LA TOSCANA DI COLLINE ALBELLE

Cosa ci fa un francese in Italia a produrre vino? È la domanda che un po’ tutti gli abbiamo posto quando abbiamo incontrato Julian Reneaud, winemaker, managing partner e “voce” di Colline Albelle. Julian è un giovane agronomo ed enologo che decide di fare il giro del mondo, sostanzialmente senza soldi e senza utilizzare l’aereo, troppo inquinante. Parte in autostop da Carcassone, sua città natale, verso gli USA, Cuba, Messico, California passando da una vendemmia all’altra e muovendosi a bordo di cargo. Non contento ricomincia passando dall’Asia e, dopo aver trascorso due anni da Opus One, finisce in Toscana da Caiarossa a Riparbella. E di questo borgo medievale nell’entroterra di Cecina, a nord di Bolgheri, si innamora tanto da iniziare, nel 2020, il progetto Colline Albelle.

Nel progetto sono coinvolte anche due produttrici di vino in Francia e in Bulgaria: Dilyana Vasileva e Irena Gergova. Nel corso di una vacanza toscana insieme ai loro mariti, anche loro si innamorano di questi luoghi e l’incontro con Julian fa il resto. “La bellezza è la nostra stella polare. Il cielo e il paesaggio di Riparbella ci hanno incantato come un quadro rinascimentale mentre l’assaggio dei vini che qui prendono forma ci ha fatto capire il grandissimo potenziale del territorio”, dice Dilyana. Riparbella si trova a una decina di chilometri dal mar Tirreno e potrebbe essere considerata un’alternativa a Bolgheri. Colline Albelle è una proprietà di 40 ettari, metà bosco e metà vigna, di cui attualmente solo 9 in produzione. A completare la tenuta un grande casolare, Villa Albella, che, gestita dallo chef Roberto de Franco, diventerà una dimora per l’ospitalità con un ristorante e una nuova sala degustazione.

Focus prioritario di tutta l’operazione è la qualità declinata secondo un uso sostenibile della terra nel lungo periodo. La natura ci serve i grappoli su un piatto d’argento… in queste condizioni, la viticoltura biologica e biodinamica è così facile che dovrebbe essere un obbligo” commenta Julian. Colline Albelle è in regime biologico e biodinamico certificato dal 2023. “L’integrità della Terra è il futuro delle prossime generazioni e abbiamo il dovere di scegliere, per tutte le grandi e piccole azioni che compiano nella vita quotidiana e nel lavoro, quelle più “gentili” e rispettose dell’ambiente. Forse sono solo dei dettagli ma noi non vogliamo derogare a questo impegno”, afferma Irena.

I boschi saranno custoditi secondo la filosofia di Miyawaki con l’obiettivo di ripristinare una fitta biodiversità e il futuro orto della casa padronale seguirà i principi della permacultura ovvero un processo integrato di progettazione che punta a un ambiente sostenibile, equilibrato ed estetico. Siamo in una zona ancora poco antropizzata dove la viticultura, comparsa solo negli ultimi decenni, non ha stravolto il paesaggio ma anzi si è installata, rispettosa di una natura prorompente, su suoli prevalentemente tufacei ad alto contenuto di calcare e sabbiosi, ben drenati e con poco contenuto di argille. Terreni così, conferma Julian Reneaud, “ritardano naturalmente la maturazione e aiutano l’uva a sviluppare una corretta acidità… condizione necessaria per arrivare all’eleganza”.

Riparbella, anticamente Ripa Albella ovvero Ripa Bianca, proprio per il candore dei suoi suoli, si trova a un’altitudine di 300 m e le temperature sono leggermente più basse rispetto al livello del mare a tutto vantaggio di un aumento delle radiazioni solari Per rispondere a queste condizioni climatiche” spiega ancora Julian “le bucce diventano più spesse e la concentrazione in polifenoli aumenta. Ciò facilita l’estrazione di colore, offre tannini morbidi e gli aromi varietali necessari per produrre vini distintivi”. I vitigni coltivati sono Sangiovese, Ciliegiolo, Merlot, poi Petit Manseng, Vermentino e Canaiolo Bianco, una varietà autoctona quasi scomparsa. La produzione, iniziata nel 2020 con diecimila bottiglie, è arrivata, nel 2022 a trentamila a fronte di un potenziale di centomila. La gamma, attualmente si compone di tre referenze: Colline Albelle Inrosso e Colline Albelle Inbianco rispettivamente Merlot e Vermentino, vini più freschi e accessibili che arriveranno sul mercato sempre per primi. Serto invece è un’espressione classica del Sangiovese. Per altre due referenze occorrerà attendere il 2025: Altenubi e Halis rispettivamente Ciliegiolo e Canaiolo Bianco.

 

DEGUSTAZIONE

 

INBIANCO 2021

Toscana Igt Vermentino

Il Vermentino viene raccolto appena maturo e con un tenore alcolico leggero (10% vol.); vinificazione in acciaio e maturazione per il 10% in barrique non tostate. Dal colore giallo paglierino apre su delicati aromi floreali e accenni vegetali e minerali. Sottile al sorso con una buona spalla acida e una moderata persistenza. Elegante, fuori dagli schemi. La versione dell’annata 2020 si presenta con una tonalità maggiormente carica e un naso in linea con il campione precedente. Si caratterizza per la sapidità ben presente.

 

INROSSO 2021

Toscana Igt Merlot

Merlot in purezza; fermentazione in acciaio e maturazione per il 30% in barrique per 18 mesi. Colore rosso rubino vivace; le note vegetali e speziate precedono quelle della frutta matura. Un vino di carattere con ottima verticalità e tannini decisi ma equilibrati. Buona persistenza e dinamicità.

 

SERTO 2010

Toscana Igt Sangiovese

Fermentazione alcolica e malolattica in acciaio, maturazione in barrique per trenta mesi. Impenetrabile alla vista, rubino screziato di granato; frutta nera matura, accenni balsamici e note di sottobosco caratterizzano l’olfatto. Un’ottima espressione del Sangiovese la cui moderata struttura e il tannino elegante accompagnano nella persistenza i ritorni di spezie e di frutta.

 

Collinealbelle.com