Un cambio di prospettiva che invita a rallentare, ascoltare sé stessi e vivere il vino come esperienza consapevole, oltre gli slogan e le ipocrisie di facciata.
Una dicitura che assomiglia, o forse vorrebbe assomigliare, a uno slogan campeggia fiera sulle etichette di vino o sulla pubblicità: siamo ormai abituati a leggerla, più o meno nascosta, più o meno in rilevanza grafica: Bevi responsabilmente. Ma proviamo a domandarci cosa significa realmente? Cosa vuole trasmettere al di là del significato che ognuno di noi le attribuisce.
Bevi responsabilmente: Bevi, comunque bevi, e questo, a noi che amiamo il vino (e non solo) lascia uno spiraglio, una possibilità, conforta. Responsabilmente: termina che implica una responsabilità, implica che chi beve sia responsabile. Ma di che cosa? Di quale responsabilità ci carica che decide di scrivere (magari anche non tanto convintamente) questa frase? Una responsabilità verso noi stessi consapevoli che l’alcol fa male? Ma questo non dovrebbe importare a che vende alcol, o quantomeno, l’interesse dovrebbe essere limitato. Una responsabilità verso chi ci sta accanto? Quindi non guidare, non fare attività pericolose se hai bevuto. Ma allora perché non scrivere Non guidare se hai bevuto? Cosa c’entra la responsabilità se vado a piedi o se resto a casa a bere?
Ognuno di noi ha un suo concetto di responsabilità. Le nuove generazioni hanno un’idea di responsabilità completamente diversa da quella delle generazioni precedenti. E il limite? Siamo sicuri che fette delle nuove generazioni conoscano il vero limite tra bene e male e di conseguenza le responsabilità che ne scaturiscono?
E dunque? A che cosa serve questa frase?
Forse serve solo a mettere a posto la coscienza di chi ha deciso di scriverla, forse per dire “te l’abbiamo detto”. Un comportamento, forse ipocrito, che non cambia in alcun modo la percezione del giusto o dello sbagliato, del limite da rispettare. E dunque, di nuovo, che fare per sottolineare (qualora si rendesse ancora necessario esplicitarlo) che un abuso di alcol non è consigliabile a nessuno?
Forse occorrerebbe cambiare completamente il punto di vista e passare dal Bevi responsabilmente al Mindful Drinking come suggerisce ONAV (Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino) che da tempo sta riflettendo sul problema, affrontando anche, attraverso convegni dedicati, il tema della salubrità del vino.
Con una recente iniziativa ONAV ha voluto proporre ai suoi associati, e non solo, questo relativamente nuovo pensiero: il Mindful Drinking è un modo per cambiare ottica e approccio al vino e, estendendo il principio, a qualsiasi altra bevanda.
Mindful Drinking, cosa significa?
Letteralmente significa Bere consapevole ovvero acquisire maggiore consapevolezza e intenzionalità nel consumo di alcol. Dunque, non astinenza ma imparare a compiere un’esperienza sensoriale che consente di apprezzare maggiormente quello che si sta bevendo e quindi l’appagamento personale anche con l’obiettivo di ridurre il consumo di alcol. A fronte di un mondo in cui si vive in forte accelerazione e tutto si consuma velocemente, questo approccio tende a fornire gli strumenti per rallentare la frenesia quotidiana conoscendo meglio se stessi e prendendosi degli spazi di riflessione e calma.
Il Mindful Drinking si contrappone alla tendenza, diffusa soprattutto tra i giovani, del Binge Drinking, ovvero l’assunzione smodata e in breve tempo di notevoli quantità di alcol al fine di arrivare all’ubriachezza e allo sballo. Vivere il momento presente concentrandosi su quello che si sta facendo, rallentare e focalizzarsi sulle proprie azioni e su sé stessi, significa anche il piacere di tenere in mano il calice, osservare il vino nel suo colore e nelle sue sfumature, annusarne i profumi concentrandosi su di essi, prenderne un piccolo sorso, assaporarne il gusto e le note, deglutire e seguirne le sensazioni alla ricerca dell’armonia.
L’assaggiatore consapevole è un attento e curioso osservatore, è un consumatore informato, un bevitore saggio e moderato che non cessa di allenarsi per acquisire maggiore sicurezza olfattiva e gustativa; è dotato di buona memoria e conosce i propri limiti. Degusta il vino per piacere e dà un giudizio libero e non finalizzato a promuovere un prodotto. Giudizio libero perché saprà accogliere anche le particolarità senza pregiudizi.
La conoscenza poi porta anche a scelte tecniche e tra queste quelle relative allo strumento principe per poter degustare il vino: il bicchiere. Prendersi il tempo per degustare significa anche saper scegliere e utilizzare il calice giusto nel quale le percezioni, sia olfattive che gustative, si esprimono al meglio. Gusto e olfatto non hanno la stessa facilità di percezione della vista, occorre quindi che il degustatore sia aiutato anche considerando che esiste una soglia di percezione e di riconoscimento specifica per ogni persona.
Se si riuscirà a proporre sempre di più il Mindful Drinking le persone riusciranno ad assaporare anziché a bere, prenderanno consapevolezza dei loro limiti e sapranno in quali occasioni vale la pena di consumare dell’alcol e quando invece è opportuno astenersi.
Da soli e senza che il legislatore debba intervenire in modo troppo stringente tentando, a volte sembra inutilmente, di arginare un fenomeno che porta a gravi conseguenze per l’intera comunità.