FRANC LIZÊR, A QUALCUNO PIACE NO ALCOOL
Inutile gridare “al lupo, al lupo”, nessuno scapperà più. I “vini dealcolati” o quasi non possono né debbono far paura a chi, compreso chi scrive, è legato alla tradizione enologica, ferma o mossa, rossa, rosata o bianca che sia, ma pur sempre alcoolica. In crescita costante sono una realtà, o dato di fatto se più vi piace, hanno una loro dignità e occorre dar loro retta, con buona pace di chi storce il naso e alza, perplesso, il sopracciglio (e il calice).

Lo sanno bene i tipi di Lea Winery, cantina posta nel cuore della Doc Friuli Grave che ha una filosofia ben chiara, quella di fare viticoltura sostenibile con rigore, qualità e spirito innovativo. Innovazione, appunto, e un pizzico di incoscienza ben calcolata: accanto a una produzione enologica tradizionale Lea Winery ha osato pensare e proporre il suo lato più audace e visionario, una rivoluzione dealcolata chiamata Franc Lizêr (libero e leggero in dialetto friulano), una gamma di vini 0% alcool pensati per celebrare la convivialità e il benessere, senza limiti o restrizioni, presentati in una recentissima masterclass milanese.

Sette in tutto le referenze Franc Lizêr, per uve (Glera, Merlot, Chardonnay) da coltivazioni biologiche certificate, situate in un terroir ricco di marne arenarie e argilla, tra linea Classic (Spumante Blanc de Blancs, Spumante Rosé, vino rosso e bianco) e linea Opale (Spumante Blanc de Blancs, Spumante Rosè e vino rosato), cui si aggiungono, da parte della cantina friulana, bollicine di mosto d’uva e due vini, rosso e bianco, a bassa gradazione alcoolica.

Interessante e originale la degustazione (una menzione particolare per i rosati, a giudizio di chi scrive); di certo sono presenti personalità e struttura, equilibri degustativi ed eleganza al palato, per quanto si senta una evidente differenza, che vale anche per il naso, rispetto alle etichette tradizionali, che non si negano una percentuale alcoolica. Più che improbabile pensare il contrario, anche per un profano. Non si può certo scrivere, per Franc Lizêr, di prodotti acerbi e “deboli”, né che, tutt’oggi, debbano trovare una strada e una cifra stilistica ben precise.

L’azienda friulana sa quel che fa, e non è un caso che abbia investito molto, non solo in termini economici, nel segmento dei low e, soprattutto, no alcool. È l’inizio di un percorso in continua evoluzione, nelle parole della proprietà di Lea Winery, di ricerca costante di miglioramenti enologici per posizionarsi sempre più in un mercato in costante crescita e, comunque, effervescente destinato sempre più ad affiancarsi, senza volontà di combatterlo, a quello dei vini tradizionali.
leawinery.com