DOC FARO, VINI TUTTO MARE E VENTO

La nostra è una terra capace di stupire, sempre. Spesso le nostre mille piccole realtà vitivinicole, diverse per clima, per tradizioni, per storia, per influenze, riescono a raccontarci unicità che tutto il mondo ci invidia. Una di questa è sicuramente la Doc Faro, posizionata nel solo comune di Messina, da Giampilieri Marina a Capo Peloro per 32 km nella fascia jonica e da Capo Peloro a Ortoliuzzo per 24 km nella fascia tirrenica.

Sembrerebbe una mistificazione, un’alterazione della reale percezione, un racconto utile solo a consegnare un interesse aggiuntivo a quello espresso dal solo prodotto e invece le sole 17 cantine della Doc Faro, vendemmia dopo vendemmia e nonostante la piccola produzione, ci propongono una tipologia di vino sempre più affascinante.

I numeri di questa Doc sono veramente esigui ma per nulla trascurabili, 25 ettari totali con circa 40.000 bottiglie prodotte. Nonostante le dimensioni delle cantine, la più grande sfiora i cinque ettari vitati, il lavoro svolto dalla vigna alla bottiglia è di grandissimo rilievo qualitativo. Inoltre, a prova dello spirito che muove l’ambiente, va tenuto in debita considerazione il numero di giovani che in prima persona gestiscono l’impresa e la notevole presenza di donne all’interno delle attività. La conferma di questo è l’elezione a Presidente del Consorzio di Enza La Fauci che dal marzo di quest’anno segue con dinamismo e passione le sorti dell’Associazione imprenditoriale con l’idea di accorpare le tre Doc della provincia, Malvasia delle Lipari, Faro e Mamertino in un’entità capace di valorizzarne specificità e storia attraverso la comunanza di idee e sentimenti.

Ma la Doc Faro, come si diceva, è anche unicità di territorio e di clima. È una terra di burrascosi scontri quella dello stretto di Messina dove tra mare e pendii costieri che s’inerpicano rapidamente regnano inarrestabili venti ora di scirocco ora di maestrale. Sia le vigne che guardano lo Ionio sia quelle che guardano il Tirreno godono quindi di una salubrità unica. Questi venti, a volte tesi e sferzanti, allontanano parassiti e malattie permettendo ai grappoli che si appoggiano sui sarmenti rampicanti di nutrirsi anche del sale trasportato dall’aria umida e fresca.

Nulla di nuovo, però. Di questa terra e della sua unicità si erano già accorti sia i Greci (in età micenea) sia i Romani. Ne sono testimonianza le note citazioni di Strabone, Plinio e Marziale e le monete ritrovate raffiguranti grappoli d’uva o ceppi di viti che furono coniate tra il 550 e il 200 a.C a Naxos, a Lipari e nei paesi alle falde dell’Etna e sullo Stretto.

Dopo la dominazione araba, passando quelle normanne e sveve, francesi e spagnole, la viticoltura messinese arriva con molte difficoltà alla seconda metà del XIX secolo. In quegli anni il vino Faro veniva in parte esportato in America al seguito dei primissimi emigranti del messinese e in parte venduto in Francia come taglio, per la produzione del Bordeaux e del Borgogna.

All’inizio del Novecento ci si accorge della propensione all’invecchiamento di questo vino e così iniziano i primi affinamenti in bottiglia come testimoniano i lavori svolti dalla Regia Cantina Sperimentale di Milazzo presentati alla Fiera Enologica della città nel 1927. Nel 1939 il vino Faro partecipò alla IV Mostra dei Vini Pregiati d’Italia per poi farne ufficialmente parte attraverso l’inserimento nel DM del 1942. È del 1976 il riconoscimento della Doc che si pensava fosse propedeutica a una crescita importante e a un ulteriore impulso nella presenza della viticoltura nel comune di Messina.

Oggi, grazie anche all’apprezzamento di cultori come Luigi Veronelli, alla lungimiranza di produttori come Salvatore Geraci dell’Azienda Agricola Palari che proprio grazie a Veronelli ridiede vita alla produzione, la comprensione della complessità e della peculiarità dei vini della Doc Faro sta crescendo sensibilmente. La determinazione e la passione dei produttori, capeggiati da Enza La Fauci, produttrice e socia attiva della delegazione siciliana delle Donne del Vino, stanno portando questi vini definitivamente fuori dalla percezione generica del Vinum Adrumenjtanum di romana memoria.

