NITTARDI, DOVE C’È VINO C’È ARTE

Metti un territorio unico, una storia antica, una famiglia amica della natura e dell’arte e arriverai a Nittardi. Esatto, Nittardi è tutto questo. È un territorio unico in quel distretto che è rappresentato da Castellina in Chianti, anzi quello dell’apice nord di Castellina. Le vigne, tutte a impianti a medio-alta densità, crescono su di un suolo argilloso-calcareo e sono circondate da splendidi boschi. Il terreno ricco di ciottoli e sassi con argilla fine, ben drenante, crea con il particolare clima un perfetto equilibrio capace di garantire una maturazione quasi sempre ottimale per il Sangiovese.

Una storia antica lunga quasi mille anni caratterizza quei terreni. Era la fine del XII secolo quando i monaci benedettini fecero di Nittardi la loro casa madre iniziando ad accostare alle preghiere e all’arte della conoscenza la coltivazione della vite. Storia che alcuni secoli dopo si arricchisce ulteriormente. Michelangelo Buonarroti in viaggio attraverso il Chianti passa nella tenuta e ne resta folgorato tanto da acquistarla quasi immediatamente nel 1549. Ne affida la gestione al nipote Lionardo a cui invierà una lettera contenente la richiesta di vino da mandare in dono al Papa con cui era in ottimi rapporti sin dal completamento degli ultimi affreschi della Cappella Sistina. Rimarrà nelle mani della famiglia Buonarroti molto a lungo.

Stefania Canali, Léon  e Peter Femfert

Questa splendida alchimia, questo binomio perfetto tra natura e arte trova nell’attuale proprietà un’ulteriore evoluzione. Era il 1981 quando due giovani sposi innamorati di Firenze e della Toscana arrivano a Nittardi. Peter Femfert, gallerista tedesco con un passato colmo di forti esperienze avventurose (aveva solo 23 anni quando sopravvisse ad un incidente aereo a Cipro) e Stefania Canali, storica dell’arte veneziana comprendono immediatamente la magia del luogo e di quel “Nectar Dei” che tanto fece innamorare Michelangelo.

Léon Femfert in Maremma

Da allora tanto è stato fatto sia per far crescere la qualità dei prodotti sia per non separare mai l’anima artistica che muove l’azienda dal contesto storico in cui è posta, ne è testimone la torre benedettina che ancora campeggia sulle vigne come una sorta di austero guardiano. Alle vigne di Nittardi la famiglia Canali-Femfert ha affiancato i vigneti di Villa Rosa che si trovano a sud di Castellina in Chianti e i vigneti di Mongibello delle Mandorlaie in Maremma a sud di Scansano, vicino a Montiano. Le vigne presenti nella zona del Chianti Classico (di età compresa tra i 40 e i 50 anni) producono Sangiovese e alcune altre varietà autoctone con l’aggiunta di un’esigua quantità di Merlot che fino a due anni fa arricchiva la riserva. In Maremma, invece, furono piantate viti di Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Merlot e Cabernet Franc a cui sono state aggiunte quelle di Petit Verdot, Syrah e Vermentino. La produzione oscilla tra i 40 e i 50 quintali/ettaro (per le vigne più vecchie a volte anche meno) che porta il numero di bottiglie annuo a un totale di circa 180.000.

Ma se ancora oggi è viva quella complicità tra amore per la natura e amore per l’arte è indiscutibilmente merito dei coniugi Femfert. Stefania cura con attenzione quasi maniacale il messaggio artistico che intende far arrivare al consumatore attraverso la bottiglia e per far questo chiama a raccolta gli amici e le relazioni professionali che Peter da oltre cinquant’anni cura con la propria galleria.

Dal 1981, infatti, moltissimi artisti di fama mondiale hanno realizzato un’opera originale per rendere ogni anno unica l’etichetta del Chianti Classico Casanuova di Nittardi Vigna Doghessa. Ad oggi sono presenti più di 90 lavori che raccontano lo splendido rapporto di Nittardi con il mondo dell’arte e che portano la firma di grandissimi artisti. Solo per citarne alcune, oltre alla prima di Bruno Bruni nel ‘81, ci sono quelle realizzate da Eduardo Arroyo nel 1994, da Igor Mitoraj nel 1997, da Emilio Tadini nel 1999, da Yoko Ono nel 2005 e da Mimmo Paladino nel 2006, senza dimenticare quelle dei premi Nobel Gunter Grass (2008) e Dario Fo (2010).

