GIORGIO PRIMO 2020, IL DIALOGO TRA L’UOMO E I SUOI VITIGNI

Tenuta La Massa è pronta a presentare sul mercato la nuova annata del suo “grand vin” Giorgio Primo 2020. Un taglio bordolese di Cabernet Sauvignon, Merlot e Petit Verdot, che rappresenta la sintesi di un lavoro di perfezionamento continuo e puntiglioso, sia nelle tecniche viticole che nelle scelte in cantina. Nella narrazione enologica di un’annata complessa come la 2020, si rafforza il dialogo costante e costruttivo tra l’uomo, Giampaolo Motta, fondatore della tenuta, il suo team e la sua terra, la Conca d’Oro di Panzano in Chianti. “I terreni di La Massa”, descrive Giampaolo Motta, “sono la dimora e il volto di un territorio dinamico, capace di dar vita ad un blend figlio della sua terra”. Giorgio Primo, prodotto da uve raccolte nelle zone di suolo, argillose e scistose risultate le più vocate, è la più alta espressione dell’azienda. Nasce nel 2007, proprio dalla grande passione del produttore per i vitigni bordolesi destinati ad essere testimoni autentici e singolari del luogo che li ospita, anche se la cifra stilistica è senza dubbio improntata sulla filosofia francese.

Giampaolo Motta

Le percentuali dei diversi vitigni nel blend variano per ogni annata. Nella 2020, infatti, il Cabernet Sauvignon è presente in quota maggiore (75%) rispetto alle precedenti annate, poiché le sue raffinate trame tanniche hanno garantito un’espressione elegante della complessità climatica. Il Petit Verdot contribuisce con il 10% a rafforzare la struttura del vino mentre il Merlot è stato ridotto al 15%. La 2020 è stata di difficile interpretazione nella fase finale della vendemmia, caratterizzata da temperature fredde e piogge continue. L’idea di Giampaolo sulla lettura del tempo e sulle sue viti ha condotto ad una vinificazione orientata a far esprimere al massimo l’eleganza e la finezza del Cabernet Sauvignon: “Scelte in cantina che hanno garantito di esprimere pienamente il frutto e l’identità di un terroir tanto generoso quanto complesso”, sottolinea. Giorgio Primo 2020 restituisce nel calice tutta l’esperienza maturata nel tempo da Giampaolo Motta e dalla sua squadra. “Ne risulta un vino”, continua, “dal grande potenziale evolutivo, equilibrato e raffinato che racconta il nostro amore per una terra che ci ha accolti e che ogni anno regala emozioni.” “La classe del Cabernet”, conclude, “riflette una struttura polifenolica dinamica che spinge su una profondità olfattivo-gustativa che guarda verso il futuro”. Struttura e raffinata persistenza lasciano, in chi lo assaggia, il desiderio di un nuovo incontro con una cuvée figlia della sua terra e della mano dell’uomo che la plasma.

 

 

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