THE GREAT GIG IN THE WINE, MUSICANTI DEL VINO
C’è un legame che unisce e racconta il percorso svolto qui fino ad oggi, ed è un legame tra due parole: passione ed artigianalità, che formano quel filo conduttore che traccia le scelte prese da Gianluca attraverso la sua proposta commerciale. Siamo a Somma Vesuviana, in provincia di Napoli, dove ha sede dal 2013 la The Great Gig in The Wine, una distribuzione di piccoli artigiani, o musicanti del vino come amano chiamarli loro. Facile comprenderne il motivo: il nome deriva da una canzone dei Pink Floyd, che troviamo stilizzati nel logo aziendale, gruppo amato da Gianluca Lo Sapio.
Deus ex machina di questa realtà, è coadiuvato da sua madre Imma Mugnano, socio fondatore, dal fratello Christian, che si occupa dell’amministrazione ed entrato in società nel 2015, e Lucia Mauro, l’office dell’azienda a completare il team. L’idea iniziale era quella di far conoscere piccole realtà piemontesi e toscane, progetto poi allargato anche alle realtà campane, e successivamente a tutta Italia, arrivando alle 46 cantine oggi rappresentate. L’obbiettivo è sempre stato il medesimo: quello di far conoscere realtà medio piccole, con una interazione diretta con il vignaiolo, scevra quindi da intermediari, in un fil rouge che vuole comunicare al meglio le scelte fatte. Lo stesso Gianluca ci esemplifica il concetto: “più che la territorialità, parola oramai diventata un must nel nostro settore, noi cerchiamo una linea conduttrice nella bevuta, anche figlia di zone diverse, che siano esse Matelica, Franciacorta, Langa e via discorrendo. Che racconti quindi di eleganza piuttosto che di potenza, di tensione e mineralità, perché mi piace immaginare il vino nell’evoluzione, che non deve stancare la bevuta ma bensì apportarne complessità”.

Gianluca Lo Sapio, fondatore di The Great Gig in The Wine
Una scelta che ricade quindi su vini di bocca prima che di naso. Il vino concepito come alimento, che va bevuto e deve far star bene, senza sofismi che ne vadano a coprirne il significato primario. Selezione che non è mai ferma, con un occhio tenuto costantemente sul futuro: “Le prossime zone ad emergere potrebbero essere Roero e Chianti Classico” prosegue Gianluca, “entrambe in ombra da areali più conosciuti, Langa e Montalcino rispettivamente, ma entrambe capaci di dare vini di grande anima, e dal rapporto qualità prezzo molto interessante”. Ed entrambe, possiamo aggiungere, portatrici di un’attenta zonazione atta a valorizzare al meglio i rispettivi territori, che ne facilitano la comunicazione.
Lo stesso concetto si trasporta pure nel progetto Narbit. Avviato nel 2018, racchiude la selezione estera, valorizzando zone meno conosciute, come possono essere Bugey e Savoia, affiancate da aree affermate come Champagne e Borgogna, frutto di una scelta mirata e forse anche più estrema, con una produzione di 30.000 bottiglie massima per vignaiolo. Il lavoro però non comporta solo la selezione. Il comunicare le aziende a catalogo ricopre un ruolo fondamentale, svelando un altro punto focale del pensiero di Gianluca. La comunicazione va realizzata attraverso quella passione che permea tutta la distribuzione, permettendo di trasmettere al meglio l’operato dell’artigiano. Viene quindi svolto un grande lavoro di formazione degli agenti e di divulgazione dei contenuti ai clienti finali, con l’obiettivo di trasmettere quell’amore per il vino che rappresenta la filosofia ivi perseguita.
La sede della distribuzione, che da poco ha cambiato veste, presenta oggi uno spazio enoteca, con un grosso tavolo in marmo posto a centro sala, atto ad ospitare sedute e degustazioni, dove l’ottica è quella di coinvolgere le persone, dando importanza a cosa si beve e con chi lo si beve. Perché in fondo siamo tutti dei musicanti, dobbiamo solo scegliere di cosa o di chi. L’importante, è farlo sempre con lo stesso entusiasmo di chi ama questo bellissimo mondo.