“APOLLO RESISTI!”, DAVIDE DORMINO FIRMA L’ETICHETTA DI MONTEVERRO

Una porta d’accesso in cui terreno e divino si uniscono, la cui immagine è rappresentata da due gambe che si sorreggono l’un l’altra. È l’opera dell’artista Davide Dormino posta davanti alle vigne in Maremma dell’azienda Monteverro, rappresentata anche nell’etichetta dell’ultimo Vermentino prodotto a Capalbio.

Un giorno, Davide Dormino si è visto apparire alla porta del suo studio di Roma i curatori dei progetti Arte&Vino seguiti da Maria Concetta Monaci. L’obiettivo era portare a casa l’opera forse la più nota di Dormino, Anything to Say, un monumento pubblico temporaneo composto da tre figure in piedi su una sedia, più una quarta sedia vuota. “Un inno alla libertà di espressione, che ha girato il mondo. Invendibile, perché deve continuare il suo viaggio”, afferma l’artista. Non se fa nulla, salvo poi inciampare in Apollo resisti!, perfetta sinesi degli intenti dell’azienda Monteverro, con la sua gestione della terra poco interventista, per lasciarla libera di affrontare il suo corso e resistere alle sfide che la natura ciclicamente propone.

L’opera, esposta en plein air, si presenta senza busto, con due sole gambe a sostenersi a vicenda, una prova di forza, un grido appunto, quel Apollo resisti! La statua diventa una porta di accesso, quella di Apollo al Tempio di Dioniso. Apollineo e dionisiaco convivono insieme. Per come strutturata e ubicata, l’opera conferma la visionaria idea di Georg Weber di puntare sulla Maremma per fare vino, ma non solo. Qui cultura e progetti legano il concreto al pensiero, lo studio alla pratica.

Apollo resisti! come immagine in etichetta è la chiusura del cerchio anche per Dormino, che sugella il suo sogno di entrare nel mondo del vino con la sua arte. E la fruizione dell’opera passa, quindi, dal vino. Nella retro-etichetta si esplicita intelligentemente il progetto. È un’operazione di marketing? Forse, ma la realtà svela un progetto basato sulla passione per il proprio fare destinato agli altri, così fine ed alto, tale da apprezzarne tutti i messaggi che viaggiano parallelamente al vino.

Il Vementino respira il mare, i suoli arigolloso-calcarei gli conferiscono struttura. In cantina l’enologo Matthieu Taunay opta per il solo acciaio, un periodo di sei mesi su fecce e nessuna fermentazione malolattica. Il risultato è un sorso che richiama le erbe officinali e il limone. Un ditirambo di agrumi e salsedine in chiusura.

 

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