TUTTA LA BELLEZZA DEL CASTELLO DI VICARELLO
Le bellezze storiche, artistiche e naturalistiche della Toscana sono universalmente riconosciute come uniche, ineguagliabili. La Maremma, però, si distingue per unicità e complessità all’interno di questo inestimabile tesoro. Essa, infatti, caratterizza buona parte del territorio toscano, quello che guarda il mare a ovest e l’orografia più elevata a est. In un vasto territorio tra terme e vecchie miniere da cui si ricavavano argento e piombo, nella parte storicamente più conosciuta, a pochi passi dal Monte Amiata, a sud di Poggi del Sasso, tra quelle cime collinari che seguono l’Ombrone fino a Paganico, c’è l’antico Castello di Vicarello. Come per Monte Cucco e Colle Massari anche la sua origine risale al XIII secolo. Fu fatto costruire da Siena come struttura difensiva e di avvistamento, dall’alto dei suoi 350 metri di altutudine, probabilmente sui resti di un villaggio etrusco.
Nei secoli, superato Medioevo e Rinascimento, la struttura subisce vari cambiamenti senza perdere il suo fascino originale. Anche gli attuali proprietari Carlo e Aurora Baccheschi Berti hanno tenuto in massima considerazione il fascino di quei muraglioni in pietra tanto da dedicare oltre 12 anni di attività per il loro restauro. Per molto tempo è stato la loro casa, oggi è una splendida realtà recettiva capace di accoglie ospiti provenienti da tutto il mondo. Questo spirito internazionale è entrato forte anche nell’arredamento del Castello arricchito con molte opre d’arte. Ci sono firme del calibro di Alighiero Boetti, Piero Dorazio, Helmut Newton, Man Ray, Mario Schifano, Livio Marzot e Gary Hume. Inoltre, avendo vissuto a lungo tra Milano e Bali, Carlo e Aurora hanno voluto che in ogni ambiente fosse presente qualcosa fuori dagli standard. Tutte le nove suite sono arredate con oggetti che arrivano direttamente dall’Indonesia.
Questa impronta internazionale la famiglia Baccheschi Berti l’ha portata anche nei suoi sei ettari di vigneto. A far compagnia ai filari di Sangiovese, infatti, ci sono Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot e Petit Verdot. Di recente si è affacciato anche il Malbec. Tutti vitigni sono rigorosamente in regime biologico con sistema di allevamento ad alberello e alta densità, e ricordano a Carlo l’area produttiva del Bordeaux. Nasce così l’idea di creare vini che al tempo stesso siano espressioni del territorio e figli della forte determinazione creativa della famiglia. I terreni sono ricchi di minerali argillosi e depositi marini, con una forte presenza di calcio e silicio che, in combinazione con uno speciale microclima valorizzato dai molti boschi circostanti, dalla brezza del mare e dal lento scorrere del fiume Ombrone, consentono favorevoli escursioni termiche capaci di dar vita a una vegetazione rigogliosa e a vini d’incredibile qualità.
Da questi sei vitigni nascono in azienda quattro rossi Igt Toscana. Il primo è un classico taglio bordolese, il Castello di Vicarello, gioiello indiscusso della tenuta Baccheschi, a cui si affianca sin dal 2004 il Terre di Vico, una sorta di Supertuscan di grande eleganza. Più recenti sono il Merah, Sangiovese in purezza, e il Poggio Vico che porta in sé tutto il fascino del Malbec.
Con un’emozionata presentazione delle quattro etichette Brando, primogenito della famiglia e attuale winemaker dell’azienda, ha raccontato i vini portati in abbinamento ai piatti che lo Chef Pierluigi Gallo ha voluto proporre nel menù preparato per l’occasione. L’appuntamento è da Achilli al Parlamento.
