Terre di Leone nasce come scelta di vita a metà degli anni ’90. Nasce dall’amore e dalla passione di Chiara Turati e Federico Pellizzari per il territorio di Marano, che si estende sulle colline della Valpolicella, e in particolare per quei 7 ettari di vigneti che oggi costituiscono la proprietà. Suddivisi nel comune di Marano di Valpolicella e in quello di Fumane all’interno della zona Classica, i vigneti si collocano a circa 420 m.s.l.m., con esposizione sud-ovest e sud-est su terreni a prevalente composizione tufo basaltica di origine vulcanica, terrazzati con muretti a secco.
Federico Pellizzari e Chiara Turati
Federico è originario di Marano, legato a questi luoghi fin dalla nascita, mentre Chiara, arrivata in Valpolicella in un tempo successivo, s’innamorò dei colori e dei profumi che si respirano tra le colline della Valpolicella, rimanendo affascinata dai racconti di Leone, il nonno di Federico. Proprio in suo onore fu scelto il nome per la tenuta. Chiara e Federico rivoluzionarono le loro vite, decidendo di vivere in questo territorio nel 1996.
“Volevamo seguire uno stile ben preciso di qualità, sia in campagna che in cantina, rispettando la tradizione nella produzione dei vini e gestendo la tecnologia per accompagnare il vino nel suo cammino, perché esso nasce dalla terra” afferma Federico “bisogna pensare a come sarà già quando si vendemmia. Siamo nati con la passione per questa terra, il rispetto della tradizione storica e la volontà di far parte di un qualcosa di più grande, di poter parlare a modo nostro di questa valle”.
La filosofia aziendale si denota nella meticolosa cura rivolta ai vigneti, che sono tutti impiantati a guyot, un sistema di allevamento innovativo per la Valpolicella. La densità di impianto è molto fitta (circa 7.000 ceppi per ettaro), così da poter limitare le rese per ciascun piede al fine di esaltarne la migliore espressione produttiva. Un’attenzione particolare è stata rivolta fin dall’inizio alle varietà di uve locali quali Corvina, Corvinone, Rondinella, Molinara e Oseleta, integrando tutte quelle tipiche con le vecchie varietà autoctone storicamente allevate in zona classica, nel rispetto del disciplinare di produzione.
L’attenta selezione dei grappoli è alla base della vendemmia, che viene condotta manualmente nel corso del mese di ottobre. Da lì segue l’importantissima fase di appassimento nelle stanze di un moderno fruttaio posto nella parte più alta della cantina, dove si ricreano le condizioni ambientali tipiche degli inverni della Valpolicella Classica. Le uve destinate alla produzione dell’Amarone riposano fino a 120 giorni, da fine ottobre ai primi di marzo, esattamente come faceva nonno Leone.
La cantina è stata concepita per lavorare attraverso la gravità, sistema poco invadente e rispettoso del vino. Quest’ultimo decanta in modo naturale, per poi essere trasferito nella bottaia in vista dell’affinamento in botti grandi e in tonneaux di rovere francese, per un tempo complessivo che varia dagli 8 mesi fino ai 7 anni, a cui fa eco un ulteriore riposo in bottiglia prima della commercializzazione.
“Ogni nostro vino è per noi l’interpretazione non solo di una vendemmia e di un’annata, ma di un qualcosa di più grande, del territorio di Marano di Valpolicella” afferma Federico. Oggi Terre di Leone produce circa 45.000 bottiglie, di cui 7.000 sono un’orgogliosa bandiera foriera dello stemma nobiliare valpolicellese: l’Amarone della Valpolicella.