Testo di
Nicola Pellacani
Assistant Winemaker Saintsbury Winery
2018. Vent’anni. In testa tanta confusione e nel petto un cuore che batteva all’impazzata fantasticando sul futuro. Studiavo Viticoltura ed Enologia all’Università di Bologna, in aula si parlava spesso di California, la Terra Promessa, culla d’elezione di vini potenti, eccentrici. Semplicemente, non seppi resistere. E dopo il mio ventunesimo compleanno, balzai su un aereo diretto nella Napa Valley per un tirocinio. Non potevo immaginarlo, ma in quel momento presi la scelta che cambiò per sempre la mia vita.
Il primo ricordo? Il Golden Gate Bridge, con il suo magnetico rosso vivo, il vento sferzante sul viso; ebbi l’impressione di muovere i primi passi in altro mondo, e in effetti così fu. Con questo racconto desidero condividere un frammento della magia che ho trovato qui, dove la passione del Vecchio Continente si mescola con le possibilità del Nuovo. E porgere di persona un invito a raggiungermi qui, alla scoperta della Northern California Wine Country.
Ad agosto Napa era come un frutto maturo, l’aria calda vibrava di energia e la vendemmia era vicina; si percepiva nell’atmosfera una tensione quasi elettrica. Su Soscol Avenue, l’odore dei tacos dei food truck si mescolava a quello dell’uva, saturando le narici di noi giovani enologi giunti da ogni parte del mondo. Eravamo in migliaia, tutti con lo stesso sogno: lavorare in cantine leggendarie come Opus One, Far Niente o Chateau Montelena. Volevamo sporcarci le mani nei vigneti che disegnano le colline da Napa a Saint Helena, passare per Yountville, Oakville e Rutherford.
Io finii altrove. Non tra le grandi tenute, ma in una zona ribelle: Los Carneros. Un’area di confine sospesa tra Napa e Sonoma, una terra avvezza all’abbraccio della nebbia, soffiata dai venti e dagli influssi della baia di San Pablo. Lì dove il Cabernet cede il trono, e regnano Pinot Nero e Chardonnay.
La cantina che mi accolse era piuttosto diversa da quelle da cartolina, nessun viale imponente o facciata neoclassica a darmi il benvenuto ma muri onesti, profumo di mosto, attrezzatura vissuta. Una vera winemaker’s winery. Qui, nell’agosto 2018, mi innamorai del Pinot Noir e sempre qui, a Saintsbury, inizia la mia storia.
Oggi non sono più il tirocinante con le mani viola, ma l’Assistente Enologo di Saintsbury. E se posso dare un consiglio, è qui che il vostro viaggio dovrebbe iniziare, dove la sostanza conta più della forma. Magari, appena prima, prevedete una tappa al vicino Domaine Carneros, concedersi un calice di bollicine nel suo castello francese renderà ancor più chiaro perché lo stile essenziale di Saintsbury è speciale.
Ma Napa resta la terra del Re, il Cabernet. Per cogliere il suo lato più puro, assaggiate i vini di Steve Matthiasson, un vigneron autentico che produce etichette fresche, vibranti, eleganti, un ponte tra Vecchio Mondo e sole californiano. Poi puntate in alto, letteralmente. Salite a Pritchard Hill, sfidando curve e tornanti, per giungere dove la famiglia Chappellet coltiva vigne rosse e vulcaniche a quote eroiche; il loro Cabernet è leggendario, ma a sorprendervi sarà il Chenin Blanc, un bianco che racconta la storia della valle.
E il viaggio non vale solo per il vino, ma decisamente anche per il cibo: a Carneros ci sono due soste imprescindibili. Lou’s Luncheonette, un locale di strada, rustico, con pollo fritto croccante e succoso che crea dipendenza e il Boon Fly Café, un fienile moderno dove l’atmosfera è industriale e il brunch memorabile, a base di uova alla benedict (perfette), ciambelline calde, zucchero e cannella: il miglior inizio di giornata.
In città, a Napa, il cuore gastronomico è l’Oxbow Public Market, una tappa gourmet obbligata. Tra Ostriche Hog Island, freschissime, dalla vicina Tomales Bay e i salumi artigianali di Fatted Calf, intensi e sorprendenti.
Più a nord, semmai la nostalgia d’Italia prendesse il sopravvento, la Trattoria Don Giovanni è un porto sicuro e rassicurante come i suoi piatti, generosi e familiari. Ma se volete sperimentare le vibes della vera Napa, la destinazione è senza dubbio Mustards Grill, l’iconico “deluxe truck stop” che da più di quarant’anni domina il crocevia della valle. Qui produttori e chef cenano fianco a fianco, il menù è schietto e i piatti freschi e deliziosi, come le verdure colte dall’orto che cresce rigoglioso appena fuori dalla porta: una vera istituzione.
Un ultimo consiglio da enologo; accertatevi di prenotare le vostre degustazioni alternando grandi tenute e piccole cantine familiari. È lì, fuori dai percorsi battuti, che si trovano le storie più vere. Chiedete a chi vi mesce il vino di raccontarvi la sua vendemmia preferita e dopo, ogni sorso avrà un sapore nuovo, più intenso.
La Napa Valley mi ha accolto, e qui ho trovato la mia voce. Ora il mio invito è semplice: venite anche voi. Venite a cercare la vostra.