SUINSOM, GUSTO AI PIEDI DEL SASSOLUNGO

Leggenda vuole che un gigante punito per aver derubato gli uomini incolpando gli animali del bosco riposi sotto il massiccio del Sassolungo (3178 m) e che i pinnacoli che emergono dal terreno, chiamati “Cinque dita” siano ciò che rimane di lui. Il Sassolungo vigila da sempre su Selva e segna il confine tra Val Gardena e  Val di Fassa, un monolite che risale a 240 milioni di anni fa, quando era una piccola isola, forse un atollo, mentre oggi figura tra le cime più celebrate delle Dolomiti. Poco più sotto c’è Selva, il cui antico nome ‘Wolkenstein’ inneggia al famoso casato nobiliare che dominava questi feudi e che rivive ogni anno nell’avvincente sfida equestre di Castelrotto. Qui l’artigianato del legno è un’eccellenza, grazie a una tradizione antichissima e alla particolare abilità di una scuola antica nell’arte dell’intaglio nota fin dal 1600, insieme a tanta natura e a tanta storia. Mistero, leggende e secoli di storia si mescolano alle tradizioni orali e inducono alla conoscenza di una delle più belle valli delle Dolomiti e della sua gente. Panorami mozzafiato che è un autentico privilegio poter ammirare, ancor più se la nostra meta è l’Hotel Tyrol, tempio di cucina gourmet e ospitalità a 4 stelle, guidato con estro e passione da Bibiana Dirler insieme al marito Maurizio Micheli.

50 camere con balcone, in stile tirolese, e spazi comuni con arredi in legno d’epoca, morbidi divani, oggetti d’antiquariato locale raccolti con pazienza e restaurati, un grande banco bar, stube e sale, ma soprattutto un’atmosfera accogliente e un approccio familiare, che inducono a lasciarsi alle spalle tutti i problemi e a prendersi cura di sé, per vivere un soggiorno che ha pochi eguali nell’arco alpino.

Intorno, cime imponenti e, per molti, irraggiungibili, che stupiscono per magnificenza e danno la misura di quanto l’uomo sia piccolo di fronte alla natura. Le medesime sensazioni che devono aver provato i primi viaggiatori e i primi alpinisti che nei secoli sono passati di qua, rimanendo soggiogati a tal punto da quella bellezza, da volersi cimentare con essa in imprese ad elevato tasso di rischio. Del resto qui si sono consumate pagine miliari dell’alpinismo eroico, basti pensare alla salita al Sassolungo compiuta dal viennese Paul Grohmann avvenuta nell’agosto del 1869, ai tempi in cui era ritenuta inaccessibile. Appassionato di viaggi e di cime, l’austriaco non era solamente attratto dalla bellezza dei luoghi e dalla sfida con la montagna, ma anche dal desiderio di attribuire un’altezza alle sommità, che inizierà a scalare nel 1853, per poi scoprire le Dolomiti nel 1862, effettuando oltre 200 rilevazioni altimetriche con il barometro che portava sempre con sé. E non solo: attorno al Sassolungo si contano imprese memorabili dell’alpinismo classico ed estremo, a partire dalla Parete sud della Torre Innerkofler inviolata fino al 1908 quando verrà conquistata da Luigi Rizzi, capo delle guide alpine di Campitello di Fassa. Salendo con attrezzature pionieristiche attraverso un grandioso camino che oggi porta il suo nome, l’alpinista, che dal 1895 al 1928 effettuò ben 55 prime salite, compirà un‘impresa eccezionale per resistenza e difficoltà tecniche, fissando nuovi criteri nell’arrampicata, tanto che quell’ascensione sarà annoverata tra le scalate delle Dolomiti preferite da Reinhold Messner. Senza dimenticare la difficile e impervia ‘Via Monumento’ che si sviluppa sui mille metri della parete nord del Sassolungo, aperta nel ’92 dall’alpinista Ivo Rabanser.

