LE VIDE, LA SCOMMESSA TRENTINA DI DEGLI AZZONI WINES

Trent’anni esatti servirono al ramo dei Lancaster per avere la meglio su quello degli York, nel pieno del quindicesimo secolo. Fu la Guerra delle due Rose, così definita trecento anni dopo dalle pagine imperiture di un romanzo di Walter Scott; la risoluzione del conflitto vide poi la Casa dei Tudor tracciare il sentiero per l’inizio dello strapotere di quello che diventerà l’impero Britannico. Se solo avessero potuto prevedere le scelte di politica estera degli ultimi anni…

Valperto degli Azzoni racconta che una sua antenata era là, a contendersi il futuro di mezza Europa: “Ma tenne per la Rosa sbagliata“, confessa alzando le spalle. L’intera storia della famiglia degli Azzoni è un corridoio da passeggiare a testa in su, mentre sulle pareti sfilano stemmi di casate e nobili. In origine erano i Conti Carradori, cognome attronimo dovuto alla professione di riparatori di carrozze (i carratori, appunto): furono loro ad acquistare circa duemila ettari di proprietà nel cuore delle Marche, il territorio che ancora oggi culla e ospita la discendenza.

Nel corso dei secoli si susseguirono famiglie e diatribe ereditarie, che pure rivelarono l’animo gentile di fratelli e sorelle e l’indole visionaria di chi riuscì poi a rinfrescare ed elevare un’azienda produttiva. Isabella Rangoni Machiavelli, ultima esponente di quelli che furono i Carradori, sposò il Conte Aldobrandino degli Azzoni Avogadro, da cui ebbe Roberto, padre degli attuali proprietari, motore amministrativo fin dagli anni ’50: ne vide praticamente di ogni, dalla fine della mezzadria all’avvento della tecnologia più avanguardistica, fino alla sua scomparsa nel 2000.

Da allora le redini sono tra le dita dei suoi figli, i fratelli Aldobrando, Filippo e appunto Valperto, che proseguono, nel segno dei sogni e dell’etica del lavoro del padre, a curare il progresso e la ricerca del Gruppo degli Azzoni, oggi diviso tra le tre aziende familiari: Conte Aldobrando in Toscana, Conti degli Azzoni nelle Marche e Conti Riccati in Veneto. Legati al territorio, alla natura e alla famiglia, aperti al nuovo e soprattutto al buono, senza limiti di sorta né preconcetti. E l’ultima iniziativa ne è un esempio brillante.

La passione di Valperto per le bollicine lo ha infatti spinto fino in Trentino, dove insieme all’enologo Massimo Azzolini ha dato vita al progetto Le Vide (le vigne, in dialetto indigeno): dieci ettari vitati quasi esclusivamente a Chardonnay, in località Ala (TN), a seicento metri sul livello del mare. È un’ulteriore riprova della dedizione e della curiosità di Valperto degli Azzoni: “Siamo in continua evoluzione, indirizzati verso la qualità, ma sempre facendo ricerca. L’impostazione che diamo, le tecniche che utilizziamo, sono figlie di studio: lavoriamo alla nostra maniera perché ci crediamo, non per seguire mode e usi”.

La sperimentazione insieme ad Azzolini ha portato alla creazione della linea Cime di AltiliA, che per suono e grafica vuole richiamare le cime montane limitrofe: quattro proposte per un totale di circa cinquantamila bottiglie, con sede di riferimento nel pittoresco Maso Alesiera, a breve di nuovo disponibile dopo profondo restauro. “È una sfida che ha radici profonde e un orizzonte di lungo periodo, ma sono rimasto folgorato dalla viticoltura di montagna e sono contento di potermici dedicare adesso”.

Le quattro etichette sono espressione spavalda del vitigno, declinato in un gioco di (non) dolcezze ed elegante complessità sul filo. Brut Millesimato d’ingresso (100% Chardonnay) che si apre con fragranza, sentori di forno, diretto, senza nulla da nascondere: residuo zuccherino a 5.5g/l, ricordi di pasticceria, sorso pieno e godibile. L’Extra Brut (100% Chardonnay) va assottigliandosi per carattere ed eleganza, rimanendo persistente e vivace in bocca, un tuffo nei profumi montani di fiori e pietra. Svolta aromatica nel Brut Rosè (70% Chardonnay e 30% Pinot Nero), che riporta al bosco e a frutti più acidi, pur rivelandosi avvolgente al palato e di piacevole leggerezza. Chiusura notevole con il Nature Riserva (100% Chardonnay): almeno trentasei mesi sui lieviti, nessuna aggiunta di zuccheri ed espressività rimarchevole, con note genuine di polpa e riflessi tendenti al miele. È il nuovo capitolo di una storia secolare, che punta a non darsi limiti nel tempo.

 

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