Damiano Femfert, James Ivory e Léon Femfert

Léon Femfert, che dal 2013 ha preso in mano le redini dell’azienda, racconta di quanto sia importante per loro che il Vigna Doghessa abbia ogni anno un’etichetta nuova, diversa. Un’immagine che possa trasmettere un sentimento, un’idea. Un legame che solo l’arte riesce a conservare nel tempo integro e autentico. Con un’emozionata presentazione avvenuta presso il ristorante stellato Per Me di Giulio Terrinoni, il primogenito della famiglia ci illustra l’ultima etichetta, vestita dello stile di un autore veramente speciale, il premio Oscar James Ivory che ha voluto raccontare col suo tratto inconfondibile due figure che si guardano, i due fratelli a cui oggi è affidato il nuovo corso di Nittardi.

Quattro i vini in abbinamento ai piatti che lo Chef ha proposto come interlocutori del menù preparato per l’occasione. Apre il pranzo il vino che incontra l’arte, il Casanuova di Nittardi Vigna Doghessa 2021 Chianti Classico Docg. È l’ultima annata, decisamente giovane. Si presenta vivo di un colore rubino brillante. Al naso è elegante, dapprima con note fresche di piccoli frutti neri per poi chiudersi verso un mix di spezie dolci. La sua vibrante giovinezza la si avverte anche durante l’assaggio. Il tannino è ben presente seppur in equilibrio con tutte quelle note di frutta e di spezie che caratterizzano il vino. È un Sangiovese che tra qualche anno aggiungerà più fascino all’elegante piacevolezza che è attualmente ben riconoscibile. L’accostamento in menù è con lo Spiedo di quaglia.

Si prosegue con il Nittardi Gran Selezione 2020 Chianti Classico Docg, un’anteprima che non ha ancora una veste ufficiale. Si percepisce subito che questo Chianti ha traguardi ambiziosi da raggiungere. Note di frutta rossa e nera si accompagnano a un mix di spezie dolci e tabacco. Fresco con note tanniche evidenti ma eleganti. Il finale, nel quale si distinguono piccoli frutti maturi, conserva un lieve ricordo di dolcezza, fascinoso e persistente. Un gran vino che si farà amare ogni giorno di più. Con questa annata, la prima di sangiovese in purezza, si perfeziona il passaggio dalla vecchia “riserva” che portava in sé una piccolissima percentuale di Merlot. Un vero matrimonio ben combinato quello con il Tagliolino al ragù di anatra, verdurine e pecorino affumicato.

Visto che la Gran Selezione ha sostituito la Riserva, Léon ha voluto regalarci l’assaggio di due vecchie annate di questo vino che ha per tanto tempo rappresentato il prodotto di punta dell’azienda. Per prima il Nittardi Riserva Selezionata di Chianti Classico Docg 2010. Che il 2010 rappresenti una vendemmia degna di essere ricordata è noto a tutti, ma si resta comunque decisamente sorpresi quando il vino che assaggiamo risulta sopra le nostre aspettative. Probabilmente, nonostante i suoi tredici anni dalla vendemmia, questo Chianti saprà sfidare il tempo ancora a lungo. La ricchezza di note percepite ti dicono immediatamente che questo è veramente un prodotto eccellente. Si alternano sentori di frutta matura e di minerale (terreno di roccia e argilla) passando per una speziatura quasi balsamica con note di tabacco. Al palato non smentisce la ricchezza aromatica, è pulito e fresco. Il tannino vibrante risulta soffice e setoso, sposando quella mineralità tipica dei terreni. Il finale è ricco ed elegante, con una sfumatura apparentemente dolce e un finale decisamente lunghissimo. Quello con la Costoletta di agnello con spinaci e topinambur è più di un matrimonio ben riuscito, è pura passione.

La seconda annata in assaggio è il Nittardi Riserva Selezionata di Chianti Classico Docg 1999. Difficile da decifrare al primo sorso, ma lentamente, con la pazienza che meritano i grandi vecchi, il 1999 si apre presentandosi austero e vigoroso allo stesso tempo con sentori che ricordano una ciliegia sotto spirito, foglia di menta, buccia d’arancia e salgemma. Pur complesso ed elegante porge il fianco a una leggera stanchezza che per certi versi ne caratterizza l’assaggio anche se non in modo assolutamente negativo. La vicinanza della Costoletta di agnello con spinaci e topinambur mette in risalto il tempo passato.

 

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