Per comprendere al meglio i vini di Torraccia del Piantavigna, azienda vitivinicola di proprietà Francoli e Ponti, è necessario approfondire il contesto in cui l’azienda è inserita. Quella specifica area denominata Alto Piemonte, originata da una preistorica esplosione che ha generato nei millenni un mosaico di paesaggi e storie che si intrecciano tra montagne e colline. Tagliato in due dal fiume Sesia che scende a valle velocemente dai 2500 metri del ghiacciaio del Monte Rosa, l’Alto Piemonte si trova nel nord-ovest d’Italia, in una delle regioni vinicole più ricche di tradizione e conosciuta per la qualità e la complessità dei suoi vini.
Alessandro Francoli e Giacomo Ponti
Questa zona, che si estende tra le province di Novara, Vercelli, Biella e Verbania, si trova ai piedi delle Alpi, beneficiaria di un microclima unico. Le influenze alpine e i terreni ricchi di minerali, spesso vulcanici, creano condizioni ideali per la viticoltura. Qui il Nebbiolo, noto localmente come “Spanna“, domina la produzione accanto a Vespolina, Croatina e Uva Rara, spesso utilizzate in blend per esaltarne aromi e complessità.
In questo microcosmo fatto di suoli antichi e brezze alpine, Torraccia del Piantavigna ha costruito la sua identità. Quella di un Nebbiolo di montagna di forte personalità e due nomi che spiccano su tutti: Ghemme e Gattinara. Due denominazioni che, seppur vicine geograficamente, raccontano in bottiglia storie molto diverse. Situata su un terreno di origine morenica, con suoli più ricchi di argilla e sabbia, Ghemme offre vini delicati e floreali rispetto a quelli di Gattinara, con una tannicità meno incisiva e un’acidità bilanciata. Gattinara, situata lungo le pendici delle Alpi Biellesi, si caratterizza per terreni vulcanici ricchi di porfido. Questo conferisce ai vini una mineralità intensa e una struttura tannica importante. I Nebbioli di Gattinara sono spesso descritti come potenti e austeri, con una lunga capacità di invecchiamento. Un vino che si evolve nel tempo, sviluppando complessità e profondità.
Mattia Donna
A Ghemme la tradizione di Pierino Piantavigna, nonno materno di Alessandro Francoli, che settant’anni fa piantò il primo vigneto nei pressi del seicentesco castello di Cavenago dando vita alla blasonata cantina Torraccia del Piantavigna (190mila bottiglie, 40 ha vitati), è oggi sostenuta e sviluppata dalle famiglie Francoli e Ponti, coadiuvate dal lavoro dell’enologo Mattia Donna, particolarmente abile nel comunicare le nobili uve e le caratteristiche inimitabili del terroir. In un contesto di rispetto per la biodiversità grazie a metodi di produzione indirizzati a ridurre l’impatto ambientale, nascono vini che hanno un solo tratto distintivo: l’identità. Ogni bottiglia di Torraccia del Piantavigna è un testimone prezioso dell’equilibrio tra uomo e natura, con una marcata appartenenza ai luoghi di origine. Non solo Nebbiolo, anche Vespolina, Uva Rara ed Erbaluce a cui Torraccia del Piantavigna ha dedicato la trilogia Erbavoglio con le Colline Novaresi Doc Bianco 2023, il Metodo Classico Dosaggio Zero, oltre 40 mesi sui lieviti, e l’Erbavoglio Passito maturato in barrique di acacia, dopo una sosta in passitaia di cinque mesi, rappresentazione perfetta di come il microclima possa diventare un fattore determinante. La sperimentazione sui vitigni autoctoni che mantiene viva la tradizione piemontese come La Mostella Colline Novaresi Vespolina 2022 e Barlan Colline Novaresi Nebbiolo 2023, quest’ultimo un rosato fragrante tipicamente provenzale con nuance rosa confetto, texture setosa e profumi fruttati e mediterranei, così come la sperimentazione sulla longevità, grazie a una selezione di etichette di vecchie annate, sono le proposte ai consumatori e agli appassionati che completano un lavoro focalizzato sulla memoria, aperto a nuove opportunità.