Tuttavia non c’è solo l’arrampicata: questi luoghi offrono tutto l’anno suggestioni impagabili e infinite possibilità di vivere la natura in tutte le sue più ampie espressioni, oltre all’aspetto paesaggistico e alle semplici passeggiate, ci sono l’escursionismo e la bicicletta, con itinerari ben tracciati per tutti i livelli di preparazione, mentre d’inverno lo sci (con gli impianti a pochi metri dall’albergo), il fondo, lo slittino, le ciaspole. Il mezzo secolo abbondante trascorso da quando, nel 1966, Karl Malloyer e Frida Kasslatter, zii di Bibiana, inaugurano l’Hotel Tyrol – una baita in tipico stile alpino su due piani, con settanta posti letto, costruita in meno di due anni – non lascia trasparire alcuna indecisione rispetto alla direzione intrapresa dai fondatori.

Certo, da allora sono aumentati gli spazi, anno dopo anno sono migliorati i comfort, ma senza perdere quell’intimità e quel calore che si percepisce varcando la soglia della hall e percorrendo gli eleganti ambienti in legno che profumano di cirmolo. Al corpo centrale si aggiunse in seguito la villa della sciatrice Pia Riva, sul lato destro dell’hotel, acquisita nel 1974. Qui venne costruita la piscina coperta ed una SPA, tra le prime dell’epoca, mentre cresceva di pari passo la reputazione della cucina che attira ancora oggi ospiti anche non residenti o locali.

Tuttavia, Frida e Karl non smisero mai di viaggiare e di confrontarsi con i colleghi albergatori di mezzo mondo, per condividere esperienze e apportare all’Hotel Tyrol piccole e grandi innovazioni. “Tornare al Tyrol è sempre come tornare in famiglia” dicono i clienti più affezionati: lo scopriamo sfogliando la preziosa monografia realizzata in occasione dei primi 50 anni dell’albergo; ed è proprio così, Frida e Karl riescono a creare uno speciale rapporto con gli ospiti, capace di durare anni. Ed è il medesimo approccio che oggi trasmettono Bibiana e Maurizio. Bibiana è entrata in forza al Tyrol da ragazzina e, anno dopo anno, ha imparato, sbagliato, si è lasciata correggere, fino ad acquisire le competenze di ognuno dei reparti, compresa l’amministrazione. Grazie alla sua sensibilità ha saputo cogliere l’essenza del mestiere dell’albergatore, che è accoglienza, umiltà, dedizione per il proprio lavoro e amore per le persone, mentre Maurizio ha riversato al Tyrol le sue esperienze di imprenditore e la sua affabile personalità dai tratti signorili, che mette a proprio agio, completandosi con Bibbiana.

Bibiana e Maurizio

Lo staff è una famiglia; alcuni di loro sono in forza al Tyrol da anni, altri sono arrivati più tardi, integrandosi e mettendoci del proprio. Una squadra fortissima a cui ora potrebbe aggiungersi il figlio Emanuele, una volta terminati gli studi e le esperienze internazionali. Il testimone colto da Bibiana e Maurizio – lei originaria di Selva e lui della Val d’Orcia – non ha fatto che confermare il solco tracciato dai fondatori, aggiungendo sempre nuove idee, potenziando l’area wellness e dedicando un’attenzione particolare alla ristorazione, che è uno dei punti forti dell’esperienza.

La parte dedicata al remise en forme riveste un ruolo di rilievo al Tyrol. L’intero piano sotterraneo della SPA Paravis è votato ai rituali wellness, con personale sempre gentile e competente, l’ideale dopo una giornata all’aria aperta o sulla neve. Telefono spento, accappatoio e nessuna fretta. Ci si lascia cullare dalle piscine interne ed esterne in pietra naturale e marmo, riscaldate, cercando il gioco caldo/ freddo cosi utile alla circolazione, per poi abbandonarsi al percorso delle saune, al bagno turco, alla grotta Salina, alla cabina infrarossi, alla vasca idromassaggio, al percorso Kneipp e alla ‘sauna in baita’ in giardino, alternando docce idro a zone relax, rilassandosi con un massaggio gourmet in tinozza, uno scrub corpo, un massaggio delle Indie Occidentali o delle Haway.

