LAGEDER: BLEND YOUR OWN PORER
Qualche mese fa ho avuto la fortuna di partecipare ad un esperimento a mio parere geniale. Bloccati a casa per il lockdown numero uno, la Tenuta Alois Lageder, azienda vitivinicola del piccolo borgo di Magrè, lungo la Strada del Vino dell’Alto Adige, ha pensato bene di inviare uno straordinario kit, il Blend your own Porer , una sorta di cassetta degli attrezzi per permettere a chiunque di creare il suo personalissimo Pinot Grigio, in attesa del ritorno in cantina ad ammirare il lavoro dei veri professionisti d’arti enoiche!
Marketing o passione per il proprio lavoro e verso chi lo apprezza, qualunque sia la ragione alla base dell’iniziativa, si può dire con certezza che questa è solo una delle tante idee portate avanti da una famiglia del vino legatissima al territorio e alle sue tradizioni, che si riconosce dall’impegno profuso tanto nel sociale quanto nella salvaguardia del territorio e con un occhio sempre vigile su ciò che accade al nostro pianeta.
Quasi due secoli di storia nel mondo del vino, sei generazioni coinvolte, accomunate tutte da quella voglia, che si legge non solo nelle parole ma anche negli occhi di Alois Clemens Lageder (che guida l’azienda insieme al papà Alois) e di sua sorella minore Helena (responsabile markerting e mercati internazionali), di far emergere al meglio il proprio territorio, sensibilizzando sui cambiamenti climatici e sui suoi impatti nel settore vitivinicolo, esplorando nuove strade come quella di presentare uno storytelling che racconti in maniera alquanto originale il dietro le quinte di una bottiglia di vino.
Già da molti anni i Lageder si interessano all’innalzamento delle temperature e alle sue conseguenze. Fu proprio Alois Lageder tra i primi a puntare su una produzione in sintonia con i cicli naturali, traendo ispirazione dai principi dell’agricoltura biodinamica, tanto da essere considerato già allora un pioniere della difesa e valorizzazione di queste terre, divenendone in poco tempo figura di riferimento sia per l’evoluzione qualitativa enologica dell’Alto Adige sia per la biodinamica.
In questi ultimi tempi l’avanzata del fenomeno è stata incessante; è risaputo che l’uva è molto sensibile all’aumento delle temperature ma soprattutto ancor di più all’imprevedibilità del clima così Lageder sta affrontando questa nuova sfida cercando nuovi percorsi per reagire al cambiamento climatico e continuare ad enfatizzare le caratteristiche di vivacità, freschezza e precisione dei suoi vini, in una maniera sempre più naturale.
È vero che ci troviamo in AltoAdige-Südtirol, la regione più a nord dell’Italia, incastonata tra le Alpi Orientali, geologicamente il cuore delle Dolomiti, su terreni sia calcarei sia vulcanici, e con la grande particolarità che in pochissimi chilometri dimorano vigneti tra i 250 e 1.300 metri s.l.m. (come sul Passo della Mendola), ma tutto ciò non la rende immune a questa inesorabile evoluzione climatica.
Sicuramente per l’Alto Adige una possibilità, o meglio un’opportunità, sarebbe quella di spostare i vigneti ad altitudini sempre maggiori, eventualmente anticiparne la vendemmia (anche se questo potrebbe compromettere la corretta maturazione fenolica dell’uva) o in alternativa piantare viti provenienti da regioni vinicole che si trovano più a sud, nella convinzione che coltivate in Südtirol possano regalare ai vini maggiore acidità ed un minore contenuto zuccherino. La soluzione potrebbe essere anche quella di tornare un po’ più alle origini: vinificare le uve a bacca bianca secondo un’antica tradizione, come dei rossi, ossia attraverso una macerazione più o meno lunga del mosto a contatto con le bucce e i raspi, così prolungata da far assumere al vino un colore arancio dorato con tendenze all’ambra; in poche parole gli Orange Wines, così come li han definiti gli anglosassoni.
