La Pellegrini Spa per il loro evento nazionale ha pensato di tornare a Roma scegliendo Palazzo Ripetta, una dimora antica e prestigiosa che oggi veste l’abito di un lussuoso albergo a cinque stelle. La famiglia Pellegrini è legata al vino sin dalla fine dell’Ottocento quando il fondatore Pietro Pellegrini (oste a Cisano) iniziò a vendere vino. L’attività da subito ebbe una crescita importante, innanzitutto con lo stoccaggio dei vini in botti di proprietà, sulle quali si apponeva il marchio della famiglia che oggi è il logo dell’azienda, e con la distribuzione in tutta la Lombardia. Dal secondo dopoguerra il figlio Angelo, coadiuvato dai nipoti Gian Pietro ed Emanuele, apre la filiale di Sava e acquista un’azienda agricola a Montelupo Fiorentino.
Pietro Pellegrini
Oggi l’azienda conta su una rete di oltre 100 agenti e ha integrato il proprio orizzonte di azione, la gestione di una “cantina nella cantina” dove vengono conservate etichette “storiche” di vini che non saranno più messi in vendita. Attualmente il timone dell’azienda è nelle mani della quarta generazione della famiglia, Pietro e Angelo a cui si sono affiancati Emanuele ed Eleonora che rappresentano la quinta. Con la medesima passione e cura che li contraddistingue, hanno portato, per i tantissimi addetti ai lavori presenti a Palazzo Ripetta, tutte le aziende presenti nel loro catalogo. La vastità di produttori e di etichette italiane e straniere scelte da Pellegrini con attenzione e professionalità non ci permetteva di certo una degustazione che evidenziasse ogni singola azienda, ogni singolo prodotto pertanto abbiamo pensato di proporvi una ricognizione sommaria attraverso alcuni assaggi che ci hanno particolarmente interessato. Vista la grande presenza di vini francesi ci è sembrato doveroso approfondire la conoscenza di alcune maison di assoluta eccellenza produttiva.
Ne abbiamo scelte alcune tra la Champagne, la Côtes de Rhone e la Côtes de Jura. Per le bollicine il nostro sguardo si è fermato su le seguenti realtà (presenti nella Sala Bernini): Francis Orban Champagne. Questa azienda vive nel cuore del distretto della Marna, nel Villaggio di Leuvrigny. Il terroir è fortemente caratterizzato da un’esposizione a sud ideale, un terreno argilloso-calcareo eccezionale ed un microclima perfetto, particolarmente adatto alla coltivazione del Meunier Noir. Francis, giovane titolare e fondatore, ha intrapreso la produzione dello Champagne nel 2007 nei suoi sette ettari e mezzo, calcando le orme del bis-nonno Leopold, amato e stimato pioniere della spumantizzazione nel villaggio di Leuvrigny. La produzione totale si avvicina alle 60.000 bottiglie divise in sette referenze. Particolarmente interessante è risultata Le Cuvée Brut Réserve, che condivide con il Rosé e l’Extra Brut un affinamento sui lieviti in bottiglia minimo di 24 mesi. A seguire con 36 mesi c’è la Cuvée Prestige che condivide con le precedenti etichette il rapporto paritario tra il vino base e il “vins de réserve”. La produzione, infine, prevede tre etichette con lungo affinamento. Le bottiglie di Les Malaquais (Chardonnay) contano 60 mesi mentre quelle del Millésime rimangono in cantina sui lieviti per almeno 72. Discorso a parte per le top della linea, la Cuvée parcellare Les Hauts Beugnets passa in bottiglia ben 84 mesi e la Cuvée L’Orbane, Meunier Noir 100% prodotta in una sola parcella e non in tutte le annate. Il vino base non subisce nessun travaso durante il periodo di affinamento sui lieviti in botti di legno. Vengono utilizzate delle “barriques champenoises” nuove di 300 litri e dei piccoli fusti da 128 litri “avvinati” in precedenza da grandi vini di Borgogna. La fermentazione malolattica non è effettuata per rispettare la piena espressione e tutta la struttura di questo Champagne.