DEGUSTAZIONE
Merah 2019
Sangiovese 100%
Questo rosso tutto toscano ben rappresenta con il proprio nome quella cromaticità brillante e fascinosa tipica di un Sangiovese giovane. Infatti, a ricordare gli anni passati da Aurora e da Carlo a Bali, la famiglia ha deciso per il sostantivo Merah che significa “rosso” in lingua indonesiana. Un vino immediatamente piacevole in contrapposizione con l’idea del tradizionale Sangiovese di maremma. La vita passata tra acciaio e botte grande fa in modo che risulti totalmente autentico all’olfatto con note di frutta rossa e nera ancora non perfettamente mature. Dopo, in un serrato susseguirsi, arrivano sentori vegetali in evoluzione quasi a ricordare foglie di tabacco in essiccazione. Al gusto è fresco con un invidiabile equilibrio arrivato dal tempo passato in bottiglia. Il sorso non nasconde il Dna di questo vitigno che si presenta sia con il suo tannino tipico sia con una percezione nel finale di morbidezza gradevole e affascinante.
Abbinamento con Patata fondente, fontina e Tartufo
Poggio Vico 2020
Malbec 100%
Questo vino sorprende. Un Malbec in purezza che, lasciate Francia e Ande, trova ai piedi dell’Amiata un territorio perfettamente vocato. Nasce nell’omonimo vigneto, appena mezzo ettaro nella parte più alta della collina, a 300 metri sul livello del mare e con esposizione verso sud-ovest. La 2020 è stata una grande annata con temperature miti, notti alquanto fresche e un adeguato apporto idrico. In azienda sono riusciti a esaltare questi fattori così da regalare al Poggio Vico profumi seducenti di spezie scure e dolci. C’è caffè tostato, pepe e tabacco caraibico. In bocca si esalta. Si manifesta aristocratico e armonico, colmo di esuberanza tannica che però mai copre la piacevole freschezza. Degna di nota anche la persistenza che ne caratterizza il tratto finale, coinvolgente e distintivo.
Abbinamento con assaggi di formaggio
Terre di Vico 2018
Sangiovese 65%, Merlot 25% e Cabernet Franc 10%
A questo Sangiovese sono stati portati in dono Merlot e Cabernet Franc; il primo per arricchirlo di note dolci e suadenti e il secondo di note fresche e vegetali. Il risultato finale è un vino dalla forte personalità. I profumi di frutta nera di bosco e di ciliegia sicuramente matura creano una sorta di comitato di benvenuto a note più complesse e cariche che vanno dal caffè alle spezie scure e dolci, dal tabacco al rosmarino. Terre di Vico risulta sin dal primo sorso un vino di grandissima pulizia in cui il lungo affinamento in bottiglia, dopo il passaggio per 24 mesi del Sangiovese in tonneaux e del Merlot in barrique, lascia un segno indelebile dell’eleganza raggiunta. Fresco e tannico non risulta mai eccessivo. Equilibrato, armonico e lungo, un ottimo vino.
Abbinamento con Risotto burro, Parmigiano stravecchio e riduzione di coda alla vaccinara
Castello di Vicarello
Cabernet Franc 45%, Cabernet Sauvignon 45% e Petit Verdot 10%
2018
Si tratta di un Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon in egual misura a cui si affianca una piccola percentuale di Petit Verdot. Questo è il blend di Castello di Vico. La produzione delle uve è tutta riferibile alla vigna di maggior pregio dell’azienda, Vigna del Castello con circa 14.000 ceppi per ettaro. L’idea è quella di un classico taglio bordolese che però possa raccontare del territorio e della filosofia di produzione tutti toscani. È un bel rubino vivace e luminoso. Il naso spinge note dure e scure come di mora, sambuco, rosmarino e grafite. Seguono ben integrate nuove note di confettura di ciliegia, di amarena, di alloro e tabacco. L’inconfondibile tratto vinoso tipico della giovane età porta con sé ricchezza di note fruttate. Tutto ne conferma la complessità, la ricchezza di gusto in una percezione di avvolgente morbidezza ed eleganza del tannico. Lunga anche la sensazione di freschezza con un finale pulito che promette grandissime emozioni.
2011
La luce non nasconde i primi riflessi decisamente granati. È un gentiluomo di campagna che lentamente si fa conquistare. Le note di piccola frutta scura si intrecciano a quelle più decise di frutta secca ed essiccata, di sottobosco (timo, alloro, mirto) con una speziatura di pepe nero. Al primo assaggio si presenta pieno e ampio con l’alcol in netta evidenza. Poi trova l’equilibrio con un tannino apparentemente non proprio armonico. Decisamente notevole la lunghezza che mette in evidenza la forte personalità di un prodotto nato leader.
Abbinamento con Costina di manzo, il suo fondo e senape