Il kit Blend your own Porer esplora proprio quest’ultima tecnica, come dichiarato dagli stessi Clemens e Helena Lageder “Illustra come possiamo aumentare in maniera naturale la freschezza adoperando tre diversi metodi di vinificazione. La prima componente del Pinot Grigio è stata pigiata immediatamente, la seconda è stata a contatto con le bucce per circa 15 ore e la terza è rimasta sui raspi e sulle bucce per un massimo di 8 mesi. Grazie alla seconda e alla terza componente, i tannini vengono leggermente aumentati, che a sua volta contribuisce ad una diversa percezione della tensione, della vivacità e della freschezza del vino”.
La scelta è caduta sul Pinot Grigio proprio per la sua natura, visto che è una varietà particolarmente soggetta alla sfida del cambiamento climatico, essendo scarsa di acidità. Per il kit sono state utilizzate solo le tre componenti principali ma in cantina ogni anno le diverse vinificazioni del Pinot Grigio sono in numero molto maggiore. Entrando più nel merito della vinificazione, nella prima, molto classica, l’uva viene pressata direttamente e dopo la sedimentazione statica è travasata in una botte di legno dove effettuerà una vinificazione spontanea, come da tradizione di famiglia, grazie all’utilizzo dei lieviti indigeni. Al termine della fermentazione il vino maturerà sulle proprie fecce fini fino al momento dell’assemblaggio finale.
La seconda è molto simile alla prima ma con la differenza che il contatto con le bucce avviene di notte e per un massimo di 15 ore, a cui segue sempre la fermentazione spontanea e un affinamento sur lies con continui batonnage, mentre nella terza si vinifica a grappolo intero, senza diraspatura e pigiatura in una percentuale variabile dal 10% al 30 %, a cui segue una lenta e lunga fermentazione su raspi e bucce, da un minimo di 5 ad un massimo, per ora, di 8 mesi.
Per il Porer attualmente in commercio l’assemblaggio dipende molto dalle annate, dal clima ma anche un po’ dai gusti e dalle idee che il team di cantina, capitanato dal kellermeister Jo Pfisterer e dallo stesso Clemens, ha sul Pinot Grigio. La composizione del millesimo 2018 è 70/20/10, ad oggi quindi alquanto tradizionale, non ancora così spinta su quella componente orange che noi della redazione abbiamo ampiamente preferito, probabilmente poiché il loro principali mercati di riferimento non sono ancora del tutto pronti a questo cambiamento.
Al contrario noi siamo pronti visto che il Porer “powered by James Magazine” è frutto dell’assemblaggio del 25% della prima componente, 15% della seconda e il restante 60% del campione numero 3. Alla vista si presenta di un color ramato tendente all’ambra, leggermente opalescente. L’olfazione è intensa, un turbinio di sensazioni si susseguono, molto interessanti le sue note agrumate leggermente candite che ricordano una zest d’arancia, che nella versione originale non si erano evidenziate. La frutta a pasta gialla qui si fa più matura, a tratti quasi sotto spirito, le note speziate si impreziosiscono di una scia balsamica. L’ingresso in bocca è deciso, importante, forse ancora un po’ troppo scalpitante, ma la mineralità è evidente ed un leggero tannino disegna una trama lunga e sapida che chiude su una freschezza balsamica da eucalipto. Quasi la quadratura del cerchio nella corrispondenza naso-bocca.
Il colore non così brillante ovviamente dipende dal fatto che quest’assemblaggio fatto in casa meriterebbe di riposare in tank di inox o altri contenitori idonei per almeno 6 mesi, o forse più, in modo da recuperare quella luminosità nel colore che era evidentissima nei singoli campioni, e far sì che acidità, sapidità e tannicità si integrino al meglio ad un corpo ricco di estratto e di buona alcolicità, in modo da raggiungere quella grande finezza olfattiva e gustativa vero marchio di fabbrica dei vini di Lageder.
Sicuramente l’idea di creare un focus group in questo modo è stata intelligente, quindi non una semplice e classica raccolta dati sulle preferenza dei consumatori su un determinato nuovo prodotto creato, ma una partecipazione attiva in quello che potrebbe essere il nuovo vino di Lageder. Questo “pensiero laterale” dei Lageder è piaciuto così tanto da chiederci che chissà se in futuro il kit, Porer o qualsiasi altra etichetta aziendale, diventerà una delle referenze che potremmo comprare in enoteca, sullo shop on line della cantina o, ancora meglio, direttamente in Vineria Paradeis al Casòn Hirschprunn, la casa della Famiglia Lageder a Magrè.