VASILIKI KOUZINA, LA MAGNA GRECIA DELL’OSPITALITÀ A MILANO
Vasiliki Pierrakea è figlia delle onde e del vento, nata sotto il segno del buono e del bello. La sua Kalamata è principessa di una parte di Grecia forse non conosciuta ai più, arroccata nel cuore di una baia a ferro di cavallo che guarda verso le coste del Nord Africa. Sarebbe bastato essere lì con lei e con il nonno Anastassis, per immaginare che rotta avrebbe preso il suo viaggio: lui lo ripeteva spesso, “Buttati su tutto, basta sapere quando e come uscirne… e se torni indietro e non sai mangiare, bere e amare, anche se hai fatto tutto il resto, per me hai fallito”.
Era pronta ad amare qualcuno, ma la vita rivela pieghe impossibili da prevedere. Decise allora di partire, e finì per innamorarsi di nuovo, questa volta però di una terra e di un popolo appena al di là del mare, così neanche troppo sorprendentemente simili alle sue origini. Una faccia, una razza. A Milano iniziò la sua personale e profonda Odissea, quella dei sentimenti e della cucina, che prima la portò a piccoli catering, poi finalmente alla sua Itaca, che oggi ha un nome, un indirizzo e una filosofia.
Vasiliki Kouzina, in via Clusone a Milano, è dal 2016 approdo familiare per chi cerca sensazioni già vissute, o molo da cui salpare per tornare a solcare i mari della storia, della tradizione e del gusto. Una Grecia dai mille volti e dai mille abiti, che siano isole festaiole o villaggi di pescatori ai confini del mondo; scomposta e ricostruita nei piatti e negli accostamenti, sul filo di quello che Vasiliki descrive come “un suono che contiene dolori e tanta passione”. Ogni proposta ha un motivo millenario e un desiderio che guarda al futuro, perché quello che era ieri può rivivere benissimo anche oggi, se si sa come raccontarlo.
Una taverna classica, che al bianco e celeste classici del Mediterraneo sostituisce i toni dorati del bizantino, quelli intimi di casa, ipnotici della metropoli che metropoli non è. Vasiliki, Milano, la Grecia sono specchi l’una dell’altra: piccole, ribollenti di energia autentica, aperte alla novità. Anche quando la novità ha radici che vanno perdendosi alle origini del tempo, e ha semplicemente fatto fatica ad affermarsi nel modo in cui avrebbe sempre meritato. In fondo al locale si scendono gradini scuri, l’ingresso nell’Olimpo sotterraneo della Kouzina.
Il vino greco ha un suo posto di rilievo nella storia dell’umanità, nei poemi epici e nei baccanali, ma è rimasto colpevolmente incastrato nella rete moderna di una bevuta facile, troppo spesso proposta dai localini tipici come vino della casa: retsina, vini bianchi leggerissimi che richiamano il sorso senza impegno (aromatizzati con miele nella quasi totalità dei casi). Ciononostante, la produzione interna è andata regolandosi fin dagli anni ’80, arrivando a rispettare un sistema tutto sommato simile a quello delle nostre DOC e DOCG: si parte addirittura dai vini da tavola (επιτραπέζιος οίνος, senza regole particolari) per arrivare alla Denominazione di Qualità Superiore (OPAP, Ονομασία Προελεύσεως Ανωτέρας Ποιότητας), passando per i disciplinari intermedi.
Vasiliki custodisce al piano inferiore del suo locale una meravigliosa cartina, dove il tragitto è scandito dai vini che personalmente è andata a scovare, intessendo relazioni personali con i produttori (anche d’olio, tesoro della Kalamata di cui è originaria, e delle altre materie prime del menu). E la degustazione curata insieme al tebano Gikas Xenakis, miglior chef greco al mondo nel 2020 per la guida Gault&Millau, è un inno all’esperienza sensoriale della Grecia più vera, che non dimentica le radici e si impegna per migliorare il futuro. Fin quando non si saprà “mangiare, bere e amare bene”, ancora una volta, come diceva nonno Anastassis.
Karanika Brut Cuvées Speciale – Xinomavro di Domain Karanikas
90/100
Metodo classico da uve a bacca rossa, vitigno che riporta al Nebbiolo, originario della Macedonia Occidentale (che è ancora una delle tredici regioni della Grecia, a dispetto del nome). Fresco, lungo, ingresso tutt’altro che banale, senza fronzoli. In abbinamento a taramosalata (salsa di uova di pesce sotto sale, barbabietola, basilico), elies kalamon me freskia rigani (olive nere di Kalamata con origano fresco), psomaki pita.
GAI’A “4-6H” – Agiorgitiko PDO di Nemea Peloponeso
90/100
Rosè sensuale per colore e aromi, di gran leggerezza, che pure nasconde una vena di personalità non indifferente. Origine del Peloponneso, sentori di bosco, ciliegia. In abbinamento a ntomatoktedes (polpette pomodoro, yogurt, lime), kalamarakia tiganita me me tarama kai patzari (calamari fritti, marmellata di barbabietola, taramas con nero di seppia)
Dafnios – Vidiano di Douloufakis Winery
92/100
Dalla leggendaria isola di Creta, varietà simile allo Chardonnay. Gran risalto aromatico di fiori, sorso di piacevole ruvidità, toni di frutta chiara. In abbinamento con athinaiki salata (insalata della vecchia Atene, merluzzo, maionese con alghe e pane)
Santorini – Assyrtiko di Vassaltis Vineyards
92/100
Il vitigno più nobile di Grecia, dal vulcano più romantico del mondo. Varietà fedele al terroir, che rivive nel sogno di una famiglia capace di ripartire dopo le difficoltà di un decennio fa. Minerale, intenso, sentori sulfurei che virano in un secondo momento vero l’agrume. Piacevolissimo e pieno. In abbinamento con cous cous me mydia kai kalamari (cous cous con cozze e calamari).
Nemea – Agiorgitiko di Domaine Gfokas
89/100
Il sangue di Ercole, celebrato nei riti e nelle leggende della Grecia Antica, addirittura fatto risalire al consumo degli Dei. Vino biologico, di corpo deciso, con qualcosa in più da poter esprimere. Sentori tendenti al fruttato. In abbinamento con htapodi me meli, dentrolivano (polpo al miele, alloro, cipolle caramellate, foglie di capperi).
Rapasni Old Vines – Blend di Krasato, Stavroto e Xinomavro di Domaine Ntougkos
91/100
Da Larissa, alle pendici del mitico monte Olimpo, nel cuore della nazione. Diciotto mesi di barrique in rovere francese, più un ulteriore anno in bottiglia: tannicità intrigante, legno che si percepisce ma non invade, struttura godibile. In abbinamento a arni sigomageiremeno me xinoxontro (agnello, melanzane, “ksinohontros” trahanas, feta alla menta).
Moshatos Riou Patron – Muscat Blanc a Petit Grain di Parparousis Winery
90/100
Si chiude tornando ai piedi del Peloponneso: setoso, amabile, che invita a ricordare ma non a farsi domande. Declinazione più che rispettabile del Moscato. In abbinamento a baklavas me tragana fyla, krema fystiki (baklavas croccante con crema di pistacchio).