi nella storia e nella cultura dell’Oman, obbligatoria la visita nell’avveniristico e tecnologico Oman Across Ages Museum, ispirato alle montagne dell’Hajar. Un museo interattivo per capire la storia e la geografica del Sultanato sin dai tempi preistorici. Nei padiglioni High-Tech si estendono 61 chilometri di cavi in fibra ottica, 21 chilometri di cavi audio-video che garantiscono la visione di 310 mostre video e 1.200 schermi interattivi, 2D e 3D, oltre a 1.300 reperti antichi, 80 repliche, 500 pannelli di testo e disegni, 150 vetrine. “Sono uomini arditi e coraggiosi, che seguono il rito ibadita” scriveva degli omaniti il grande viaggiatore marocchino Ibn Battuta e, in questo magnifico museo, ne abbiamo la prova inconfutabile.

Muscat, antico porto e le fortezze difensive
Riprendiamo il nostro itinerario percorrendo l’autostrada che si insinua lungo il range montagnoso dell’All Hajar Ash Sharqui, ci attende la capitale Muscat o Mascate, là da dove tutto era iniziato. Dal suo porto antico da cui partirono i sambuchi colonizzando la costa africana sino alla mitica Zang-i bar, la terra dei neri, l’odierna Zanzibar. Muscat conserva intatto il fascino misterioso della città di frontiera, incastonata tra brulle montagne e il mare, rappresenta la sintesi perfetta del Sultanato, ancorato alle tradizioni secolari e alla forte identità culturale ma, proiettato nel progresso e nello sviluppo economico. “Lasciando quel mare, fummo per breve tempo in vista di Mascate… Ne ammirai lo strano aspetto, in mezzo agli scogli neri che l’attorniano, e sui quali spicca il bianco delle case e dei forti. Notai anche le cupole delle moschee, la punta elegante dei minareti, le fresche e verdeggianti terrazze. Ma fu solo una visione, e il Nautilus sprofondò ben presto tra le onde”, è il professore Aronnax, protagonista del romanzo Ventimila leghe sotto i mari di Julius Verne, a descriverne le meraviglie nello scoprire Mascate. Una città da esplorare poco alla volta, iniziando dalla Grande Moschea Sultan Qaboos, per continuare ammirando la meravigliosa Royal Opera House finendo poi all’iconico Al Bustan Palace, a Ritz-Carlton Hotel, dove davvero ci si sente dei sultani e la colazione la mattina è un rito unico ed inimmaginabile.

Dymanyat Island
Trentatré miglia di mare liscio come l’olio separano la Marina Bandar Al Rowdha, poco distante dall’Al Bustan dalle isole Dymanyat. Il paradiso del birdwatching e delle tartarughe marine. Nove isole Parco Naturale (due di queste utilizzate per le immersioni le altre sette per lo snorkeling) in cui non si può approdare dal primo maggio sino a fine ottobre, per permettere la nidificazione delle colonie di uccelli e per l’arrivo di oltre 20.000 tartarughe che qui depositano dalle 50 alle 200 uova sotto la calda e bianchissima sabbia corallina. Le isole brulle in superficie sono un’esplosione di colori e di vita sotto la superficie marina. In questo universo liquido ho sentito la stessa forza evocativa del deserto, la stessa passione effimera di un luogo di cui non si è mai padrone. In fondo, come scrisse Alberto Moravia, “nel deserto come nell’oceano il vero padrone di queste immensità è il vento che cancella ogni traccia del nostro passaggio…”.
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Cover: Al Hawiyyah, Eco-tent Desert Magic Camps