CASA DI LANGA, CINQUE NUOVE SCULTURE
Sono cinque le nuove grandi sculture installate a Casa di Langa, che si aggiungono alla collezione permanente del resort che comprende straordinarie opere di artisti contemporanei e moderni. Le installazioni sono state posizionate dai curatori d’arte di Casa di Langa in diversi luoghi esterni della struttura, integrandosi perfettamente con il panorama e andando a impreziosire ancora di più la vista spettacolare delle colline dell’Alta Langa. Oltre alle imponenti sculture disseminate all’esterno, anche nuove opere all’interno del resort, come Apparizione, Uno sguardo dal Bicchiere di Mimmo Rotella (1966), artypo su forex, che campeggia in uno dei corridoi che portano al ristorante Fàula, o anche Intersuperficie curva da Blu di Paolo Scheggi (1966) e il collage I pontili Galleggianti, progetto per il Lago d’Iseo di Christo (2015) realizzato con fotografie di Wolfgang Volz, tessuto, nastro adesivo, pittura a smalto e pastello a cera. Ma anche Verde, di Agostino Bonalumi (2008), che accoglie gli ospiti nella concierge di Casa di Langa.
La prima opera scultorea è del grande artista modernista Fausto Melotti, e si intitola I luoghi deputati (1976), una scultura filiforme in rame, in cui si intrecciano linee e geometrie. Fausto Melotti, Nato l’8 giugno 1901 a Rovereto, è stata una delle figure artistiche più rilevanti della metà del secolo. Conosciuto in particolare per le sue sculture in bronzo, l’artista è ricordato anche per i suoi “Teatrini”, piccole scatole di ceramica piene di figurine. Melotti studiò fisica e matematica prima di iscriversi all’Accademia di Brera a Milano, dove lavorò al fianco dell’artista Lucio Fontana, suo amico di sempre. Melotti morì il 22 giugno 1986, lo stesso anno in cui venne premiato a titolo postumo con il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia. Nel 2013 il lavoro dell’artista è stato rivisitato in una mostra “Klee – Melotti” al Museo d’Arte di Lugano, che tracciava paralleli tra la scultura di Melotti e quella dei dipinti di Paul Klee. Oggi, il suo lavoro è conservato nelle collezioni del Modern Museum of Art di New York, alla Galleria Nazionale d’Arte di Roma e alla Collezione Gori di Pistoia, tra gli altri.
Acciaio inossidabile verniciato a polvere e pietra naturale: queste le materie utilizzate da Alicja Kwade per la sua DrehMoment (2018), un’istallazione che esplora i concetti di spazio, tempo, scienza e filosofia. Creando una coinvolgente esperienze di scoperta e chiedendo allo stesso tempo agli spettatori di mettere in discussione la loro percezione della realtà. “I miei sforzi per comprendere e rappresentare qualcosa che riesco a malapena a comprendere, e la mia incapacità di farlo, ha dato vita al mio lavoro”, ha detto l’artista polacca contemporanea, residente a Berlino. Nota per le sue sculture enigmatiche, Alicja Kwade è nata Katowice, ha studiato all’Università delle Arti di Berlino e si è laureata nel 2005. Durante gli studi ha vissuto anche un anno al Chelsea College of Arts di Londra. Nel 2017 l’artista ha partecipato alla 57a Biennale di Venezia Vive Arte Viva presentando il suo lavoro cosmologico, Pars Pro Toto (2017). Kwade è stata selezionata per il Roof Garden Commission 2019 per il Metropolitan Museum of Art, il settimo pezzo commissionato per il tetto. Il pezzo, intitolato ParaPivot, rappresenta la prima mostra personale dell’artista in un museo negli Stati Uniti e comprende due grandi sculture in acciaio che si intersecano e sostengono nove pietre, provenienti da tutto il mondo, che assomigliano a pianeti. Le sue opere si trovano nelle collezioni del Centre Pompidou, Parigi, Francia, LACMA, Los Angeles e Frankfurter Kunstverein, tra gli altri. L’artista vive e lavora a Berlino, Germania.
Tomás Saraceno è un artista nato in Argentina e residente a Berlino i cui progetti dialogano con forme di vita e di formazione della vita, ripensando i fili di conoscenza dominanti nell’era del Capitalocene e riconoscendo come diversi modi di essere coinvolgano una molteplicità di vibrazioni in quella che chiama Ragnatela della Vita. Silent Autumn (2022) è l’impattante scultura realizzata in telaio in acciaio inossidabile, verniciato a polvere in nero, con pannelli in acciaio inossidabile colorato e testurizzato. Da più di due decenni Saraceno attiva progetti volti a ripensare la co-creazione dell’atmosfera, tra cui Museo Aero Solar (2007) e Fondazione Aerocene (2015), verso una società libera dalle emissioni di carbonio e dagli abusi del Capitalocene (Denominazione polemica che, contrapponendosi al termine descrittivo Antrapocene, intende mettere in luce le durature conseguenze negative del sistema capitalista sul piano economico-sociale, giuridico, culturale e in particolare su quello ambientale. Aerocene ha fluttuato per 7.060 minuti nell’aria priva di carbonio in 110 voli vincolati, 15 voli liberi e 8 voli umani. Il progetto 2020 Fly with Aerocene Pacha è solidale con le comunità indigene di Salinas Grandes, Jujuy e con la loro protesta contro le dannose pratiche di estrazione del litio nel nord dell’Argentina. Con Aerocene, il Pacha ha stabilito 32 record mondiali, segnando il volo più sostenibile della storia umana. Le sue mostre personali e installazioni permanenti sono state presentate in musei e a eventi internazionale, tra cui il Palais de Tokyo, Parigi (2018), il Museo di Arte Moderna, Buenos Aires (2017), il Metropolitan Museum of Art, New York (2012) e l’Hamburger Bahnhof – Museum für Gegenwart, Berlino (2011). Saraceno ha partecipato a numerosi festival e biennali, tra cui la 17a Biennale di Architettura di Venezia (2020) e la 53a e 58a Biennale di Venezia (2009, 2019).
In ferro battuto la scultura suggestiva di Giuseppe Spagnulo Untitled (1990), un cerchio che rientra nella sua tematica dei “Ferri spezzati”.
Mentre Gianpietro Carlesso con Flusso (2020), lavora sulle sinuosità usando il granito nero. Le sue sculture sono un continuo processo evolutivo che lasciano spazio a un’armonia di forme astratte. L’artista rappresenta con le sue opere l’ideologia dell’infinito e l’energia che essa trasmette rendendo interrotto il flusso umano.
Infine, sono traversine ferroviarie quelle che compongono l’opera di Sean Scully Sleeper Stack (2018), artista americano-irlandese noto soprattutto per i suoi dipinti e stampe astratte, che danno alla scultura una struttura quasi ritmica, creata da parti interconnesse.