TENUTA CASENUOVE, L’ARTE DELLA NATURA
Quante cose devono aver assorbito quelle vigne, quanti fotogrammi impressi per sempre nella loro memoria o nella loro fisionomia. Quante voci hanno ascoltato, nel susseguirsi delle proprietà, e quante mani hanno incontrato, in tutti quegli anni. L’aria leggera di Panzano in Chianti le ha accarezzate, consolandole dall’oppressione dell’umidità o dall’esasperazione dell’arsura. Le vigne della Tenuta Casenuove, nel Chianti Classico, hanno assistito a non pochi cambiamenti. Hanno imparato a riconoscere i profili di chi le ha indirizzate in un modo piuttosto che in un altro, ricordando comunque la propria libertà a tutti coloro che le hanno avvicinate. Ci vuole coraggio per amare la sfrontatezza di una vigna e per abbracciarne l’indipendenza. Ed è proprio qui che si traccia il confine fra la teoria e la pratica, fra l’erudizione e la familiarità.
Tenuta Casenuove, nel 2015, si presentava in tutto il suo aspetto rurale. Era l’inizio, era l’anno in cui Philippe Austruy, già proprietario di tre tenute vitivinicole in Francia e una in Portogallo, la acquistò. Dove per un animo scettico poteva esistere solo la materia plasmata da un passato agricolo e destinata allo scorrere di un tempo usurante, un occhio sognatore vedeva la prospettiva di qualcosa in potenza, nella sua più sublime esaltazione futura. La ristrutturazione cominciò piano, quasi in sordina, con la lentezza di chi vuole posare saggiamente un mattoncino dopo l’altro e la pazienza di osservare una realtà nel suo sorgere, nella sua fioritura desiderata e sognata ma di fatto ancora ignota.
Il rinnovamento coinvolse innanzitutto i vigneti. Dei 28 ettari acquisiti, 14 furono pian piano espiantati e reimpiantati, seguendo un approccio agronomico che andasse a tutelare il benessere del suolo e della pianta. Ad oggi il suolo – o per meglio dire i suoli, considerando la grande diversità che esiste all’interno della Tenuta – riveste un ruolo di attore principale, insieme a un innumerevole variare di protagonisti e comparse che determinano le vocazioni viticole delle zone, le attitudini di una pianta o le caratteristiche delle uve. Sono 29 gli ettari attualmente in produzione, tutti dedicati alla bacca rossa, ripartiti fra Sangiovese, Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Canaiolo e altre varietà autoctone.
Il patrimonio contenuto nella Tenuta Casenuove, tuttavia, non si limita a quello viticolo o pedologico. Esistono, qui, antiche sistemazioni a terrazzamenti con muretti che rappresentano a tutti gli effetti dei pezzi di storia. Tali strutture sono state recuperate e valorizzate nella ricomposizione di una vigna in fase di reimpianto, che ospita Sangiovese sulla sommità e, a scendere, altre varietà autoctone, tutte impostate ad alberello. Ma non solo. Il patrimonio maggiore, qui a Casenuove, è forse quello umano.
Tutto ciò che passa dall’osservazione e si traduce nelle scelte è delegato alla sensibilità umana di chi lavora queste terre. Un team articolato, come in tutte le aziende agricole, capitanato da tre anime fondamentali che paiono essere una il complemento dell’altra.
Alessandro Fonseca è il direttore della Tenuta. Nasce come agronomo, applicato al suo vigneto di proprietà e a quelli delle aziende per cui ha sempre svolto consulenza. Alessandro è un uomo di pacata immagine che serba una curiosità dinamica, una di quelle che conducono verso mille luoghi e mille incontri. Insaziabile slancio vitale e intelligenza fine sono doti che lo accomunano a Cosimo Casini, enologo votato oggi alla vigna di Casenuove. Cosimo entrò a far parte del team fin da subito, nel 2015. La sua prima vendemmia in Tenuta è stata un vero e proprio azzardo. Ereditare i frutti del lavoro impostato per anni da qualcun altro e trasformale in qualcosa che risuonasse come proprio non era affatto cosa semplice. Ma quello era il primo passo di una strada ancora da farsi e della quale si stanno scrivendo appena le prime righe. A supportare questo cammino tanto entusiasmante quanto a tratti tortuoso c’è il sorriso contagioso di Maria Sole Zoli, la giovanissima enologa approdata a Casenuove nel 2018 che, con quella sua delicatezza, guida i lavori di cantina al meglio.
