HOUDA BAKKALI, LA CREATIVITÀ IN AMBITO SCIENTIFICO
Nuove tecnologie, arte e scienza convergono e si alimentano a vicenda, come spiega Houda Bakkali nei suoi ultimi progetti, con un chiaro focus sulla divulgazione medica attraverso la creatività e gli strumenti digitali. Su questa fusione, la sua attuale mostra in Bahrain e i prossimi progetti a Barcellona.
Arte per la divulgazione medica: qual è il punto d’incontro?
Ribadisco sempre che non c’è scienza più umana e creativa della medicina. L’arte è un alleato strategico sia per la comunicazione medica, in ambiti come l’infografica, per esempio, sia per accompagnare i processi terapeutici. L’arte rilassa, emoziona, intrattiene, informa: è il compagno perfetto di ogni viaggio, anche quelli che richiedono processi di guarigione.
Come impatta la creatività e le nuove tecnologie nella divulgazione medica?
Under diversi aspetti. Il processo di divulgazione mira a rendere l’informazione semplice per il pubblico, a farla capire e partecipare. La scienza e la medicina, essendo aree complesse e specializzate, richiedono di rendere i contenuti chiari e accessibili. La fusione tra creatività e strumenti digitali consente di creare molteplici piattaforme, media e formati per strutturare e diffondere i contenuti, amplificandone la diffusione negli spazi digitali. La visione e la firma di ogni creativo possono favorire una connessione solida col pubblico, generando una comunicazione efficace, efficiente e precisa.

Non si tratta solo di arte… come funziona il processo?
Esatto. È un processo che richiede molte competenze tecniche. Il risultato non deve essere solo “bello”, ma assolutamente comprensibile e fedele alla fonte. Occorre conoscere il contesto di ogni progetto: il pubblico, lo spazio di pubblicazione, la tracciabilità, la comunicazione prevista, la durata, se ci saranno aggiornamenti, ecc. Da lì si definiscono gli strumenti, che evolvono continuamente, quindi i creativi devono formarsi costantemente. Dopo aver chiarito tutto, inizia il processo creativo, che deve priorizzare il contenuto. Lo stile dell’artista personalizza il progetto, ma il design deve seguire il contenuto. Bisogna comprendere i contenuti scientifico‑medici, ordinarli, gerarchizzarli, creare una narrativa semplice e precisa, senza alterarne il significato originale, e trasferirli in uno spazio attrattivo e godibile per il pubblico, favorendo partecipazione e assimilazione del messaggio. Non è un compito superficiale, né a breve termine, né meramente ornamentale. Combinare arte e scienza richiede tempo e competenze approfondite in molteplici aree.
In cosa si traducono concretamente questi progetti?
Ogni progetto è unico e necessita una pianificazione allineata agli obiettivi e al pubblico. Nel nostro ambiente, l’ambito scientifico‑medico continua a richiedere media “classici” come siti web, materiale audiovisivo o cataloghi. Uso “classici” perché ormai si lavora anche in contesti Web3, e non tralascerei l’impatto dell’IA, sia come generatrice sia facilitatrice di contenuti e spazi per la divulgazione medica. Entrambi richiedono competenza esperta, selezione adeguata degli strumenti e apprendimento continuo per garantire qualità, accessibilità e partecipazione. Così, i media “classici” acquisiscono nuova dimensione e impatto. Stessa cosa vale per i social network: creare contenuti divulgativi visuali richiede profonda conoscenza, giudizio critico e analisi. Qui cito la riflessione interessante del dottor Josep Brugada su questo tema. Inoltre, è comune la fusione di creatività e nuove tecnologie per progetti edTech. In questi casi, la creatività non è solo un plus, ma la protagonista. Si parla di gamificare la conoscenza scientifica, creare spazi immersivi tramite realtà aumentata, trasformare documenti cartacei in materiali interattivi e multimediali con presentazioni, infografiche, podcast, video‑tutorial ecc. Aprendo la formazione senza limiti di spazio, età o tempo.
Il classico vs. l’innovazione: quali sfide ci aspettano?
Nei progetti digitali dobbiamo perdere la paura ed eliminar od i pregiudizi, cosa che si ottiene solo con conoscenza profonda. È importante stare al passo coi tempi. Non si tratta di sperimentare a caso, ma di formarsi, conoscere ciò che esiste e applicarlo con criterio. Cercare risultati oltre il già noto e funzionante. Scommettere sulle nuove tecnologie non solo come strumenti comunicativi, ma come fattori di crescita, inclusione, miglioramento dell’accessibilità e usabilità, riduzione dei tempi di produzione, misurazione e personalizzazione. Bisogna pensare, senza paura, a nuovi scenari per la divulgazione scientifica e più in generale, dove il “classico” e il futuro convivano. Importante farlo in tempo, prima che quel futuro diventi già passato.

Fino a che punto l’arte crea un valore differenziale in questi contenuti?
Il primo elemento è lo stile personale dell’artista, qualcosa di unico e insostituibile. Poi la capacità creativa e la strategia per impatti visivi efficaci e attrattivi; ma il più importante, come detto, è porre al centro contenuti, versatilità degli strumenti e dei contenitori. Personalizzare ogni contenuto, arricchire le narrazioni tradizionali con creatività impattante per stimolare partecipazione e collaborazione. Creare esperienze uniche attorno alla conoscenza scientifico‑medica con lo stile distintivo dell’artista.
Questo apre nuove opportunità per gli artisti?
Sì. Richiede però grande responsabilità e formazione continua in numerosi ambiti, non solo creatività. Si lavora su brief lunghi, documenti di centinaia di pagine che i creativi devono interpretare, non solo con il proprio stile, ma traducendo prima il linguaggio scientifico in un linguaggio comprensibile, poi strutturandolo visivamente in vari formati e piattaforme, senza perdere il senso, e molto altro. La creatività per contesti scientifici richiede un talento molto diverso rispetto alla tela in bianco.

Si concilia bene questo processo creativo con la realizzazione della tua opera artistica?
Sì, da molti anni lo faccio. È stimolante, coinvolgente, alimenta la voglia di restare aggiornata su creatività e nuove tecnologie, che poi arricchiscono le mie opere personali. Serve disciplina, e quella è positiva. Alla fine, l’arte è ovunque e la capacità di creare impatto visivo, attrarre e coinvolgere il pubblico è la grande sfida, qualsiasi sia il progetto.
Quando sarà la tua prossima mostra?
A Barcellona, dopo l’estate, con la figura femminile protagonista, con il focus sulle nuove tecnologie, divulgazione, sfide dell’arte digitale e, soprattutto, tra amici.
Attualmente la tua mostra è in Bahrain: come sta andando?
Eccezionale. Non è solo in Bahrain: è presente in altre sedi dell’Alleanza Francese (AF) e istituzioni partner in vari Paesi. Il Bahrain è – ed è stato – un’esperienza magnifica, dal Digital November a oggi, con grande affetto dal pubblico, media locali e dai padroni di casa dell’AF. Ogni mostra attiva ora (e quelle realizzate con l’AF) ha un approccio didattico e partecipativo, aperto a tutte le comunità. La sinergia è spettacolare e ancor più l’energia di tante culture diverse e lontane. Un onore e un privilegio, sicuramente.
Ci saranno altre mostre quest’anno con l’Alleanza Francese?
Lo spero. Sto lavorando a questo insieme a team straordinari e padroni di casa eccezionali.
James Magazine & Houda Bakkali
Houda Bakkali