PARUSSO, PARADIGMA DEL DINAMISMO

Il movimento non ha spazio né tempo, si adatta a qualsiasi cosa“. Uomini, piante, vino: Marco Parusso ha votato la sua intera dimensione al dinamismo, alla fluidità dei sapori e delle idee, molte delle quali gli hanno dato la spinta per guardare avanti, prima di chiunque altro. E pensare che i primi ostacoli, in questo viaggio nato nelle Langhe ormai più di trent’anni fa insieme alla sorella Tiziana, erano arrivati dalla famiglia stessa: “Mio padre Armando aveva un ettaro coltivato e vendeva vino in damigiana, non voleva che seguissi le sue orme. La storia è andata diversamente“, e per fortuna, perché Marco è oggi uno dei principali esponenti del Barolo e della sua vitalità.

Marco, Tiziana e Giulia Parusso

Storia diversa, che però ha tenuto conto dell’orgoglio e dell’affetto che un genitore ha saputo trasmettere ai propri figli: Parusso Armando dei Fratelli Parusso nacque nel 1990, e Perarmando è l’omaggio d’eccellenza, un’etichetta di Barolo che non nasconde nulla e trasmette tutto. L’azienda nel 2021 celebra i cinquant’anni di attività della famiglia (Armando aveva cominciato nel ’71, il bisnonno Gaspare aveva acquistato il primo appezzamento addirittura nel 1901) con l’apertura del Barolo Riserva 2000, invecchiato ventuno anni. Un gioiello di pura forma, esplosione di caffè, spezia, complessità e progetti. L’ultimo, in ordine di tempo, per Parusso, che sotto l’ombrello della sua azienda conta adesso ventotto ettari di vigne e centocinquantamila bottiglie l’anno (poco più di un terzo sono Barolo, al quale sono dedicati tre cru).

Qualità profonda e studio estremo, una camminata sul filo che ogni volta mette in pericolo il lavoro. Ma quanto ne vale la pena: il credo di Parusso è quello della ricerca continua, del brivido del comprendere, della gioia del superare sè stessi. Quando il risultato giunge, il sentire è dolce: un dolce tutt’altro che comune. “La dolcezza dei nostri vini non prevede zuccheri, in realtà. Usiamo solo quelli che si concentrano nell’uva“. Per riuscirci, servono scienza e follia: il diradamento della vigna, per una distribuzione zuccherina guidata, e soprattutto l’invecchiamento degli acini quasi fino al punto di non ritorno, che oltrepassato porterebbe a un eccesso di acidità. Oltre al sapiente maneggiare dell’ossigeno, “un amico finché si sa come utilizzarlo“.

Dinamismo vuol dire sperimentazione, adattamento. Ma mai perdita di identità: “Vivo una volta sola e voglio fare vino alla mia maniera. Sfruttare la vigna al cento per cento, sia per superficie che per materia prima“. Dal 2007 Parusso utilizza infatti anche il raspo nel processo produttivo, che alla beva regala astringenza, carattere, ruvidità. È uno dei tanti segnali della libertà dell’animo con cui Marco lavora, e che si riversa poi nelle etichette: il Sauvignon 2018 ad esempio, aroma di prussiana, bocca mielosa ma non eccessiva. “Il mio primo vino davvero libero; avevo dei cloni che avevo reperito nella Loira, li ho impiantati e vinificati alla Borgognona. Perché appunto, sono libero di fare quello che voglio, in fondo, e questo mi ha permesso di arrivare a comprendere anche di più. Ho imparato ad usare il legno, per dire“.

Il Sauvignon 2008 è un’estasi difficilissima da smettere, struttura cremosa ed esotica, beva avvolgente; una delle gemme in degustazione a L’Alchimia, stella Michelin di Milano, dove Parusso ha presentato le sue creazioni (e stappato il Barolo 2000). L’apertura è con il Metodo Classico Extra Brut 2010, il 100 mesi: anto è il tempo di affinamento sui lieviti di questo 100% Nebbiolo: bollicina di finezza puntinata, naso floreale, sorso candito. È peraltro l’inno al dinamismo fisico di Marco: “Nel corso dell’affinamento, le bottiglie vengono smosse per creare autolisi, donare acidità e fragranza. Vivere, insomma“.

Il vino di Marco Parusso si sviluppa così, letteralmente per natura, intesa come spontanea espressione della terra e dell’uomo. È il suolo mosaicato e ricco delle Langhe, che contribuisce con calcare, argilla, marna, arenaria e sabbia in un intreccio di estrema rarità qualitativa; è la forza intrinseca di una varietà, il Barolo, che non rallenta di un attimo, e continua anzi a permettere a menti illuminate di regalare soluzioni di pregio. Ed è ovviamente, ma mai darlo per scontato, l’estro vibrante di una personalità che ama le sue radici e il suo lavoro; Marco Parusso ha l’energia di chi non potrebbe fare altro, né meglio, rispetto a quello che fa ogni giorno.

 

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