Infine, l’enorme opera di ristrutturazione coinvolse la villa, che oggi è adibita ad accoglienza privata per gli speciali invitati di Philippe. Il gusto e la sensibilità artistica del suo proprietario affiorano da ogni dettaglio, curato con quell’attenzione riservata solitamente alle cose preziose. L’inclinazione verso ciò che è arte, propria di Philippe Austruy, ha trovato collocazione anche nello spazio espositivo Il Vino dell’Arte a Panzano, frutto di una collaborazione fra Tenuta Casenuove e Galleria Continua.
Qui il sentire umano si trasforma nella finezza espressiva dell’implicito, attraendo coloro che sono realmente suscettibili all’arte, in tutte le sue forme. Poiché l’arte, di forme, ne assume molteplici, viaggiando dalla suggestione di un paesaggio all’introspezione impenetrabile di un uomo, fino a raggiungere tutto ciò che identifichiamo come natura, che ci appare nella sua forza svelandosi nella sua delicatezza.
DEGUSTAZIONE
CHIANTI CLASSICO
2015
92/100
La prima bottiglia di Chianti Classico firmata Tenuta Casenuove. Ricalca l’orma di una mano che non c’è più, così come le condizioni irripetibili della sua annata, di cui racconta la solarità attraverso un naso stratificato e una bocca di grande spessore, dove l’equilibrio è affidato al tratto fine della sapidità.
2016
95/100
Con la 2016 si inizia un viaggio, qui a Casenuove: il viaggio che porta a scoprire piano piano le sfumature di ogni angolino di terra, così da acquisire familiarità con il proprio e personalissimo pantone a disposizione. Ne deriva un vino di grande eleganza, snello sia al naso che al sorso. Rude e gentile, fresco e composto, è un vino di ottimo equilibrio che coniuga fascino e bevibilità.
2017
94/100
Si introduce con un timbro del tutto particolare, improntato questa volta sulla spezia, che cede il passo a una composizione floreale delicata. La bocca è elegante e caratterizzante quanto il naso, discretamente condotta sull’equilibrio e sulla compattezza del sorso.
2018
93/100
In quelle suggestioni di cioccolato e prugna, si compone in un profilo più spesso e più grasso, corrisposto nello spessore di bocca. Un vino che si presenta attualmente in un’esuberanza che, nel tempo, si mescolerà ai passi dell’evoluzione.
CHIANTI CLASSICO RISERVA
2016
96/100
Naso intenso non tanto nella forza quanto più nella personalità incisiva, penetrante, condotta su profumi finissimi ed estremamente freschi. La terra e l’humus colorano la suggestione di sfondo, conferendogli un nerbo snellito dalla traccia leggermente balsamica. Il tannino è altrettanto fine seppur ben presente, come impone quell’85% di Sangiovese presente nel blend.
2017
94/100
Purezza di Sangiovese nel blend di questa annata in cui le piogge si sono fatte attendere. L’espressione del naso qui è più gioviale e coinvolgente sia nella parte fruttata che in quella più scura, che ora ricorda nettamente il cuoio e la bacca di ginepro. La bocca è materica, senza pregiudicare lo charme di un tannino ben gestito. Chiude su un finale leggermente amaricante, che porta però buona pulizia.
2018
ANTEPRIMA
93/100
Il frutto è molto concentrato, quasi fosse un estratto di quella commistione dolce ed erbacea che caratterizza l’aromaticità di un frutto rosso ancora fresco. Il sorso è animato da un corpo consistente, definito in un contorno di netta freschezza. Chiude con un cenno morbido, che si dissolve in un ricordo di liquirizia.
CHIANTI CLASSICO GRAN SELEZIONE 2018
93/100
Il frutto, la viola e la terra si mescolano nell’esuberanza di un vino giovane, che attualmente gioca su una morbidezza del sorso e su una certa determinazione tannica. Tutto è in equilibrio, seppur in una chiave di giovinezza.