AUTOCHTONA, OMAGGIO E RISCOSSA DI UN MONDO PERDUTO

È l’interesse per i vitigni autoctoni che tiene in vita il patrimonio ampelografico del Pianeta. Se non fosse per quella manciata di produttori che ancora credono nelle varietà diventate parte essenziale della loro terra e della loro cultura, le bacche abbandonate dal mercato delle quantità e del consenso facile sarebbero estinte già da tempo, come è successo ormai innumerevoli volte nella storia. Una fiera come Autochtona rende omaggio a loro e a quei consumatori che partecipano con interesse e curiosità alla sopravvivenza di questi “ultimi dei mohicani”.

L’edizione 2021 è andata in scena nei padiglioni della FieraMesse di Bolzano, gemellata a Hotel, la fiera dell’hotellerie per eccellenza. Un parterre di 500 vini provenienti da tutta Italia, ognuno foriero della sue tradizioni storiche e territoriali, ma anche di quelle inclinazioni legate al singolo. Perché, diciamolo, ci vuole coraggio e un’abbondante dose di caparbietà, a perseguire la coltivazione di vitigni in via di estinzione, spesso difficili da coltivare o soggetti a scarse rese. Ma la passione di questi produttori per il proprio lavoro e per le proprie radici è enorme, e ognuna delle etichette presenti in concorso agli Autochtona Award lo dimostra a chiari toni.

Quest’anno abbiamo potuto mettere in campo in modo completo la nuova formula di Autochtona che avevano ideato l’anno scorso” ha spiegato Thomas Mur, Direttore di Fiera Bolzano. “Tanti produttori, che ringraziamo, ci hanno dato fiducia e hanno spedito i loro campioni non solo per partecipare ai Autochtona Award, ma anche per prendere parte a quello che è diventato il più grande banco di assaggio dedicato ai vini da vitigni autoctoni presente in Italia. Un’opportunità che tutti i visitatori hanno molto apprezzato e che ha valorizzato il lavoro che tanti vigneron portano avanti quotidianamente e che merita di essere raccontato, come facciamo da 18 anni a questa parte”. Tutti i vini in degustazione sono stati gli stessi che hanno partecipato agli Autochtona Award, compresi i 14 vini premiati. Le Migliori Bollicine sono quelle di Cantina della Volta, realtà emiliana che spesso ha primeggiato in questa categoria a Bolzano: a convincere la giuria è stato il Lambrusco di Sorbara Spumante Doc Brut Rosè 2016. Sempre in tema di bollicine, ma questa volta ottenute con il Metodo Ancestrale, una delle due new entry tra i premi di questa edizione, il vincitore è ancora una volta un Lambrusco di Sorbara emiliano, quello prodotto dalla cantina Marchesi di Ravarino con il millesimo 2020.

Ci spostiamo sull’Etna per ben due premi: il Miglior Vino Bianco è vinto dall’Etna Bianco DOC Ante 2018, ottenuto con il vitigno Carricante e prodotto dall’azienda I Custodi delle Vigne dell’Etna mentre il Miglior Vino Rosato se lo aggiudica l’Etna Rosato DOC “Piano dei Daini” 2019, realizzato da Tenute Bosco con la varietà Nerello Mascalese. È una Malvasia di Candia Aromatica dei Colli Piacentini dell’annata 2015 il vino che si aggiudica per la prima volta il premio di Miglior Vino Orange, seconda novità di questa edizione, prodotto dall’azienda emiliana Torre Fornello. Arriva dalla Valle d’Aosta, patria di vitigni autoctoni dotati di grande personalità, il premio di Miglior Vino Rosso: è il Mayolet della Cantina Di Barrò con l’annata 2019.

Per il secondo anno consecutivo il Miglior Vino Dolce è ancora un Vin Santo di Vigoleno, vale a dire quello di Alberto Lusignani, ottenuto con Santa Maria, Melara ed in minimo uvaggio anche Bervedino e Ortrugo. La sezione Tasting Lagrein, dedicata all’omonimo vitigno autoctono altoatesino a bacca rossa, ha visto primeggiare tre vini nelle tre storiche categorie di questo premio. Il Miglior Lagrein Rosé è il Mitterberg IGT Lagrein Rosé 2020 di Pfannenstielhof, il Miglior Lagrein Annata è il Südtirol-Alto Adige Lagrein DOC Badl 2019 della Tenuta St. Quirinus. Mentre il Miglior Lagrein Riserva è il Südtirol-Alto Adige Lagrein DOC Riserva 2015 dell’azienda St. Peter di Roland Gamper.

Infine, le Menzioni Speciali degli Autochtona Award. Il Premio Terroir è stato assegnato all’azienda friulana Damijan Podversic con l’IGT Venezia Giulia Ribolla Gialla 2017, mentre Il Premio Spirito diVino, dell’omonima rivista, va a Buranco con il suo Sciacchetrà 2018. Il Premio Giovani Vignaioli Vinarius, che la storica Associazione delle Enoteche Italiane Vinarius assegna al miglior vignaiolo Under 40, va a Alberto Zini dell’azienda Tenuta La Riva con il Colli Bolognesi Pignoletto DOCG Spumante Pinus Laetus 2016. Infine, il Premio Tannico, assegnato dalla famosa enoteca on line, se lo aggiudica il Valle d’Aosta Fumin DOC 2019 di Les Crêtes.

Tra le novità che hanno caratterizzato quest’edizione di Autochtona anche tre Masterclass che hanno consentito di approfondire alcuni temi di grande interesse sui vini autoctoni grazie a degustazioni guidate da Gigi Brozzoni, co-curatore della Guida I Vini d’Italia di Veronelli Editore, Sofia Landoni, giornalista di James Magazine e Charlie Arturaola, Sommelier, talent scout, wine critic e wine educator di fama internazionale, che nella sua lunga carriera ha portato il vino sul grande schermo in qualità di interprete e produttore cinematografico.

Nel parterre di etichette presenti al banco abbiamo potuto apprezzare vere e proprie chicche, piccoli scrigni viticoli del tutto sconosciuti ai più. È il caso, ad esempio, della Spergola spumantizzata e priva di dosaggio proposta dall’azienda Bertolani Alfredo, oppure l’Albana spumantizzata in rosato di Marco Tampieri, la Bianchetta Genovese de La Ricolla, o ancora la Barbera Bianca di Marenco Vini e la Malvasia di Schierano di Cascina Gilli. Tra i rossi, abbiamo “rinvenuto” veri e propri reperti, delle rare specie in via di estinzione come la laziale Olivella Nera di Casale della Ioria, la Bersaglina toscana di Monastero dei frati bianchi o l’Ormeasco di Tenuta Maffone. Gli orange wine non sono da meno, presentando vitigni come il Procanico di Antonio Camillo e l’Ansonaco dell’azienda Casadei. Un mondo, quello degli autoctoni, che merita la stessa attenzione riservata ai monumenti e alle opere d’arte.

 

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