UGO TOGNAZZI AL MOMA DI NEW YORK

Una corposa retrospettiva di molti e indimenticabili fim di Ugo Tognazzi al MoMA di New York: è questo il regalo di Natale che molti italiani troveranno nella Grande Mela a dicembre. Un’occasione, soprattutto per i cinefili d’oltreoceano, per ricordare uno dei più grandi interpreti della storia del nostro cinema.

La tragedia di uno uomo ridicolo, 1981. Regia di Bernardo Bertolucci. Courtesy Warner Brothers

L’iniziativa del MoMA, in collaborazione con Luce Cinecittà, si intitola “Ugo Tognazzi: Tragedie di un uomo ridicolo”, una celebrazione che si protrae fino al 30 dicembre presso i Teatri Roy e Niuta Titus, attraverso la proiezione di 25 pellicole, tutte famosissime (programma) e dirette da grandi registi.

La grande abbuffata, 1973. Regia di Marco Ferreri. Courtesy Continental Distributing Inc. Photofest

La selezione dei film in cartellone centra sicuramente l’obiettivo della rassegna, intitolata non a caso Tragedie di un uomo ridicolo. Come osserva Joshua Siegel “if a typical Tognazzi character was virile and dissolute, sweet-talking his way into beds, executive offices, and corridors of power, he was also confronted with the sinking awareness of his own mortality. One witnesses in this retrospective, then, a man’s seemingly inexorable passage from brash ambition to bitter regret, a man seeking to preserve his dignity in the face of diminishing prowess”.

I mostri, 1963. Regia di Dino Risi. Courtesy Cinecittà Luce Surf Film

Dignità e fallimento, moralità e dissolutezza. Certo. Ugo Tognazzi è stato il più grande interprete delle idiosincrasie del nostro tempo, quelle legate al male di vivere e all’impossibilità di condurre una vita normale, lineare, flemmatica.

Il vizietto, 1978. Regia di Edouard Molinaro. Courtesy Continental Distributing Inc. Photofest

Un talento puro, nell’interpretare tutta la dolcezza e la tristezza dell’animo umano, la vanagloria e il desiderio di assolutezza, l’orgoglio e l’arroganza che, a ogni costo, ci conducono verso la pretesa del pieno appagamento di un’esistenza impossibile agli occhi di chiunque ci osservi.

Amici Miei Atto III, scena finale

Tra le pellicole che Ugo Tognazzi ha interpretato nella sua carriera, al MoMA ne mancano ovviamente molte. Ne vogliamo ricordare alcune a cui siamo particolarmente legati, i film della serie Amici Miei. In particolare il fermo immagine con cui si conclude Amici Miei Atto III: il Conte Mascetti, paraplegico, con quel sorriso strozzato da una smorfia di consapevolezza per aver condotto una vita assurda ancorché meravigliosa, con gli occhi lucidi, di lacrime amare e al tempo stesso felici. In quell’istante Ugo Tognazzi riassume tutta filosofia di quel personaggio (e non solo): è allegro, perché i suoi amici sono lì accanto a lui; è malinconico, perché comprende di aver perso la libertà della “sua folle nobiltà”. Ma è soprattutto coerente con se stesso, perché, fondamentalmente, non “gliene importa proprio una sega”.

Ecco il gusto sublime di non prendersi mai sul serio.

E bramare, anche alla fine, solo il sogno di tornare indietro nel tempo, ricominciando tutto daccapo.

 

Ugo Tognazzi

Tragedies of a Ridiculous Man

5-10 dicembre 2018

The Roy and Niuta Titus Theaters

MoMA – New York

www.moma.org

 

Cover: La califfa, 1970. Regia di Alberto Bevilacqua. Courtesy Cinecittà Luce Mediaset