LA CANOSA, MARCHE E IDENTITÀ
La Canosa, cantina marchigiana al centro del Piceno, prende il nome dal vicino borgo Poggio Canoso, uno dei quattro castelli di Rotella, edificato tra il XII e il XIII secolo dai monaci farfensi (poi benedettini) nel cuore della Val Tesino, alle spalle del Monte dell’Ascensione. A presentare l’azienda in una cena dedicata presso Ratanà Ristorante a Milano, in perfetto abbinamento vino e cibo, Riccardo Reina, il titolare, con la figlia Alberica alla guida dell’azienda che continua a supportare in questa costante crescita.
Già antiche mappe riportavano molti dei simboli della vite, ispirazione grazie alla quale Riccardo Reina ha investito in questo luogo nei primi anni 2000. “Di vino ce n’è in abbondanza” esordisce Riccardo Reina, “quello che manca invece nel settore è una precisa visione. Perché allora ci consideriamo diversi dagli altri? Perché nel nostro lungo percorso che va dalla proprietà Di Saronno Amaretto fino alle acquisizioni in Sicilia di Florio, Corvo e Duca di Salaparuta, abbiamo scelto di valorizzare le regioni minori quelle di cultura prettamente agricola che avevano necessità di essere indirizzate verso attività vitivinicole moderne e più evolute adatte ai mercati attuali. Rimane fermo il punto che la regola principale è avere un’ottima terra per vini eleganti adatti al consumo attuale”.
Sono 110 gli ettari contigui immersi nelle deliziose colline marchigiane e nel cuore del Parco Nazionale dei Sibillini, di cui 50 a vigneto per la produzione sia di vini tipici del territorio, sia dal respiro più internazionale, ottenuti sfruttando al meglio le diverse esposizioni e le differenti altitudini che vanno dai 350 ai 550 metri, grazie anche alla preziosa e possente escursione termica tra le ore diurne e quelle notturne. Attorno a Jesi (in provincia di Ancona), per valorizzare ulteriormente le caratteristiche della zona, La Canosa ha aggiunto recentemente 12 ettari di età compresa tra i 12 e i 20 anni, con un’altitudine tra i 194 metri e i 233 metri per la produzione del Verdicchio. Sono 17 le etichette in totale, di cui sei rossi, sei bianchi, un rosato e quattro bollicine, con la grande novità rappresentata proprio dal Verdicchio, classico e superiore. Un’offerta importante che ha l’intento di far emergere la vocazione di questi luoghi, una zona considerata predisposta alla viticoltura già dai tempi del Medioevo. Il terreno, infatti, è tipico della dorsale appenninica, calcareo argilloso rosso e grigio a banchi, molto minerale con un buon equilibrio tra magnesio e potassio che varia leggermente in base all’altitudine. Vini sapidi, persistenti, freschi, tonici e bilanciati, bianchi e rossi che mettono in risalto le proprietà del suolo, per una piacevolezza della beva che diviene comune denominatore di tutte le etichette.
“L’obiettivo è quello di proporre vini che abbiano una propria identità nel pieno rispetto delle viti, volti a valorizzare il patrimonio della tradizione con intelligenza e modernità per raggiungere l’espressione più fedele possibile del proprio terroir, sfruttando le preziose peculiarità della zona attraverso una visione più ampia” continua Riccardo Reina. “Infatti, troviamo il Pecorino esposto a nord ad un’altitudine di circa 500 metri, il Sangiovese e la Passerina esposti a sud sino ad un’altitudine di 580 metri, il Montepulciano a 450 metri esposto a sud-est”. La cantina ha un approccio moderno e preferibilmente sostenibile grazie all’aiuto della tecnologia adottata, con un pieno controllo delle temperature durante il processo di vinificazione, dal ricevimento delle uve fino alla maturazione in tonneau di rovere di Allier e all’affinamento in bottiglia.
Il piacere al palato inizia dunque dalla Passerina Vino Spumante Extra Brut, ottenuto da una vinificazione Metodo Charmat. Frequenti bâtonnage lo rendono un sorso delicato, minerale, fresco, ideale come aperitivo. Decisamente più ampio e complesso Servator Offida Passerina Docg (il Servatur era il curatore dei Documenti pubblici), 100% Passerina matura in acciaio per quattro mesi. Picur Veridis Verdicchio dei Castelli di Jesi Superiore Doc è il senso perfetto dell’impegno della cantina verso la sostenibilità oltre a un grande autoctono ricco di struttura e una bella nota sapida, a chiudere un finale ammandorlato e persistente. Ad accompagnare i Rigatoni con doppio ragù di Fassona piemontese, Asiago stagionato e maggiorana, ecco Signator Rosso Piceno Doc (50% Montepulciano, 50% Sangiovese), vino dai profumi fruttati e una beva morbida ed equilibrata. Matura per la gran parte in acciaio e la rimanenza in botte grande (hl 65) per otto, dodici mesi. Nummaria Rosso Piceno Superiore Doc nasce dalle uve più pregiate dei vigneti La Canosa, un blend di Montepulciano 70% e Sangiovese 30%, vellutato, di potenza e grande struttura. Palato ricco grazie anche all’affinamento in tonneau di rovere. Passerina Vino Spumante Extra Dry e Canoso Vino Spumante Rosso Sangiovese Dry concludono l’esperienza di assaggi e abbinamenti. Il Canoso, in particolar modo, è un vino unico prodotto dal solo mosto fiore delle uve Sangiovese (100%) che grazie a un Metodo Charmat lungo e un dosaggio di 32 gr/litro di zuccheri, diviene amabile, avvolgente, piacevolmente tannico.
lacanosaagricola.it