Pouillon & Fils: tutto nacque nel secondo dopoguerra con Roger Pouillon che, lasciato il negozio dove lavorava, con l’aiuto del famoso enologo Louis Baulant, zio della moglie, inizia a dar voce ai prodotti della sua vigna in Mutigny. Da quel momento la minuscola azienda si fa conoscere anche grazie alla maniacale attenzione messa nella cura della vigna e dei procedimenti di produzione. Dal 1964, con l’arrivo del figlio James e della nuora Josette, la proprietà cresce con la presa in affitto di altre piccole vigne fino ad arrivare ai cinque ettari attuali. Essendo la proprietà confinante con la Côte des Blancs gli è possibile coltivare uve Chardonnay classificate Grand Cru. Con l’arrivo di Fabrice nel 1998 sale ulteriormente la produzione fino alle attuali 50.000 bottiglie. Ansioso di portare ancora più avanti questa azienda familiare, il più giovane dei figli, affianca ancora oggi i genitori seguendo con amore le orme di nonno Roger. Decisamente interessante e ben bilanciato è il Grande Vallée (65% Pinot Noir – 15% Chardonnay – 20% Meunier), Extra Brut, vino emblema dell’azienda che affina per 18-24 mesi. A seguire una doppia menzione per classe ed equilibrio. La prima per il Les Valnons Parcellaire, Grand Cru, Extra Brut millesimato, 100% Chardonnay, cinque anni sui lieviti, che viene ritenuto il vino più audace della maison in quanto le uve vengono interamente prodotte nel feudo di Ay dove regna assoluto il pinot noir. La seconda invece è per il Les Blanchiens Parcellaire, Premier Cru, Brut Nature, Millèsimè, Chardonnay e 50% Pinot Noir, 5 anni e tanta classe. Ultimo solo per la sua unicità, il Solera, Premier Cru, Extra Brut 50% Pinot Noir e 50% Chardonnay con 36 mesi di affinamento. Da assaggiare assolutamente.
Jacquesson & Fils: lo Champagne Jacquesson fu il preferito da Napoleone che dopo la sua visita nel 1810 conferì alla maison la medaglia d’oro per la Beauté et la Richesse de ses Caves. La Jacquesson & Fils ancora oggi segue le tracce lasciate dai fondatori consapevole che quel successo non può prescindere dai metodi di elaborazione e produzione e dagli sforzi nella direzione della qualità. E proprio seguendo questo i fratelli Chiquet hanno guidato saggiamente l’azienda fino al 2022 quando la proprietà è passata nelle mani del gruppo Artémis Domaines (famiglia Pinault) la cui ambizione è quella di proseguire il magnifico percorso creato fino ad oggi assicurandosi che la produzione non venga mai gonfiata e che gli approvvigionamenti di uve siano provenienti essenzialmente da vigneti di proprietà (28 ettari, di cui 11 situati nella Côte de Blancs, ad Avize). Questo anche per quella tipicità che solo quel territorio può dare. Dizy, Ay e Avize sono oltre il 48esimo di latitudine nord, là dove la vite incontra il limite settentrionale massimo per essere coltivata. La rarità degli elementi naturali supportata dal meticoloso lavoro dell’uomo, creano l’unicità di questi grandi i terroirs. I metodi di coltivazione tradizionali fanno risaltare sempre più la diversità delle singole parcelle (lieux-dits). Ed è proprio la parcella, il singolo “lieu-dit” a rivelare le sue singolari tipicità conferendo ai vini personalità e stile inconfondibili. Dalle quattro particelle, dai quattro lieux-dits arrivano prodotti commercializzati solamente nelle grandi annate. Dizy, Corne Bautray, un ettaro di Chardonnay; Dizy, Terres Rouges, un ettaro e 33 are di Pinot Noir; Avize, Champ Caïn, un ettaro e 27 are di Chardonnay; Ay, Vauzelle Terme, 30 are di Pinot Noir. Ampia conferma dell’eccellenza da sempre raggiunta l’abbiamo trovata sia nell’etichetta 748 (vendemmia 2020, raccolta ad Aÿ, Dizy, Hautvillers, Champillon (55 %), Avize et Oiry (45 %) composta da Chardonnay (57%), Pinot Meunier (22%) e Pinot Nero (21%) sia nella più armonica e strutturata 743 – raccolta del 2015, ad Aÿ, Dizy, Hautvillers, Champillon (60 %), Avize et Oiry (40 %) realizzata con uve Chardonnay 47%, Pinot Noir 33% and Pinot Meunier 20%. Una spanna più in alto, nel meritato olimpo dei grandi champagne, c’è l’Avize Champ Cain 2014, 100% chardonnay. Ricco di note di fiori bianchi, di frutta secca e mela. Una sfumatura di miele che arriva dopo. È un gran vino, di struttura, fresco e complesso con un bilanciamento perfettamente equilibrato e una lunga persistenza. Tutti e tre rigorosamente Extra Brut.
