ANIMA … E CORE!
Spesso, assorbiti da un mondo che corre inesorabilmente ogni giorno di più, capita di nutrirci delle sole e fredde connotazioni legate all’utilità, alla comodità, alla convenienza dimenticandoci della poesia. La poesia va oltre ogni requisito, ogni sfumatura, ogni tratto semplicemente collegato al beneficio, al vantaggio o all’opportunità. La poesia parla del bello, del magico, parla all’anima. Non è affatto facile trovare un luogo capace di trasmettere calore e passione, capace di emozionare, di trasportarti all’interno di un’idea, di una visione ben definita del concetto di accoglienza, di alta ristorazione. E se è vero che conveniunt rebus nomina saepe suis (spesso i nomi sono appropriati a cose e persone cui appartengono), allora Anima e il suo Chef sono l’impronta di tutto questo.

Anima è il ristorante del Marriott Edition Hotel che sin dall’entrata racconta di scelte importanti sia dal punto di vista progettuale che nell’arredamento. Eleganza e stile contraddistinguono ogni spazio, ogni singolo particolare, senza mai risultare eccessivi. Anima, con la sala “Yves Klein” si tinge di blu con i suoi arredi, le finestre francesi e le cornici di bronzo e si tinge di verde con la sala “Chartreuse”, cuore pulsante del ristorante, dove la cucina a vista apre le sue luci su arredi in tinta e foto glamour della Roma della “Dolce Vita”. Nella bella stagione è possibile fruire anche dell’ampio cortile, allestito con piante rigogliose, panchine e lanterne, oppure del fascinoso Roof, dove il menù, tipicamente mediterraneo, grazie alla griglia, risulta cucito su misura per un ambiente elegante e sofisticato, impreziosito da una piscina di travertino affacciata sulla città.

Spaghettone al pomodoro
In sintesi, l’idea di un’offerta che rappresenti pienamente la filosofia italiana del godersi i momenti più belli della vita porta Anima ad essere un luogo in cui gli ospiti possono assaporare le proposte culinarie trasformandole in momenti lunghi e piacevoli, dove il tempo rallenta, in un’atmosfera informale ma sofisticata, vivace ma intima. Bene, questa è anche la filosofia di Antonio Gentile. Cuore partenopeo e vita romana sono la base del racconto della sua idea di cucina. Lascia Ercolano molto giovane per fare le sue prime esperienze post scolastiche in ristoranti come Faro di Capo d’Orso, Imàgo e Furore in costiera per poi approdare alla Pergola di Heinz Beck. Qui trova un gruppo di giovani cuochi talentuosi con cui affinare tecnica e idee. Il maestro tedesco scommette su di lui e lo “spedisce” come capo partita nel ristorante di Londra dove arricchirà di molto esperienza e capacità gestionale. Tornato a Roma mette la giacca di chef al Red Fish di Ostia, al 47 Circus e all’Oro Bistrot lasciando un segno ogni giorno più identitario del suo percorso professionale. Ecco il perché di “Anima e Core”. Un’anima decisamente romana, che incarni la sua lunga esperienza lavorativa nella capitale, il suo sentito contatto con i piatti maggiormente evocativi di una cucina divenuta iconica in tutto il mondo, e un cuore sempre e solamente campano colmo del calore della tradizione, della famiglia e di quei piatti della cucina del Sud, la più ampia e variegata di sempre, capace di stupire per sensibilità e gusto e di costruire ricordi unici, indelebili, che restano in eredità al fortunato astante. Lo Chef, infatti, propone un menù che porti all’ospite la sintesi del suo concetto di cucina, piatti sempre legati alla tradizione ma con l’innesto di nuove tecniche di preparazione capaci di regalare sempre più e sempre meglio sensazioni e ricordi.

Parmigiana di melanzane
Lo affiancano in questo percorso una brigata straordinaria capeggiata dal talentuoso Luca Venanzi, scudiero di sempre, e una squadra di sala altamente professionale guidata da Benito Colonna, giovane e brillante restaurant menager con importantissime esperienze in Italia e nel mondo, coadiuvato da Aires da Silva, sommelier FIS con una particolare sensibilità per la green experience. Attraverso l’accurata comunicazione in sala Antonio scommette sulla possibilità di far percepire nitidamente questa doppia narrazione. Sempre rispettoso della stagionalità, curato e realizzato tecnicamente in modo maniacale, il menù vuole rendere l’idea, da subito, di questa dicotomica scelta tra la cucina del cuore e quella dell’anima.

Baccalà, vongole e agretti
Tra i piatti legati al cuore, di chiara ispirazione partenopea, oltre allo spaghettone al pomodoro che lo chef propone nella versione con il datterino giallo e l’acqua di Piennolo, ci sono la pasta mista alle seppie arrostite e piselli, cotta nel brodo di seppia con crema di piselli, basilico e limone e l’immancabile parmigiana di melanzane che viene servita sia assemblata sia scomposta in crema con chips di melanzane e mozzarella. Tra i piatti che viceversa testimoniano la lunga esperienza romana sono d’assoluto interesse il tortello ripieno di coda alla vaccinara servito con il sugo di coda in mantecatura, le animelle con i carciofi, cotte a bassa temperatura con un goccio di latte e servite glassate con un fondo di vitella e i carciofi arrosto, e il baccalà, re del “mangiare di magro”, proposto in comunione con vongole e agretti.

Pastiera napoletana
Menzione speciale per il dolce che narra di cuore, di passione, di casa. Questo non poteva che essere la pastiera napoletana. Lo chef, coadiuvato dalla creativa pastry Giulia Zarattini, ne propone una rivisitazione in cui non c’è più un contenitore ma una striscia di pasta frolla, ondulata, flessuosa, che raccoglie tra le anse un gelato al profumo d’arancia e gli elementi fondanti della pastiera, grano e ricotta.