Spesso penso al tempo, quello che perdo, che mi godo, semplicemente che passa e si appoggia con fare gentile sul mio volto tanto quanto sulle mie azioni. Ne sono soddisfatta perché credo di aver trovato il giusto compromesso tra passato e futuro, tra le cose che mi sono state insegnate e che sono patrimonio della mia famiglia, e quelle che ho scoperto camminando da sola.
Le opzioni sono due: avere la grazia di rendere il passato una parure da sfoggiare con eleganza in abbinamento a ciò che ci fa sentire a nostro agio, oppure portarla come una spilla troppo pesante e stonata.
Fuori la tenuta agricola si estende per 826 ettari, di cui 200 a vigneto, quasi a totale copertura del Comune di Rocca de’ Giorgi. I cambi generazionali non hanno mai messo in discussione la biodiversità tanto che l’azienda vanta ampie zone adibite a bosco e ricche aree faunistiche. Un tempo i possedimenti erano presidiati dagli abitanti delle 30 cascine; oggi, terminata l’epoca feudale, sono circondati da un ambiente vivo, naturale e incontaminato.
Pinot Nero che è un po’ il marchio di fabbrica di Conte Vistarino a cui Ottavia ha aggiunto il tassello mancante: un rosato fermo, frizzante e beverino perfetto per esprimere la spensieratezza della generazione futura a cui ha dedicato il Maria Novella.
100% Pinot Nero
“L’espressione più fresca di Pinot Nero si rivela in questa bottiglia dal colore vivo come le labbra della mia bambina” scrive la produttrice proprio sull’etichetta. “Ogni vino che produco ha una personalità, proprio come un figlio, proprio come la mia Maria Novella che con la sua gioia conquista tutti quelli che la incontrano”.
Le uve del Maria Novella sono raccolte a mano nei vigneti dell’azienda, un parco di 200 ettari vitati di cui 140 sono dedicati al Pinot Nero. I vigneti toccano i 550 metri di altitudine e catturano, grazie alle tipiche escursione termiche delle colline dell’Oltrepò Pavese, una ricca complessità aromatica e una spiccata verticalità.
I grappoli, scelti tra le migliori parcelle, vengono stoccati per una notte a 10° C nelle apposite celle della nuova cantina aziendale che, non a caso, è chiamata La Casa del Pinot Nero per la tecnologia e tutte le accortezze di cui è dotata, pensate su misura per questo vitigno. La mattina successiva le uve subiscono una breve macerazione in pressa e dopo il mosto viene fatto fermentare a bassa temperatura in acciaio ove rimane sulle fecce per circa 4 mesi prima dell’imbottigliamento.
Basta poco per innamorarsi della sua fragranza in quella che è l’espressione più immediata di questo vitigno; è una passeggiata a piedi scalzi tra fiori bianchi, il profumo della pelle cipriata dei bambini nella sua dolcezza mai stucchevole, una merenda pomeridiana di frutta croccante, agrumi e melograno. Il bocca è cristallino come le risate dei bambini, piacevole e persistente.
Un omaggio al futuro, all’ottimismo, alla qualità.