LA SARDEGNA DI MORA & MEMO

La Sardegna, dove nasce Mora & Memo, non è una semplice isola, è un piccolo continente, un luogo unico al mondo. Qui crescono circa 200 piante e alcune specie di animali che non si trovano da nessun’altra parte, qui sorgono l’unico deserto e il canyon più lungo dell’Europa. Qui vivono le persone orgogliose e determinate, dal carattere forte ma chiuso, che hanno un dono dell’ospitalità innata e della generosità oltre ogni immaginazione.

Nella parte sud ovest dell’isola, a pochi chilometri da Cagliari, c’è un paese che si chiama Serdiana, un piccolo borgo della parte più meridionale del Campidano, circondato da vigne e uliveti. Il clima caldo e austero, la zona ventilata, i terreni calcarei e tante piccole colline hanno creato nei secoli una serie di microclima unici, perfetti per esaltare le caratteristiche del vitigni autoctoni. Ma lo scenario non sarebbe completo senza Elisabetta Pala e la sua Mora & Memo, una giovane cantina creata su misura da lei, una donna fiera e determinata di creare il vino che rispecchia lei e la sua terra.

Elisabetta Pala

Elisabetta è una figlia d’arte di quattro generazioni di vignaioli. Nipote di nonno Salvatore e figlia di papà Mario Pala (delle cantine Pala che abbiamo raccontato in questo articolo Pala: Il “Gusto Assoluto” della Sardegna), ha passato tutta l’infanzia e l’adolescenza tra la vigna e la cantina, ad osservare e imparare l’arte di fare il vino. Crescendo, ha sviluppato un’idea tutta sua al riguardo, e, appena ereditati 40 ettari di vigneti nel 2011, ha deciso di fondare la sua cantina e dare vita ai suoi progetti del cuore.

Vigneto Cottemaccione

I vigneti di Mora & Memo sono situati a sud sud-est della Sardegna in una zona di forte vocazione vitivinicola, un’area di verdi colline calcaree a tratti marnose, dove la macchia mediterranea e gli ulivi fanno da cornice ai vigneti. Le esposizioni sono ottimizzate a seconda del vitigno grazie alla natura dei terreni e del loro tratto calcareo e fortemente drenante o argilloso e fresco. I vitigni coltivati sono Vermentino, Cannonau, Monica e una piccola parte di Sauvignon Blanc e non mancano sperimentazioni con Bovale, Nuragus e Nasco, tutti vitigni della tradizione.

Dopo soli due anni di duro lavoro, nel 2013, i primi quattro vini, due rossi e due bianchi, freschi, insoliti e dinamici, così come li voleva Elisabetta, hanno visto, finalmente, la luce. Insolite le bottiglie che lei ha scelto per rappresentare le sue creazioni e se stessa: basse, dalle forme generose, del tipo “bordolese cubana” con il tappo in vetro. Anche le etichette colpiscono: disegnate da un’artista sarda Katia Marcias, rappresentano i quattro Mori al femminile, le bandidas, donne forti che indossano l’austerità e l’eleganza dei costumi della Sardegna. Memo, invece, aggiunge Elisabetta, è il richiamo alle sue origini, da dove è iniziato tutto.

Oggi i vini che rappresentano Elisabetta sono cinque: a Tino il Vermentino di Sardegna, Nau il Cannonau, Ica il Monica di Sardegna e Tino sur lie Isola dei Nuraghi (Vermentino e Sauvignon blanc), si è aggiunto È, il rosato Isola dei Nuraghi (Cannonau e Monica).

Tutti i cinque sono i vini giovani dal carattere moderno che rappresentano il territorio e la realtà artigianale, frutto della passione di una donna che vuole raccontare la Sardegna moderna a tutto il mondo.

 

 

a cura di Bruno Petronilli

 

 

Una vera sorpresa, un vino di preponderante freschezza, un aroma fruttato, dolce, piacevolissimo, a tratti ruvido ma mai il banale. Il palato riprende le note aromatiche, in un sorso avvolgente.

 



 

L’aroma si avvolge sulla frutta matura, tra note di grande piacevolezza. Nuance salmastre rinfrescano un profumo dolce e suadente. Al palato è materico, piacevolmente acido, un sorso pieno e deciso.

 

 

L’amore è dolce, un vero concentrato di frutta matura, di agrumi, poi delicate note floreali completano un quadro di bella complessità e freschezza. Il palato è caldo e sapido, fruttato e piacevolissimo.

 

 

Profumi vinosi e franchi, intenso aroma di frutto scuro, note dolci e piacevolissimi riflessi verdi, di erbe, di macchia mediterranea, di mirto sardo. In evoluzione la ciliegia sotto spirito si evidenzia sempre di più, vergata da decise note di cioccolata. Al palato è ampio, fresco, armonico e molto equilibrato e piacevole. Il tannino è morbido e dolce.

 

 

L’aroma è costruito attorno a un frutto rosso di intensità profonda, ma anche freschissimo e mai sovrabbondante. Rimane la sensazione di un profumo elegante, carnoso, di macchia mediterranea e mirto. Al palato è di grande equilibrio, con delicate note amarognole e un tannino volitivo ma gentile.

 

 

 

 

Cover: Elisabetta Pala