MICHELE CHIARLO, I VENT’ANNI DI “LA COURT”

L’areale produttivo del Nizza Docg è in movimento da decenni. Un movimento silenzioso e costante, che negli ultimi anni si è fatto decisamente più incisivo, soprattutto sul mercato. Si tratta di una superficie vitata di 223 ettari in 18 comuni. I vigneti, situati prevalentemente sulle cosiddette “sabbie astigiane”, sono esposti da sud-est a sud-ovest. Il disciplinare richiede rese molto basse (inferiori a 70 quintali/ettaro) e un periodo di affinamento di minimo 18 mesi per il Nizza Docg, di almeno 30 mesi per la Riserva.

A Castelnuovo Calcea c’è un vigneto che ospita un progetto voluto dalla mente creativa di Michele Chiarlo, un museo en plein air. L’Art Park La Court è un percorso artistico tra i vigneti che danno vita all’icona Barbera e in un’atmosfera fiabesca ospita opere, tra gli altri, di Chris Bangle (il padre delle Panchine Giganti), Giancarlo Ferraris, Ugo Nespolo, Balthasar Brennenstuhl, Dedo Roggero Fossati.

Ideato nel 2003, a distanza di vent’anni se ne intuisce chiaramente l’obiettivo enoturistico e di promozione del territorio tutto, Patrimonio Unesco dal 2010. Un progetto visionario che richiama moltissimi escursionisti, un esempio di land art a cui si aggiungono le scenografie di Emanuele Luzzati create partendo dagli eventi che ci coinvolgo tutti: Terra, Acqua, Aria e Fuoco.

L’accesso gratuito a cotanta bellezza incentiva il viaggio, un’audioguida multilingua scaricabile dalle applicazioni più note dei device di ultima generazione consentirà di scoprirne la storia e il paesaggio. La Court offre poi la possibilità di aperitivi, picnic e degustazioni così come percorsi di visita con le e-bikes. L’apertura al mondo di questo gioiello piemontese è merito dell’Associazione O.R.M.E., che “promuove e supporta, ogni anno iniziative che invitano a percorrere a piedi tra i vigneti e godere della magia del paesaggio e dell’arte che vive in simbiosi” racconta Stefano Chiarlo. Per arrivare a questo traguardo bisogna guardare al passato e al pittore Giancarlo Ferraris, nativo della vicina Nizza Monferrato e artefice di tutte le etichette dei vini Chiarlo. “Fu un’impresa titanica, forse la più divertente della mia vita” ci racconta Ferraris, “chiamai a raccolta una decina di artisti, amici e artigiani di altissimo livello a lavorare insieme. C’erano ceramisti, fabbri, scultori, pittori, mosaicisti. Le competenze di ciascuno completavano quelle degli altri e i progetti diventavano più interessanti perché condivisi: era una sorta di factory warholiana a Castelnuovo Calcea”.

 

LA COURT

Acquistata nel 1995, la tenuta ottocentesca è formata da tre cascinali ed è circondata da venti ettari a corpo unico. Nel 2014 nasce la Nizza Docg con Michele Chiarlo in prima fila: il suo investimento a La Court diventa fondamentale per il percorso di crescita di tutto il movimento: “per me il Nizza è la realizzazione di un sogno di un gruppo di produttori del territorio che volevano produrre un vino di eccellenza con le migliori uve Barbera. Ricordo con nostalgia le lunghe riunioni fatte con l’amico Giuliano Noè negli anni Novanta per tracciare le basi di un severo disciplinare mirato all’alta qualità. È anche grazie a questa ricerca di eccellenza, al crederci e ad un costruttivo e costante confronto che oggi siamo giunti a questo risultato”.

L’etichetta, riconoscibilissima e che per tematica racchiude in sé gli elementi che contraddistinguono il luogo in cui nasce il vino, vede due colline e un cerchio di cipressi. “Pensavo a un cielo notturno pieno di stelle, solcato da misteriosi contorni di orbite, planisferi, presenze. Poi le stelle si sovrapposero agli incroci delle linee quasi a segnare l’incontro, come rotte di una mappa stellare” ricorda Giancarlo Ferraris dopo averla disegnata. Avvalendosi di 20 ettari, la Michele Chiarlo seleziona e frammenta i suoi filari, i migliori li destina ai vini più prestigiosi e longevi. Nel caso del Nizza l’impianto del vigneto dedicato al Riserva La Court risale al 1976, appena tre ettari a 250 metri di altitudine, con suoli composti da sabbie ma anche da marne argilloso-calcaree (ricca la presenza di magnesio). La resa, molto bassa, conta al massimo 5/6 grappoli per ceppo.

Si fermenta direttamente in tini di rovere da 55 ettolitri e l’affinamento prosegue per 30 mesi. Barrique e botte grande cui seguono altri 18 mesi in vetro prima della messa in vendita nel mercato. Questo il protocollo di vinificazione per tutte le Barbera La Court che, in occasione dei primi vent’anni dalla nascita, sono stati al centro di una memorabile verticale dal 1997 all’ultima annata, la 2020.

 

DEGUSTAZIONE

 

 

Nizza Riserva La Court 2020

Rubino violaceo, il naso si divide tra note di viola e spunti balsamici, ribes e cassis. Sorso di grande avvolgenza, tannini setosi, persistenza gustativa che si snoda tra freschezza e materia.

 Nizza Riserva La Court 2015

Colore rubino intenso, scuro, assai compatto; il naso tende a sentori vegetali prima di aprirsi alle note fruttate e floreali. Caldo, abbracciate del succo e della sua fibra, la struttura imponente data dal legno gli consente un allungo palatale profondo che chiude su note di rabarbaro e amarena.

Barbera d’Asti Superiore La Court 2007

Colore scuro, porpora. Naso molto floreale e di ribes e lamponi. Aloni vegetali e speziati ne completano il profilo, il gusto è asciutto, lievemente astringente nel finale, ma inequivocabilmente ancora giovane nella sua rettilinea capacità di sciorinare aromi fruttati e mentolati.

 Barbera d’Asti Superiore La Court 1997

Chiamato al suo diciassettesimo anno, risponde con un colore che inizia a farsi più chiaro rispetto ai suoi predecessori in batteria. Uno strato di mina, al naso si unisce pepe, rosmarino e con l’areazione a eucalipto, cerise e bitter. Sorso luminoso, dotato di buona tensione e concentrazione.

 

michelechiarlo.it