Dna della Doc sono solo sei vitigni: Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Nocera, Nero d’Avola, Gaglioppo e Sangiovese che ne caratterizzano la centralità tra l’Etna e la Calabria. Il panorama della produzione ci dice che già utilizzando i soli Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Nocera, che sono imprescindibili, si ottengono vini decisamente eleganti con tannini di grande finezza. Con l’aggiunta degli altri vitigni i prodotti cambiano totalmente come cambiano a seconda se coltivati nel versante ionico, maggiore pendenza e suolo metamorfico, o tirrenico con maggiori venti e terreni di origine sedimentaria.

In ogni caso direi che l’alchimia è perfettamente riuscita in ognuno dei vini degustati sia alla masterclass dedicata alla Doc Faro durante il Taormina Gourmet 2023 sia all’incontro con alcuni produttori organizzato da Cronache di Gusto all’interno del Tour Messina Food Destination. Ecco quanto i bicchieri ci hanno raccontato.

 

 

 

DEGUSTAZIONE

 

 

Gypsos 2021 Vigneti Verzera

Vino giovane ma di grandissimo fascino. Il nome vuole ricordare il legame con questo suolo e questa materia così unici e con l’antica presenza dei Greci. L’azienda (tra le più grandi del Consorzio) conta cinque ettari in regime biologico. Il mix dei 4 vitigni storici è gestito sapientemente. Il Nerello Mascalese trova una spalla importante sia nel Nerello Cappuccio che nel Nocera e nel Nero d’Avola. Sono ben 24 i mesi di affinamento prima in acciaio, poi in legno ed infine in vetro. Il colore rosso rubino quasi brillante è la carta d’identità di un vino dai profumi di piccoli frutti rossi con una sfumatura balsamica. Basta un sorso per percepirne l’intensità. Risulta morbido ed elegante con una splendida acidità. Anche il tannino, già in assoluto equilibrio, si presenta pronto ad un’evoluzione lunga e importante vista la bellissima persistenza.

 

Faro 2020 Tenuta Rasocolmo

Questo vino nasce in una tenuta che si affaccia sul Tirreno proprio davanti all’isola di Vulcano. È la combinazione di uve Nerello Mascalese, Nocera, Nerello Cappuccio, Nero d’Avola, Sangiovese ed è affinato esclusivamente in acciaio per almeno 12 mesi.  Si presenta alla vista con un colore rosso rubino, concentrato. Al naso si offre con sentori di piccoli frutti rossi e neri tipici della macchia mediterranea. La percezione al gusto lo mostra secco con persistenti note di frutti a bacca rossa che richiamano chiaramente i profumi. Nel finale è complesso, elargisce sensazioni che richiamano spezie, pepe e frutta macerata con lieve accenno di salamoia. Ultima e leggera arriva anche una nota ammandorlata che è tipica di questo tannino in evoluzione.

 

Oblì 2020 Tenuta Enza La Fauci

L’azienda di circa due ettari e mezzo si trova a nord dell’Isola proprio a metà di quella striscia di litorale, non lontano da Capo Peloro, dove il Tirreno incontra lo Stretto.  Il terreno è di origine metamorfica, argilloso e calcareo. Il vino è composto per il 60% di Nerello Mascalese e per il restante 40% da Nerello Cappuccio, Nocera e Nero D’Avola. Le uve, tutte raccolte rigorosamente a mano, vengono vinificate singolarmente con macerazione sulle bucce di circa 10 giorni. Passa circa due anni tra barrique e bottiglia prima della commercializzazione. All’esame visivo è rosso rubino con riflessi più scuri. Al naso è etereo, intenso, con sfumature prima floreali e poi fruttate di prugna e more. Seguono sentori speziati. All’assaggio risulta armonico, di buona struttura con un’apprezzabile persistenza. Il finale è appena sapido ed elegantemente tannico.

 

Beatrice 2019 Cantina Bonfiglio

La Cantina Bonfiglio conta 1,5 ettari ed è un’azienda a conduzione familiare nella parte più a sud della denominazione. Nata dalla riconversione di vecchi agrumeti con grandi sacrifici e impareggiabile determinazione supera la distruttiva alluvione del 2009. La proprietà inizia così un nuovo percorso attraverso il quale crea un’oasi botanica e dal 2018 porta tutta la produzione al biologico. Beatrice, proveniente dal vigneto sito in Contrada Greco a Briga Marina, è composto da Nerello Mascalese (45%), Nerello Cappuccio (30%), Nocera (10%), Nero D’Avola (10%) e Sangiovese (5%). Colore rosso rubino intenso, al naso si presenta con delicate note agrumate, fiori freschi e profumi di confettura di frutta scura. Anche al palato si colgono chiari i riferimenti a frutta matura con sfumature leggermente speziate. Il tannino è elegante e non nasconde il passaggio per sei o sette mesi in barrique.