I tre ristoranti dell’hotel assecondano i gusti più ricercati e sono calibrati sui diversi momenti della giornata: il Tyrol, dove accomodarsi per la colazione e la cena, con una cucina mediterranea e alpina. Qui sono ottimi l’uovo di montagna croccante, con fonduta di formaggi di malga e puntarelle e il raviolo di pappa al pomodoro con pinoli, pesto e Parmigiano. Il TyBistrot è una proposta informale per il mezzogiorno, con zuppe, insalate, piatti light o Treking gourmet, insieme a club sandwich, croque-monsieur e succulenti hamburger di grigia alpina.

E alla sera apre il ristorante gourmet Suinsom. Due stube del 1700 dall’atmosfera intima e raccolta, con pochissimi tavoli, arredate con sobrietà, eleganza e preziosi dettagli, come i cuscini firmati dal tessitore veneziano Bevilacqua. Un’esperienza gastronomica assoluta, un fiore all’occhiello per l’intera Val Gardena, grazie alla regia dello chef Alessandro Martellini e al suo team.

Originario di Orbetello nella Maremma Toscana, Alessandro mette in scena una filosofia fatta di tecnica e personalità che guarda alla cultura ladina, forte delle esperienze professionali che si porta dentro, come l’Hotel Pellicano e il Grand Hotel Villa Feltrinelli e all’incontro con chef stellati del calibro di Antonio Guida, Stefano Baiocco ed Enrico Crippa.

Uno stile coinvolgente con richiami al territorio, una continua ricerca verso prodotti e produttori virtuosi e uno sguardo al presente, che non dimentica le proprie radici e i fondamentali della cucina regionale italiana, di cui riesce a valorizzare l’essenza attraverso divertenti percorsi gourmet. Tra gli starter ottimo e goloso il cubotto di foie gras marinato al caffè e barbabietola; sapida, iodata dalle interessanti note amaricanti è l’ostrica e friggitello in salsa di ravigot, panna acida e patata viola; freschezza e riusciti equilibrismi fra acidità e dolcezze nella mela yozu e shizu; note lattiche avvolgenti nel cannolo con caprino e cipolla rossa. Per proseguire con l’Orata, un sorprendente sashimi agli agrumi, puntarelle e caviale. Il Carciofo, a base di una succulenta e scioglievole tartare di manzo, bagnacauda, Castelmagno, topinambur. Poi i promettenti ed entusiasmanti Pici verdi, saltati in ragù d’agnello, tartare di manzo e seppia, pane panco, formaggio vaccino, ginepro. I delicati e divertenti Ravioli del plin in acqua di nocciole, ripieni di piccione e zucca. Il Filetto di manzo al tarassaco, juice di capperi, midollo affumicato, in un piacevole alternarsi di succulenze, acidità, note speziate e amare. Per chiudere con il Parfait alla liquirizia alle foglie di tabacco caramellate e salsa al caffè, seguito dai deliziosi petit four: torta linzer, minicannolo siciliano, finanziera, piccolo bombolone alla crema, gelee’.

La sala è nelle abili mani di Marika Rossi, figura competente, dalla spiccata personalità, che fa la differenza. Rientrata in Italia dopo dieci anni trascorsi in alcune tra le più importanti insegne londinesi, ha contribuito al potenziamento di una già poderosa cantina che conta oltre 750 etichette tra cui numerosi biologici e biodinamici e tanto Alto Adige e Francia, dando conto con il proprio entusiasmo delle più ampie e variegate espressioni del vino. Le proposte ragionate della carta, scelte in forza di quella particolare nota fumè, di quella sensazione erbacea o floreale, di quella nota sapida o minerale, connotano un’intrigante armonia nel mariage tra cibo e vino, grazie ai lunghi tasting quotidiani tra sala e cucina, fondamentali alla perfezione del piatto.

Non di secondo piano la colazione, che grazie al notevole livello della cucina si rivela particolarmente accurata, attraverso selezioni di pane e lieviti home made, marmellate, salumi e formaggi artigianali, uova preparate al momento, proposte per intolleranti, vegetariani o salutisti, centrifughe di frutta, verdura, semi e fresche macedonie, ma dove trova spazio anche il goloso zabaione caldo servito al gheridon. E per le pause gourmet non convenzionali, ci si prenota per un’escursione alla baita del Tyrol sull’Alpe Juac dove gustare l’autentica merenda ladina con i prodotti tipici della valle.

 

tyrolhotel.it