Legata indissolubilmente al sentimento umano più forte ed elementare ma meno comprensibile nelle sue meccaniche scatenanti, la soddisfazione del bisogno di nutrirsi, ovvero il diritto al benessere, presenta, a dire il vero, valenze insondabili. Lo aveva capito il sommo Ludwig Andreas Feuerbach, “l’uomo è ciò che mangia” e lo aveva reso saggio il poeta contadino Wendell Berry, “mangiare è un atto agricolo”. Già, perché cibarsi rappresenta un gesto tanto profondo quanto quello di amare: i buoni prodotti toccano le corde sensibili dei sensi ma anche dell’intelletto, promettono solleticando nell’attesa, esaltano l’immaginazione, spingono all’esplorazione, rispolverano e riattivano i ricordi. Insomma appagano e rassicurano. In più, se le pietanze e le bevande vengono assunte con equilibrata ghiottoneria, godute in buona compagnia, sono fonte di grandissima gioia e giovamento. E’ la maniera, lo spirito e la misura che contano, in tutto e per tutto.
Villa Capezzana
Il celebre ristorante fiorentino Cibreo e l’altrettanto rinomata Tenuta di Capezzana, per esempio, continuano a riaffermare, senza ambiguità e sottintesi psicanalitici, il principio del piacere, esplicitando il godimento con un tono e un linguaggio, allo stesso tempo, ridente ed efficace.
Numerose sono infatti le attinenze tra le due entità, in cui si ritrovano agevolmente storia, organizzazione, costanza e passione. Nella prima, Fabio Picchi interpreta una cucina a dir poco singolare nel suo genere, il cui nome deriva da un gran tipico della tradizione fiorentina, il cibreo per l’appunto, che secondo l’Artusi ritrae semplicemente un intingolo, “opportuno alle signore di stomaco svogliato e convalescenti”, a base di fegatini, creste e fagioli (cioè testicoli) di pollo arricchito da un tuorlo d’uovo. Piatti, a tutti gli effetti, di straripante personalità, ma soprattutto caratterizzati da autentiche radici contadine e da cotture lunghe. Affetto e devozione per la ricerca, per il territorio e per la stagionalità creano, di fatto, armonie di gusto sorprendenti e golose non certamente così frequenti altrove. L’ambiente è poi caldo e accogliente, accompagnato degnamente da una sobria boiserie e una carezzevole moquette.
Famiglia Contini Bonacossi
La seconda, vale a dire Capezzana, è una fiorente proprietà della famiglia Contini Bonaccossi, dove la bellezza e l’incanto rappresentano i custodi inespugnabili del paesaggio. Qui si vinificava già 1200 anni fa: così infatti recita una pergamena datata 804, che attesta la produzione di vino e olio nella tenuta sin dall’epoca di Carlo Magno, stimolante per comprendere la notevole vocazione vitivinicola del comprensorio di Carmignano. E non solo: a conferma e a testimonianza pure del fatto che non esiste in Toscana un produttore di buon vino che non ottenga un suo evo anche solo per consumo familiare. Di nuovo ritorna, anche in questa sede, il rispetto per la terra, perché le varie etichette rispecchiano l’identità della casata, essendo pura espressione del terroir.
Due perle, due gioielli di arte e cultura, che non si ritraggono di fronte all’omologazione e manifestano con simpatia e umiltà un assoluto senso di responsabilità nei confronti della natura e dell’universo agricolo.
Cibreo
Il menù, recitato rigorosamente a voce, consiglia cosa assaporare. Minuziosi e squisiti si presentano gli antipasti in cui spiccano il budino al pomodoro, l’insalata di trippa, i sottoli e gli sformatini di ricotta. Stuzzicanti i primi come il passato di pesce piccante, la minestra Piazzesi e i passatelli in brodo, autentici attentati alla gola. Succulenti i secondi, quali, nel caso, la brandade di baccalà, le seppie in zimino, le polpette di pollo ruspante o il carciofo su letto di purea di uovo. Esemplari i dolci, anche perché spesso in condivisione, dove la torta al cioccolato è assoluta protagonista.
80% Sangiovese, 20% Cabernet Sauvignon
80% Sangiovese, 10% Cabernet Sauvignon, 10% Canaiolo
50% Cabernet Sauvignon, 25% Merlot, 25% Syrah
90% Trebbiano, 10% San Colombano