Veuve Fourny & Fils, azienda attiva fin dal 1856 risiede nella prestigiosa Côte des Blancs, nel villaggio Premier Cru di Vertus. Da oltre quattro generazioni i fratelli Charles-Henry ed Emmanuel coltivano quasi nove ettari di vigneti con la passione dell’enologo artigiano, sapiente per esperienza e per vissuto. Tutti i loro vini (Chardonnay e Pinot Noir) rispecchiano le peculiarità di quei terreni gessosi esprimendo lo stile, l’eleganza e la freschezza tipiche dei Premier Cru della Cote des Blancs. Da sempre estremamente sensibili alla sostenibilità, Veuve Fourny & Fils ha il privilegio di possedere uno dei 15 luoghi definiti unici ed eccezionali in Champagne, ovvero il Clos du Faubourg Notre Dame. A tutela di questo tesoro l’azienda è impegnata in un approccio eco-responsabile e dal 2020 ha ricevuto la certificazione HVE “alto valore ambientale” di livello tre. Freschi e piacevoli sono apparsi sia il Brut Nature Blanc de Blancs Premier Cru sia il Blanc de Blancs Extra Brut Premier Cru. Decisamente importante l’assaggio del Monts de Vertus 2016 Extra Brut Premier Cru che con i suoi cinque anni di affinamento e i soli tre gr/l è riuscito a donare una freschezza lunga ed elegante e un sentore di gesso di tutto fascino. Avremmo provato con vivo desiderio anche la Cuvée du Clos Notre Dame ma è disponibile solo in alcune centinaia di bottiglie con gli oltre 10 anni di invecchiamento in cantina.
Nel nostro giro d’oltralpe, scendendo da nord, ci siamo fermati in Côtes de Jura e in Côtes du Rhone per incontrare due antiche aziende a conduzione familiare. Château d’Arlay è una dimora di famiglia classificata Monument Historique. È reputato il più antico Château di Francia, come attestano i documenti conservati nel castello fin dal 1070 e, cosa ancor più unica, è sempre rimasto di proprietà della famiglia dell’attuale Conte Alain de Laguiche. Ovviamente anche i loro vini hanno acquisito nel tempo un lignaggio conquistando l’appellativo di Grands Vins de France. I lunghi affinamenti in legno, donano una stupefacente attitudine all’invecchiamento garantendo all’assaggio eleganza e freschezza. I vitigni coltivati sono Savagnin, Chardonnay e i rossi Trusseau, Pinot Noir (detto Norien) e Poulsard provengono tutti da “vieilles vignes” trattate in regime di viticoltura biologica e biodinamica almeno per la metà dei vigneti e “raisonnée”, in sostanza biologica, per l’altra metà. Un solo assaggio, Côtes Du Jura Cuvée Corail 2017. Una vera chicca, ottenuto dalla macerazione di cinque varietà rosse e bianche della zona: Pinot Nero, Trousseau, Poulsard, Chardonnay e Savagnin, affina due anni in botte. All’assaggio è suadente con le sue note speziate e di frutta rossa matura. Elegante e fresco risulta decisamente persistente.
Poco a nord di Avignone, nel cuore della Valle del Rodano, la famiglia Coulon, proprietaria del Domaine de Beaurenard, coltiva con amore e passione 32 ettari di vigne a Châteauneuf du Pape e 25 ettari a Rasteau da ben da sette generazioni. Quello dello Châteauneuf du Pape è un terroir unico nel quale hanno trovato casa ben 13 vitigni che ne caratterizzano l’appellation tra i quali prevalgono il Grenache, oltre al Syrah, al Mourvèdre e al Cinsault. La famiglia da sempre coltiva le vigne con tecniche naturali per garantire il rispetto dell’ambiente e preservarne le qualità nel tempo. Tutto questo vale anche per le vendemmie che vengono svolte in forma totalmente manuale. In cantina, infine, attraverso lunghe fermentazioni, lieviti indigeni e affinamenti in botti si raggiungono risultati decisamente importanti nella direzione della tipicità oltre che della qualità assoluta. Due gli assaggi: Chateauneuf Du Pape 2022 e Chateauneuf Du Pape Boisrenard Le Lieu-Dit 2019. Tutti e due si presentano alla vista con un colore rosso rubino profondo e all’assaggio con tannini morbidi. Il secondo, però, ha dimostrato maggiore fascino e grande eleganza sia per il maggiore invecchiamento sia per la maggiore presenza del Cinsault che raggiunge il 77%. Viste tutte le altre referenze disponibili e l’attenzione con cui Pellegrini da sempre sceglie i propri rappresentati l’appuntamento di quest’anno a Roma sarà ricordato a lungo dai tanti fortunati invitati a Palazzo Ripetta.