Pensi a Montefalco e a Caprai e subito ti viene in mente un’immagine “rosso vermiglia”… ed è logico per carità. Il Rosso di Montefalco e il Sagrantino hanno “dipinto” di riflessi rubini il fascino dell’Umbria in tutto il mondo. Ma oltre questa “visione” condivisa, c’è molto di più.
Innanzitutto l’Umbria è una Regione che difficilmente è inquadrabile in uno schema predefinito: è un luogo ancora incontaminato dal marketing turistico, dove sopravvive una cultura vera, radicata saldamente nel territorio. Gli umbri non hanno modificato i propri stili di vita per rendere più accogliente e suggestiva la propria terra: lo era già da sempre.
La tradizione, qui, è regola di vita. In Umbria “si vive” nell’arte, nella storia, nella bellezza di borghi e colline dai profili sinuosi, nel silenzio, nella qualità di giornate scandite dal ritmo della natura. Una specie d’immensa Spa a cielo aperto.
Ma troppo spesso quando si trascorre un po’ tempo in Umbria ci si dimentica di un dettaglio importante, che è una regione di una complessità assoluta. Mentre la sua immagine è semplice e lineare agli occhi di chi non la conosce a fondo, in realtà, ad ogni chilometro, qui cambia tutto: sensibilità, consuetudini, dialetti, modi di esternare la propria individualità.
Per questo, pensando all’Umbria, non si deve mai commettere un errore madornale, ovvero dare per scontato che ci sia una sola effigie, che venirci una volta in Umbria significhi aver visto tutto.
Chi, come il sottoscritto, vive in Umbria da oltre 35 anni, ha la certezza che ogni giorno è possibile scoprire qualcosa di nuovo e di affascinante, una consapevolezza oramai assodata. Anche perché gli umbri parlano poco, molto spesso sussurrano invece di urlare la meraviglia del luogo in cui sono nati, e molto più frequentemente preferiscono godersela in silenzio.
Data la lunga premessa ecco il motivo per cui ho sempre considerato la mia regione una terra “da scoprire”. Se Marco Caprai, che per l’Umbria è molto più di un grande produttore di vino, ti invita a cena per farti assaggiare qualche bottiglia, non è affatto necessario pensare subito a calici di Sagrantino, a tanniche suggestioni e carne alla brace. Magari ti mette davanti alla faccia bollicine e vini bianchi, senza rimanere sorpresi. Giusto perché l’Umbria, in sostanza, è come una madre vecchio stampo, un po’ burbera e brontolona, però dolce come solo una mamma sa essere. Che ti rimprovera, ma sa coccolarti, farti sentire bene. Che ti nutre e ti dà calore. E i figli di questa Madre, benché in fondo le assomiglino nell’animo, sono tutti diversi. E sono tantissimi.
Marco Caprai ha sempre sperimentato e la sua mente è costantemente avanti una decina d’anni rispetto agli altri. Le potenzialità del territorio sono state esaminate attraverso il microscopio dello Chardonnay, del Sauvignon, ovviamente del Grechetto. Con la Cuvée Secrète, nata nel 2012, probabilmente ha raggiunto l’apice di questa ricerca, fondendo più vitigni in un’unica ideale alchimia qualitativa. Ma non dimentichiamo il Metodo Classico Brut, ben lontano dall’immagine della proverbiale “bolla da marketing” da inserire nel listino commerciale. La storia di questa etichetta esemplifica la filosofia di Marco Caprai che lavora per valorizzare e per mantenere intatte e vitali le caratteristiche tipiche del territorio di Montefalco, tendendo verso una sostenibilità ambientale, economica e sociale, che ha trovato piena rappresentazione nel progetto “Montefalco 2015: The New Green Revolution”, il primo protocollo territoriale di sostenibilità in campo vitivinicolo. Così, i due ettari di vigneti dedicati alla produzione del nuovo Metodo Classico non sono due ettari qualsiasi. Il progetto nasce, infatti, dall’idea di riqualificare un’area estrattiva dislocata verso la dorsale appenninica marchigiana, una porzione di terra che si giova dell’influenza del mare a una quota compresa tra i 500 e gli 800 metri slm. Tradotto, valorizzazione delle aree interne dell’Appennino tra Umbria e Marche dove, a seguito dei terremoti che le hanno colpite, è in atto un vero e proprio spopolamento che si può combattere solo con nuovi progetti di sviluppo. È qui che Marco Caprai, dopo attenti studi e analisi, ha deciso di impiantare Pinot Nero e Chardonnay per produrre il suo primo Metodo Classico.
Eccoci quindi pronti a questa “passeggiata” primaverile, alla scoperta del “lato nascosto” del mondo Caprai, ovvero dei figli meno noti di Mamma Umbria, ma non per questo meno amati.
Chardonnay 50% – Pinot Nero 50%
Grechetto 100% – Colli Martani Grechetto Doc
Sauvignon 100% – Umbria Sauvignon IGT
Chardonnay 100% – Umbria Chardonnay IGT
Blend di varietà bianche – Umbria Bianco IGT
Blend di varietà bianche – Umbria Bianco IGT