 

Due Pini 2018 Azienda Agricola Ciccolo

Il Due Pini nasce da un vigneto di circa un ettaro sul lato Jonico con terreno a base sabbiosa. L’azienda sorge nella zona collinare a nord della città circondato da una pineta secolare e si affaccia sullo Stretto di Messina proprio difronte a Villa San Giovanni. La scrupolosa selezione delle uve (60% di Nerello Mascalese, il 20% di Nerello Cappuccio, il 10% di Nocera e il 10% di Sangiovese), la raccolta manuale per garantire la massima integrità dei grappoli e i 12 mesi in barriques di rovere di secondo e terzo passaggio sono i passaggi salienti che caratterizzano questo vino.  Si presenta con un colore rosso rubino luminoso, al naso arrivano sentori di ciliegia e frutti di bosco che in parte ritroviamo in bocca. Anche la percezione tannica, accompagnata da una freschezza sicuramente interessante, lascia nel finale un buon equilibrio e un’apprezzabile persistenza.

 

Faro 2017 Cantine Mimmo Paone

Questo Faro è autentico figlio del territorio ed è composto esclusivamente dai quattro vitigni più diffusi nella Doc, Nerello Mascalese (55%), Nerello Cappuccio (25%), Nocera (10%) e Nero D’Avola (10%). Le viti, allevate a spalliera, hanno rese che non superano mai 50 quintali per ettaro. Dopo la macerazione sulle bucce passa almeno 12 mesi tra barrique e tonneau di rovere francese per poi concludere l’affinamento con ulteriori sei mesi di bottiglia. Nel bicchiere appare di un colore rosso rubino pieno di luce. All’olfatto è pregno di profumi floreali con sfumature vegetali di erbe della macchia mediterranea e fruttate di piccoli frutti di bosco. Col tempo arrivano note sfumate di spezie dolci. All’assaggio presenta una buona struttura, ricca e avvolgente, con un’elegante trama tannica. Il finale è piacevolmente fresco, lungo e persistente con un epilogo lievemente sapido.

 

Vigna Sara 2017 Azienda Agricola Vigna Sara

La vallata nella quale è situata Vigna Sara era coltivata a vigneto sin dai primi dell’800. L’esposizione a sud, la continua ventilazione e il terreno sabbioso creano le basi imprescindibili di questo vino, prodotto nelle zone collinari del territorio comunale a nord della città con Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Nocera che ne costituiscono la base. Per il restante 15% possono entrare in quantità variabili il Calabrese, il Sangiovese, il Gaglioppo e piccolissime percentuali di Mantonico. La vinificazione avviene in cantina con follatura manuale, il vino resta in barriques francesi rigenerate per 8/12 mesi. Con il caratteristico colore rosso rubino più o meno intenso è un vino dai profumi di frutta rossa matura, marasca, con note gradevolmente vinose e speziate. Al palato c’è assoluta corrispondenza con le percezioni olfattive, il tannino elegante e l’importante persistenza mettono in evidenza una freschezza capace di regalare tanta piacevolezza.

 

13 2017 Soprano di Sindaro

Questa azienda, a nord del comune di Messina, proprio difronte a Stromboli e alle Isole Eolie, rappresenta pienamente il “Miracolo Italiano”. Antonella Bruschetta con poco meno di mezzo ettaro e circa 2.400 ceppi inizia la produzione nel 2004. Identificato con il numero 13 è forse il vigneto più piccolo iscritto all’albo della Doc Faro. Ed è proprio 13 il nome dato al vino prodotto con il 50% di Nerello Mascalese, il 25% di Nerello Cappuccio, il 10% di Nero d’Avola, il 10% Nocera e il 5% Sangiovese. Vinificazione in acciaio, passaggio per 14 mesi in barriques rigenerate e sei mesi di bottiglia prima della commercializzazione creano un vino dal colore rubino brillante. Al naso è fruttato ed esuberante con note di erbe di sottobosco. All’assaggio si presenta fruttato con tannini morbidi e una bellissima freschezza. Gran bel vino, ha già sei anni ma avrà ancora tanto tempo per raccontarsi.

 

consorzioditutelavinofarodoc.it