E pensare che dietro ai vini in anfora delle Tenute Casadei c’è la mano di chi, fino a pochi anni fa, non ne voleva proprio sapere di questo lavoro. Elena Casadei non nasconde, con una certa timidezza, la sua storia di figlia dal cognome altisonante, a cui andava stretto il mondo del vino. Una legge del contrappasso per lei, che sentiva la passione enoica dei genitori, le vacanze nelle regioni vinicole e l’attività di famiglia, come una vera forzatura. Poi un giorno il padre Stefano, che per otto anni aveva lavorato a un progetto vinicolo in Azerbaijan, portando nelle sue tenute in Toscana e Sardegna delle anfore di terracotta, le chiese di occuparsene: e fu la svolta. A distanza di una manciata d’anni, Elena è oggi l’orgogliosa autrice di una linea tutta nuova di vini totalmente fermentati e affinati in anfora, a riprova del fatto che “buon sangue non mente”.
Famiglia Casadei
I sette vini della linea “Le anfore” di Casadei hanno tutto di Elena, soprattutto quel tratto femminile negli aromi, eleganti e puliti, da cui emerge millimetricamente il varietale di ciascuna uva, senza andare mai sopra le righe. Il Trebbiano e il Sangiovese nascono nel cuore del Chianti Rufina, al Castello del Trebbio; il Syrah e il Moscato da Suvereto, nell’Alta Maremma, mentre il Semidano, il Cannonau e il Malvasco vedono la luce in Sardegna, a Olianas. In tutte le tenute si rispetta un protocollo Bio Integrale, avallato da un comitato scientifico di professionisti e docenti universitari, che prevede il recupero di antiche pratiche enologiche, in equilibrio con le moderne conoscenze scientifiche. In questo contesto si inserisce l’utilizzo di due tipi di anfore, georgiane aperte, e dell’Impruneta con sistema di chiusura integrato, che vengono interrate a 2 o 3 metri di profondità, per mantenere la costante temperatura di 7°C. Le fermentazioni partono in modo spontaneo, con delle macerazioni che vanno da un minimo di 25 giorni per il Moscato a 35 per il Cannonau, con un range di 88-120 giorni per gli altri vini.
“L’anfora è una cassa acustica, che permette di esaltare le caratteristiche dell’uva sana” spiega Stefano Casadei “per questo il lavoro più delicato lo facciamo in vigna, raccogliendo solo l’uva migliore”. Dopo la microfiltratura a 3 micron, i vini permangono ancora qualche mese in anfora prima dell’imbottigliamento.